TELEFONIA
Per ora si tratta soltanto di richieste, ma a breve potrebbero trasformarsi in nuove antenne per la telefonia.
Nelle ultime settimane il Comune ha pubblicato sull'albo pretorio le istanze ricevute dallo Suap (Sportello unico per le attività produttive) per la realizzazione o riconfigurazione di nuove stazioni radio base, in altre parole, antenne per la telefonia. Le riconfigurazioni riguardano via Cavour e via Rizzi (zona fiera). Sono previste invece nuove installazioni su infrastrutture esistenti in via Marconi e via Don Pizzaferri, si tratterebbe del raddoppio delle antenne presenti in loco. Una installazione totalmente nuova è invece quella prevista in via Meucci (laterale di via Fleming).
A facilitare riconfigurazioni e nuove installazioni sono i nuovi limiti di emissione elettromagnetica previsti dal decreto Concorrenza, portati da 6 a 15 V/m (volt per metro). Sino ad ora infatti, molte delle infrastrutture ricevevano il diniego alla realizzazione, per il giudizio negativo dell’Arpae grazie ai precedenti limiti, maggiormente restrittivi.
Il timore di cittadini e comitati, a partire da quello «No antenna» di largo Visconti, è che «le compagnie telefoniche possano utilizzare le antenne esistenti, potenziandole» grazie ai nuovi limiti di emissione. I rappresentanti del comitato lamentano anche l'assenza di spazi di discussione. « I Ccv - afferma il comitato - che erano, sulla carta, i luoghi deputati per la conoscenza e la discussione anche di questi argomenti, non esistono più; i nuovi “laboratori” stanno avendo un cammino travagliato e ci vorrà del tempo prima che la partecipazione possa ripartire».
Troppo lenta secondo il comitato anche la divulgazione delle nuove installazioni sul sito istituzionale del Comune. «Ai cittadini non resta che controllare giornalmente l’albo pretorio online con una costanza maniacale» come ha fatto il comitato, denunciando le nuove istantze ricevute dallo Suap per realizzare o riconfigurare antenne di telefonia.
«Nel nostro piccolo, come comitato, siamo molto preoccupati - osservano - il destino quasi certo dei residenti di via Don Pizzaferri, già saliti all’onore delle cronache per la loro opposizione alla realizzazione della struttura qualche mese fa, sarà vedere il raddoppio degli emettitori con un aumento notevole delle emissioni elettromagnetiche».
Questo rappresenterà la norma, secondo il comitato, «per tutti quei cittadini che vivono, come noi, vicino alle strutture esistenti. L’innalzamento dei parametri non porterà ad avere impianti più lontani dalle zone abitate, ma aumenterà la potenza sulle strutture esistenti».
Pur comprendendo che ci sia la necessità di una rete tecnologica, il comitato chiede «che l’Amministrazione riesca a governare il proprio territorio anche se ha dei poteri estremamente limitati».
L’unico modo per i Comuni «di essere incisivi nei confronti dei gestori - osserva ancora il comitato - è dotarsi di un regolamento che risulti efficace e deve quindi rispondere alla programmazione annuale che anticipano gli operatori».
In pratica, «i sindaci hanno le mani legate, a meno che non si dotino di un piano antenne, aggiornato annualmente e supportato da una adeguata istruttoria tecnica - affermano ancora dal comitato -; sarebbe opportuno, purtroppo, pagare consulenti per tenersi al riparo da decisioni che passano sopra la testa degli stessi amministratori. Chiediamo quindi ai nostri rappresentanti e al nostro sindaco di svolgere la loro funzione intermediaria di garanti, con l’auspicio che non si ripeta quanto accaduto per la questione della antenna realizzata in largo Visconti».
L'impegno del Comune
Chiara Vernizzi, assessore con Delega all'Urbanistica, precisa: «Il piano antenne non esiste più dal 2011 perché non è uno strumento giudicante e sul quale potersi basare per le nuove installazioni». «L'impegno del Comune - precisa - è quello di fare ogni anno dei tavoli di confronto coi vari operatori, coordinati dal settore Ambiente, per cercare di orientare le collocazioni».
Le armi a disposizione del Comune però «sono spuntatissime - ribadisce la stessa Vernizzi -. Questo tipo di installazioni sono infatti considerate urbanizzazioni primarie, al pari delle fognature, e quindi per noi è davvero complicato mettere in atto qualsiasi tipo di intervento di contrasto».
Luca Molinari
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