Spettacolo
L’abc del giornalismo prevede che nelle prime righe di un articolo ci siano tutti gli obiettivi del pezzo, cosa ispira il pezzo stesso e quando è nata la storia che si vuole raccontare. Ebbene: tutto perfetto. Solamente che chi ci ha dettato questi «comandamenti» mai aveva intervistato il regista teatrale parmigiano Marco Caronna. Solo regista teatrale? No, anche cantautore, attore, speaker di tutto, produttore di spettacoli, gestore di teatri, autore di testi e... udite udite, anche allenatore di basket femminile.
Un pomeriggio a conversare con grande gioia con lui di tutto: dalla vita di ogni giorno allo sport, ai tanti amici comuni, dalla bellezza del teatro ai viaggi, alla Lucania. Ma io dovrei fare un’intervista. E da cosa comincio? Qual è il «filo rosso» che ci accompagna? Gli appunti rimangono lì diverse settimane, durante le quali parlo di lui con tanti amici e... la storia è sempre più in salita. Così decido di fare quasi un elenco di cose che Marco Caronna ha fatto e l’intervista rischia di diventare una storia infinita. Ma piena di passione, di sogni, progetti futuri e tanto amore per la vita sua e di quella degli altri.
Marco Caronna arriva a Parma, dalla Lucania, bambino al seguito di genitori entrambi insegnanti. Gioca a basket divertendosi molto, poi liceo classico al Romagnosi. Intanto studia chitarra, ma è soprattutto un autodidatta e il teatro è ancora lontano. Inizia lettere moderne a Bologna, ma decide che deve prendersi alcuni anni sabbatici ed esce così il cantautore Marco Caronna. Incontra Edoardo De Angelis, cantautore e produttore, e la musica diventa il suo lavoro. E che lavoro. Due raccolte sue: «So che ce la possiamo fare» e «Se mi cerchi», ma soprattutto collaborazioni con cantanti del calibro di Sergio Endrigo , Lucio Dalla, Antonello Venditti, Barbarossa, Ron, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori, Pino Daniele e Paolo Conte. Siamo ai primi anni '90 e suonare solo la chitarra gli va stretto. Oltre alla musica allena il basket femminile, anche se nel suo futuro sta entrando di prepotenza anche il volley.
«I ragazzi della Maxicono “insediavano” le mie giocatrici – racconta simpaticamente Marco – e così, per non perdere cestiste importanti, divenni amico di quasi tutti quegli splendidi campioni e con Galli e Zorzi incominciò la storia con Radio Lattemiele, che ancora adesso va avanti». Le trasmissioni notturne con la grande musica già lo avevano affascinato in precedenti esperienze a Parma. Intanto alla fine degli anni 90 l’incontro con la passione di Luca Ambanelli nell’esperienza del Teatro del tempo risveglia l’amore per il palcoscenico, che così si unisce a quello per la musica. Di quel periodo Marco racconta: «È da quella esperienza che capii finalmente quale sarebbe potuta essere la mia vita di lavoro. Il teatro, la musica e lavorare a organizzare storie e giovani attori mettendomi al loro fianco». Intanto, comunque, nel '95 era arrivato il Premio Festival di Asti con «Le voci buie» uno spettacolo che coinvolgeva attori e autori sordomuti e udenti.
La lega Pallavolo arriva con la sensibilità di Roberto Ghiretti, che inventa per Marco il ruolo di direttore artistico Legavolley, incaricando Caronna di comporgli tutte le musiche che dovranno caratterizzare le partite della grande pallavolo maschile, le presentazioni dei campionati che diventano così pezzi di teatro, che insieme alle presentazioni dei mondiali del 2010 e 2014 hanno fatto guadagnare al poliedrico Caronna il Premio Pistelli 2023 «Passione per lo sport», conferitogli dalla Lega Volley dell’attuale presidente Righi.
Anche Sport e civiltà, il Premio dei Veterani sportivi di Parma, vede la sua regia e negli anni la complessità e la bellezza dello spettacolo, che riempie ogni novembre il Regio, prende quasi il sopravvento sui premiati. Poi si deve andare a braccio e veloci. Importantissimo l’incontro con Neri Marcorè, marchigiano, attore, musicista e ora anche regista cinematografico, attualmente nelle sale con lo splendido «Zamora». Con lui arriva il Concertone del Primo Maggio a Roma. Nel 2013 diventa direttore del Teatro Nuovo di Salsomaggiore e l’asticella si alza ancora. Con questo spazio, che contiene un migliaio di spettatori, Caronna ha la sua «palestra» e a raffica ecco nel 2015 «Radio talk» con Gio di Tonno e «Vita e arte dell’incontro», dove riesce a far recitare e cantare Luca Zingaretti in uno spettacolo di grande successo.
«In questi anni è nato un rapporto speciale con l’Orchestra Toscanini, una grande possibilità di legare teatro, narrazione e la potenza emozionante della loro musica. La Toscanini è pietra preziosa della nostra città», ci tiene a sottolineare Caronna. Nel 2017 firma la regia di «Incontro» ed è sul palco con Guccini e ancora la Toscanini. Poi presenta il suo spettacolo «Invictus»: storie originali di sport. Invictus è uno splendido racconto che Marco Caronna sta portando avanti, plasmandolo anno per anno, aiutato nelle ultime uscite da una splendida e delicata Giulia Ghiretti e da un’orchestra di grande qualità come la Next Generation della Toscanini. Nel 2018 cura lo spettacolo «Nomadi dentro» dell’inossidabile gruppo rock emiliano, nel 2019 lavora con Carlo Lucarelli in «Controcanti» dove è regista, voce, chitarra e percussionista. Accanto a loro anche Alessandro Nidi, pianista e direttore d’orchestra che affianca spesso Caronna nelle sue produzioni.
Ma al contempo è cresciuto a dismisura il rapporto con Federico Buffa e i racconti dell’ex giornalista di basket e calcio sono diventati veri e propri spettacoli teatrali che girano l’Italia in lungo e in largo. «Il rigore che non c’era», «Amici Fragili» e attualmente «Ribelli» gli spettacoli più conosciuti. E in questi spettacoli Marco Caronna è co-protagonista, voce narrante e tanto altro, riuscendo a rendere teatro importante le storie di Federico Buffa.
«Con un momento che considero un privilegio - aggiunge Marco - poter raccontare in teatro con “La forma del vento” la storia della Dallara e soprattutto quella del suo fondatore, l’ingegner Giampaolo. Un incontro che mai dimenticherò».
Tutto qui? No, abbiamo dimenticato ad esempio le reunion dei grandi attori di «Fame», altre produzioni e in chiave parmigiana lo splendido «Ricordo di Vittorio Adorni», messo in scena una sera di settembre alla Villetta. Sì, avete capito bene, al cimitero diventato per una notte palcoscenico pieno di phatos. E per il futuro? Qui lasciamo a Marco il finale, «per il mio futuro immediato scrivere il nuovo lavoro teatrale di Ron, artista che stimo molto. Si chiamerà “Dialogo tra un cantautore e uno specchio” e con grande emozione sarò in scena con lui. E poi tanti progetti di formazione di giovani attori, come già succede nei sette giorni che ogni anno passo al Museo Pasolini in Friuli. E mi auguro anche di riuscire ad appassionare al teatro le scuole. A Salsomaggiore, aiutato dalla grande sensibilità di Cristiano Ferrari di Theras, insieme ai ragazzi, agli insegnanti e all’orchestra Toscanini, porteremo in scena la Memoria che rappresenta la miglior medicina per transitare nel tempo».
E quindi tanto materiale per un’altra chiacchierata è già pronto. Sicuro che tante, troppe altre cose le abbiamo dimenticate. E anche cose importanti come collaborazioni con artisti del calibro di Mario Biondi, Fiorella Mannoia, Mogol e Giancarlo Giannini.
Vincenzo Pincolini
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