Incontro
Ha scelto di stare dalla parte di coloro che non sono i primi, ma che lottano quotidianamente per non diventare gli ultimi. Ha prestato la sua voce, il suo volto e perfino la sua persona per restituire dignità e giustizia dove a lungo non è stata garantita e oggi, in occasione dell’uscita del suo libro «Nuovo Vangelo dalla Terra dei fuochi», rivisto e aggiornato rispetto alla prima pubblicazione, che risale a dieci anni fa, don Maurizio Patriciello, parroco della parrocchia di San Paolo Apostolo a Caivano, non si stanca di diffondere un messaggio necessario: mettersi in ascolto di chi è oppresso e senza giustizia.
In un decennio, nella vita di don Patriciello, sono passate molte vite e una scorta, che gli è stata assegnata a seguito di un attentato intimidatorio da parte della camorra. «All’inizio è stata molto dura da digerire, soprattutto a una certa età e dopo aver vissuto sempre un'esistenza da persona libera - racconta il parroco, descrivendo chi garantisce la sua sicurezza degli “angeli custodi” con i quali ha cominciato a condividere tutto -. Le nostre vite si sono, in un certo modo, intrecciate, ma la loro presenza si avverte molto quando si sta in parrocchia. Io sono un parroco e la vita parrocchiale e familiare, purtroppo, ne risente. Da quando ho la scorta ho fatto poche volte visita ai miei fratelli e ai parenti per non creare difficoltà a nessuno».
Ospite ieri sera a Parma nella chiesa di Sant’Andrea in Antognano, per il primo incontro della «Tre sere di formazione comune», proposta annualmente dalla Diocesi di Parma a tutti gli operatori pastorali, anche in questa circostanza ha descritto, come ha sempre fatto, le complessità del territorio dove vive e opera da tanti anni.
«Aprire la “Tre sere di formazione comune”, appuntamento diventato ormai tradizionale, con don Patriciello sul tema della speranza, che ci proietta al prossimo giubileo, è davvero una bellissima opportunità – ha dichiarato Maria Cecilia Scaffardi, direttrice del settimanale diocesano Vita Nuova, con cui il parroco di Caivano ha dialogato ieri sera -. Lo definiamo e lo sentiamo come un testimone di speranza che ci fa capire che cosa significhi sperare in un contesto dove, a volte, le situazioni, le scelte politiche o, addirittura, le non scelte ti porterebbero a rassegnarti, a scoraggiarti o a far finta di niente. La sua è una bella testimonianza di che cosa voglia dire sperare».
«Dobbiamo mettere l’accento sempre sulla dignità della persona umana e dobbiamo insistere nel dire che essa non viene concessa da nessuno, ma è inscritta nel nostro Dna, dal primo istante del concepimento fino alla morte naturale», ha detto don Patriciello, illustrando i temi più urgenti con i quali si confrontano i cattolici e parlando della tutela della vita. Ma è su Caivano che il parroco torna, descrivendone con cura sia la fragilità, sia la bellezza. E dopo aver ricostruito lo scambio di messaggi che, nell’agosto 2023, ha portato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a visitare il Parco Verde e quest’anno, pochi giorni fa, all’inaugurazione del centro sportivo, descritto come «un qualcosa di stupendo», don Patriciello ha detto: «A Caivano, in questo momento, centinaia di ragazzi, con i loro genitori, stanno godendo di questo centro, che veramente è una grazia di Dio. Stando qui (a Parma, ndr), sentivo in piazza, poco fa, il profumo dei tigli. In periferia ci hanno riempito di immondizia, ma le periferie non sono disabitate. Ci siamo noi e allora dobbiamo alzare la voce e dire quello che disse papa Francesco qualche tempo fa: bisogna convertirsi, cambiare atteggiamento, guardare alla periferia non come la fine della città, ma come il suo inizio, il suo biglietto da visita, come la sala d’aspetto di un palazzo che deve essere tenuta pulita e profumata. Io ci credo, in questa verità, anche perché le periferie hanno tanti problemi, ma anche tanta grazia di Dio. Lì c’è ancora tanta vita e ci sono i bambini: i centri storici sono anche belli da vedere, c’è tanta arte ma poca vita. Da noi, magari, il benessere è minimo, però la gioia è tanta».
Giovanna Pavesi
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