Anteprima
Inutile negarlo: sin da quando è stato annunciato il sequel de «Il Gladiatore» (sempre diretto da Ridley Scott), anche a noi è tornata voglia di sederci sulle gradinate del Colosseo con la stessa trepidazione dei fan della prima ora.
Così, quando lunedì sul web sono apparse le prime foto ufficiali del film, il desiderio, di vedere la sabbia alzarsi ancora nell’arena tra il clangore dei gladii, è aumentato a dismisura. Complici in ciò le nuove informazioni trapelate sulla trama, ambientata nel III secolo d.C.: pure nella finzione sono trascorsi vent’anni e Lucio Vero (Paul Mescal) non è più l’ingenuo ragazzino patrizio della pellicola originale, la madre Augusta Lucilla (Connie Nielsen) lo ha volontariamente allontanato dall’Urbe perché crescesse lontano dai miasmi politici dell’Impero. Così il nipote di Marco Aurelio si è reiventato in nord Africa, in quella regione che corrisponde grosso modo all’Algeria e alla Tunisia settentrionali e che all’epoca era chiamata Numidia. Difficile spiegare però come mai le legioni decidano di invaderla, dal momento che era provincia romana fin dal 46 a.C.
Ma tralasciando questa infedeltà storica, ecco entrare in scena Marco Acacio (Pedro Pascal), impulsivo generale romano addestrato nientemeno che dall’eroico, defunto Massimo. Preso prigioniero da Acacio dopo la caduta della sua città e deportato a Roma come gladiatore, Lucio scopre che tra gli spettatori nell’anfiteatro siede sua madre (che tuttavia non lo riconosce) e - colpo di scena - anche il suo compagno, proprio quel Marco Acacio che lo ha messo in ginocchio e di cui ora il giovane intende vendicarsi.
Nel cast sono presenti anche Denzel Washington (che interpreta il trafficante d’armi e schiavi Macrino) e la coppia Fred Hechinger/Joseph Quinn rispettivamente nei panni degli imperatori Caracalla e Geta. Nello script sono gemelli - mentre nella realtà Caracalla era il fratello maggiore - e assomigliano a Romolo e Remo redivivi, malvagi sovrani di uno Stato oramai al collasso.
Presentato in anteprima, ma a porte chiuse al CinemaCon di Las Vegas, il trailer (online il 9 luglio) ha positivamente stupito i presenti e i produttori che hanno elogiato le epiche scene d’azione in cui figurano bizzarri scontri con squali, scimmie e rinoceronti. Aspettandone l’uscita il prossimo 22 novembre e in procinto di assistere ai giochi circensi del tempo di Vespasiano nella serie tv «Those About to Die», viene quasi naturale chiedersi se questo inatteso ritorno alla «historia» latina sia casuale o meno: i subdoli giochi di potere tra senatori, la fame di violenza negli stadi e la brutale espansione dei confini da parte dei Cesari possono rispettivamente rispecchiare il rovente clima della campagna elettorale negli Usa, la dilagante aggressività sui social e non (vedi anche alla voce Capitol Hill) nonché la planetaria corsa al riarmo? La domanda, enorme, resta apertissima.
Emanuele Marazzini
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