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Editoriale

Il Diritto alla salute e il ruolo degli algoritmi

Il Diritto alla salute e Il ruolo degli algoritmi

di Ruben Razzante

08 Giugno 2024, 13:00

Mettere le tecnologie al servizio della tutela della salute è una delle sfide più avvincenti dei prossimi anni. La penuria di risorse in ambito sanitario rende più irto di ostacoli il percorso di cura delle persone malate. L’innovazione digitale può essere un volano per il potenziamento dell’assistenza a soggetti fragili e in difficoltà e per l’erogazione di servizi medico-clinici.
L’ambito della sanità digitale continua ad arricchirsi di soluzioni all’avanguardia anche grazie all’apporto prezioso dell’Intelligenza artificiale (Ai) nella diagnosi, nel trattamento e nella gestione dei pazienti. Grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di apprendere da essi con il machine learning, l’Ai sta diventando uno strumento sempre più importante per migliorare il sistema sanitario.
L’utilizzo dell’Ai ha reso possibile l’analisi di referti e lastre con una precisione eccezionale rispetto al passato e alcune tecnologie emergenti hanno migliorato le tecniche diagnostiche e le terapie chirurgiche, rendendole più efficaci e meno invasive. Questi sviluppi aprono nuove opportunità nel settore della diagnostica medica, consentendo una gestione più avanzata delle patologie e una personalizzazione delle cure.
Ma l’utilizzo dell’Ai in ambito sanitario pone una duplice sfida: da una parte, accertare se l’utilizzo della stessa possa accrescere l’efficacia della prestazione sanitaria e, quindi, il grado di effettività del diritto fondamentale alla tutela della salute; dall’altra, quella di assicurare che l’erogazione dei servizi di assistenza sanitaria tramite la telemedicina non entri in conflitto con altri valori e diritti di pari livello. È infatti necessario che sia garantito il diritto ad una decisione non completamente automatizzata, il diritto ad una decisione che non violi i principi di autodeterminazione del paziente (con la gestione del rischio da parte di chi esegue la prestazione), l’obbligo di motivazione della decisione presa ed il diritto di conoscere e contestare (anche in sede giudiziaria) il percorso decisionale seguito ed i relativi esiti. Proprio in questa prospettiva non bisogna dimenticare che, nonostante la tecnologia sia apparsa sin da subito un potenziale strumento di accrescimento delle possibilità per l’individuo, con il passare del tempo stanno emergendo, con sempre maggiore evidenza, i rischi legati all’eccessivo utilizzo della stessa.
Pertanto, è fondamentale implementare regolamentazioni adeguate, come quelle già messe in campo dall’Ue negli ultimi mesi, in particolare l’Ai Act, al fine di garantire un uso sicuro ed eticamente ispirato di queste tecnologie. La pandemia ha evidenziato la necessità di controlli imparziali sugli algoritmi e sui dati utilizzati per addestrare i sistemi di Intelligenza artificiale per evitare valutazioni errate che potrebbero compromettere la salute dei pazienti. Inoltre, è importante esaminare attentamente le potenzialità e i rischi associati all'utilizzo dell'Ai nella diagnostica medica. Emergono anche problematiche di natura sistemica, come la potenziale diffusione ineguale di questi nuovi sistemi, che potrebbe accentuare in modo inaccettabile le disparità nell'accesso alle cure sanitarie. Infine è necessario profilare anche i rischi legati alle applicazioni specifiche, quali una limitata protezione della privacy per il cittadino o la formulazione di diagnosi e la prescrizione di terapie basate su dati influenzati da un pregiudizio. L’Ai Act, in ambito sanitario, riconosce che i dati relativi alla salute sono particolarmente sensibili e richiedono un elevato livello di protezione. Per questo motivo stabilisce norme chiare riguardo alla raccolta, all’elaborazione e all’uso dei dati sanitari nell’ambito dei sistemi di Intelligenza artificiale. Ad esempio, le aziende sanitarie e gli operatori del settore, devono limitare la raccolta e l’elaborazione dei dati sanitari solamente a quanto strettamente necessario per scopi specifici come diagnosi, cura o ricerca medica. Inoltre, l’AI Act sottolinea l’importanza di ottenere il consenso informato da parte dei pazienti per il trattamento dei loro dati sanitari. I cittadini hanno il diritto di essere adeguatamente informati su come verranno utilizzati i loro dati, anche con l’eventuale impiego di soluzioni evolute di Intelligenza Artificiale, e devono prestare il loro consenso esplicito al trattamento di tali informazioni. L’equilibrio tra erogazione delle prestazioni sanitarie e tutela della privacy, della dignità e, più in generale, dei diritti fondamentali del paziente appare una frontiera invalicabile nella relazione terapeutica tra medico e malato.
Le trasformazioni tecnologiche epocali che stiamo vivendo sono infatti anche metamorfosi antropologiche che sollecitano un approccio umanocentrico. Incrociano in maniera straordinaria l’indispensabile visione delicata, gentile e costruttiva dell’uso del digitale nei diversi ambiti della tutela della salute gli insegnamenti di Papa Giovanni Paolo II e del suo storico portavoce Joaquin Navarro-Valls, riassunti in maniera inarrivabilmente palpitante nel libro “I miei anni con Giovanni Paolo II”, scritto da Navarro-Valls e pubblicato dopo la sua scomparsa, avvenuta sette anni fa. Si deve a Navarro-Valls l’idea di costituire nel 2015 la Biomedical International Campus Bio-Medico University, ente no profit impegnato a sostenere la ricerca scientifica ad alto impatto sociale e a sostenere l’azione culturale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, promuovendo una nuova cultura del dono.
Joaquin Navarro-Valls, medico e giornalista, nel suo percorso di vita ha attinto al tesoro di valori, insegnamenti ed esempi trasmessi da Papa Wojtyla, che in ambito sanitario si sono tradotti nella piena valorizzazione del paziente come soggetto protagonista della cura, titolare di una piena libertà di scelta, tanto più matura e consapevole quanto maggiore è la capacità del medico di illustrargli i contenuti delle terapie e l’eventuale impiego di strumenti tecnologicamente avanzati, che oggi sono soprattutto le soluzioni algoritmiche dell’Intelligenza Artificiale. Oggi più che mai questo approccio comunicativo coltivato con sapienza e spiccata sensibilità da Navarro-Valls può fare la differenza, anche rispetto alla necessità di armonizzare il rapporto tra tecnologia e persona in ambito medico. Di qui il carattere provvidenziale di tutte le iniziative che contribuiscono a tenerne viva la memoria.
L'integrazione di algoritmi avanzati e sofisticate analisi dati ha aperto nuove frontiere nella diagnosi precoce, nella personalizzazione dei trattamenti e nella gestione complessiva delle patologie. Questa simbiosi tra tecnologia e medicina promette miglioramenti tangibili nella precisione diagnostica, tempi di intervento più rapidi e cure personalizzate che si adattano alle singole esigenze dei pazienti. Nonostante le sfide e le questioni etiche da affrontare, il potenziale trasformativo dell'AI nella medicina ci spinge verso un futuro in cui l'innovazione continua a migliorare la qualità della cura, nel segno di una pratica medica sempre più avanzata e centrata sul paziente. Anche Navarro-Valls ne sarebbe lietissimo.

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