Intervista
Venditti, Emma e De Gregori sono i grandi nomi della musica italiana che la debuttante rassegna «Summertime» porterà a Parma. Artisti amati per la loro musica ma anche per la potenza evocativa dei testi. Guardando alla forza della parola, alla capacità di incidere nella «psyché» (ben più che “anima”) si legge la sfida del cartellone che si aprirà e si chiuderà con le parole. Si comincia martedì con la lezione dello psicanalista Massimo Recalcati, «I volti del desiderio», al Parco Ducale.
Recalcati, “desiderio” ci porta, etimologicamente, a guardare in alto (“sidera”, le stelle): desiderare è una condizione insita nell'uomo da quando si è “erectus”?
«L’etimologia che lei ricorda della parola desiderio ne mette in luce due tratti fondamentali: da una parte l’aspirazione, la tensione verso l’alto, la spinta a trascendersi e, dall’altra parte, l’impossibilità di realizzare questa aspirazione. Nessuna stella può orientare il cammino sempre incerto del desiderio umano. Soprattutto quando esso punta a raggiungere un oggetto utopico, ideale, che porrebbe fine alla sua inquietudine. Per la semplice ragione che non esiste da nessuna parte un “oggetto del desiderio”. Di qui, la sua permanente insoddisfazione. L’uomo desidera tendenzialmente quello che non ha, quello di cui manca. Coltivando l’illusione di raggiungere un oggetto che metterebbe fine alla sua mancanza. E’ quello che caratterizza la nostra vita: cerchiamo la felicità nel nuovo oggetto per poi però trovare sempre la stessa insoddisfazione».
Quali sono dunque i volti del desiderio?
«Uno è quello che ho appena descritto: il desiderio come spinta a raggiungere un oggetto che garantirebbe il suo pieno appagamento. E’ il volto del desiderio come desiderio di quello che ci manca. Col paradosso che nel nostro tempo sono gli oggetti a detenere il potere sul desiderio. Come diceva una mia paziente: “vado al supermercato per vedere quello che mi manca…”. Un altro volto del desiderio è invece quello della gioia, della potenza in atto. Quando siamo nel desiderio la nostra vita si allarga. In fondo non è tanto importante avere una vita lunga, ma avere un vita larga, animata, accesa dal desiderio. In questo caso la soddisfazione non è più ricercata nell’oggetto ma nel desiderare in se stesso, nella sua “dynamis”, nella sua forza».
Desiderare troppo può essere un problema, per la legge di Dio (i Comandamenti “Non desiderare”...) e per la legge degli uomini, se dal desiderio deriva un'azione illecita ...
«Il desiderio non è mai troppo. Può essere però accecato e stordito dagli oggetti. In questo caso è destinato alla perenne insoddisfazione. Il nostro tempo coltiva l’illusione che la salvezza consista nel possesso degli oggetti. Il desiderio che cade nel peccato, per usare una figura biblica, non è tanto il desiderio che trasgredisce la legge, ma il desiderio che non sa generare frutti. La vera colpa è vivere senza desiderare. È questo un concetto che ritroviamo anche in tutta la predicazione di Gesù. Un albero si giudica solo dai suoi frutti. Il vero peccato è fare della nostra vita un fico secco».
L'altra faccia della medaglia: la mancanza di desiderio, l'apatia sono “mali” dei nostri tempi.
«Questo è il vero peccato! È il denominatore comune del disagio contemporaneo. Soprattutto se guardiamo alle nuove generazioni, ai nostri figli. La maggiore difficoltà è quella di desiderare, è la fatica di desiderare…. Solo apparentemente la nostra società è una società che ha liberato il desiderio dalle catene della morale. In realtà noi confondiamo il desiderio col capriccio, con la frivolezza della “voglia”. Il desiderio è tutt’altro. È una vocazione, una chiamata etica di cui è necessario essere all’altezza perché è ciò che rende una vita degna di essere vissuta».
«Summertime», rassegna organizzata da Caos, si concluderà il 25 luglio con le parole ironiche di Max Angioni. Biglietti su Ticketone e all'Arci di Parma in via Testi, tel 0521.706214.
Mara Pedrabissi
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