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Lutto

Addio a Noemi Melegari, vera «rezdòra pramzàna»

Addio a Noemi Melegari, vera «rezdòra pramzàna»

08 Giugno 2024, 03:01

Di mestiere ha sempre fatto e faceva la cuoca, ma preferiva definirsi più comunemente «rezdóra». Infatti, Noemi Melegari, venuta a mancare nei giorni scorsi all’età di 80 anni, era e si sentiva una vera «rezdóra pramzàna» e tutto ciò lo testimoniò nella vita, non solo dietro ai fornelli, ma con il suo grande cuore e quella generosità e disponibilità con le quali aveva conquistato un po’ tutti quanti la conoscevano, sia anziani che giovani.

Nativa di Fontevivo, figlia di un capo-cantiere e di una «rezdóra», dopo le elementari, giovanissima, fu assunta come commessa in una panetteria. Quindi il lavoro come stagionale alla Tanara e alla Battistero per poi, negli anni Settanta, aprire con una socia un negozio-laboratorio di pasta fresca in Strada Bixio, proprio accanto alla storica pasticceria Montali. Pasta fresca sì, ma che la Noemi chiamava giustamente «fojäda».

Dopo una decina d’anni, abbassata la saracinesca del negozio di via Bixio, eccola dietro i fornelli della Salumeria Gastronomia Zannoni in Via Spezia dove fu incoronata dai clienti come la regina di tortelli, anolini, lasagne ma anche degli arrosti, del «pjèn , dla picàja» e di altri piatti rigorosamente della tradizione parmigiana.

Una «pramzàna s’cètta» e simpatica, Noemi, che conobbe nella vita non solo tanto lavoro, ma dovette affrontare anche tappe dolorosissime, che superò con quella forza e quella dignità che facevano parte del suo carattere, come la tragica ed immatura scomparsa del figlio Massimo, causata da un incidente stradale avvenuto nel 1985, e la scomparsa del marito Giulio Bonagiunti nel 2000. E, proprio con il marito ed il figlio Filippo, aprì una trattoria a San Michele Tiorre dalla quale si ritirò dopo la morte del marito. A proposito della trattoria, il figlio Filippo ricorda che la mamma, anche ad orari davvero strani, come le tre o le quattro del mattino, apparecchiava servendo il dj Frambo ed alcuni amici, non portando in tavola banali fette di affettato misto, ma piedini di maiale bolliti, polenta e cacciatora, oppure tortelli con i funghi per la gioia di questi gourmet nottambuli.

I suoi ultimi impegni di lavoro li aveva svolti, con la solita passione e con un sorriso che non mancava mai di rivolgere a clienti e colleghi, alla «Gatta» di Collecchio, alla Club House del Rugby Parma nel quartiere Montanara dove gli atleti non mancavano di farle visita in cucina piluccando trai vari piatti e, infine, ai fornelli del Sound Caffè di Baccanelli.

Noemi era legatissima al figlio Filippo, alla sua compagna Isabella e all’adorato nipote Massino come era pure molto affezionata al fratello Carlo.

Lo.Sar.

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