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inchiesta sulla strada più amata dai biker

Quella pista per moto chiamata Cisa

Quella pista per moto chiamata Cisa

di Luca Pelagatti

15 Luglio 2024, 03:01

Il maresciallo dei carabinieri, appostato poco prima di Cassio ad un blocco dissimulato ma non troppo, nel salutare il motociclista che si abbassa la visiera prima di ripartire, borbotta paternamente una sola frase: «Mi raccomando».

Non serve altro. Che tutti, il militare che controlla e il centauro con le «saponette» sulle ginocchia, sanno cosa vuole dire: «Qui siamo sulla Cisa, non a Misano. Cerchiamo di ricordarlo».

Anche se la domenica d'estate avvampa, se l'asfalto sembra aspettare solo di fare il controcanto al ringhio dei 4 cilindri. Se sotto nel ricordo rimbomba la voce dello speaker che strilla, come nei gran premi, «prima dentro e gas a martello».

Che la strada che porta alla Cisa sia, da sempre, quella preferita dai motociclisti, di casa nostra e non solo, è cosa risaputa. Purtroppo però, oltre a quelli che salgono per cercare un po' di refrigerio e il piacere di un paio di «pieghe» in tutto relax, ci sono anche quelli che buttano giù troppo il ginocchio nel tornante. A fine giornata la cronaca racconta di curve prese con eccessiva disinvoltura. E di qualcuno che si fa molto male.

Gli scorsi anni, da questo punto di vista, sono stati uno stillicidio di tragedie al punto che, giusto dodici mesi fa, i sindaci di Berceto, Fornovo e Terenzo si sono ritrovati per sottoscrivere una lettera da inviare al prefetto.

«La Cisa – c'era scritto - viene scambiata per un circuito dalle moto che sfrecciano a velocità elevatissima. I residenti si sono rivolti a noi sindaci perché affinché venga tutelata l’incolumità degli abitanti e degli altri utenti della strada».

Da allora la passione dei biker per questo nastro d'asfalto che parte da Fornovo e arriva ai 1041 metri del passo - ovviamente la strada prosegue prima e dopo ma il tratto da motociclisti è poi questo – non è certo svanita. Ma spendendo una mattina su e giù per le balze la situazione sembra un po' migliorata.

Anche se l'approccio, all'inizio, non promette bene.

Le prime curve dopo Salita, quando Piantonia si approssima, sono irresistibili. E qui qualcuno che «apre» e fa cantare il motore c'è sempre. Ma in fondo si tratta di un primo incontenibile acuto che arriva dopo il trotterellare sulla statale che attraversa i paesi. E qui viene naturale sgasare un po'. Per fortuna molti poi però si ricordano di limiti e divieti. E si torna in carreggiata.

Di centauri che «piegano» il bolide andando oltre la mezzeria, ovviamente, se ne incontrano ancora. Ma, almeno a prendere per buona la prima impressione, sono un po' meno che negli anni passati. Tanto che anche quando si trova il tappo di una macchina che viaggia con un filo di gas la maggior parte dei motociclisti sceglie di aspettare un attimo prima di lanciarsi nel sorpasso.

Merito di una maggiore consapevolezza? Forse; più probabile delle numerose contravvenzioni staccate nel tempo e degli auovelox che occhieggiano dal bordo strada. Molti paiono un po' troppo «di plastica» per essere veri distributori di multe. Ma non si sa mai.

Il resto lo fanno le pattuglie. Una vettura dei carabinieri la si incontra ferma, strategicamente, davanti alla trattoria Cattani di Terenzo: la zona di sosta è un trionfo di marmitte e serbatoi e tanti stanno seduti ai tavolini a bere qualcosa. Di fronte, la Jeep dei militari ricorda, silenziosamente, che la moderazione, in sella, è sempre la scelta migliore.

A consigliare però attenzione e un po' di cautela non sono solo le divise. Il fondo stradale, col tempo, ha iniziato a mostrare le sue rughe: ci sono avvallamenti, tratti di asfalto corrugato, qualche buca.

«Anche per questo è meglio stare attenti: se ci vai dentro rischi di avere dei problemi», riflette con saggezza un pur giovanissimo fermo con una supermotard verso Cassio.

E se non è catrame sono rami: in parecchi punti, in particolare nelle curva, ci sono arbusti e rami che avrebbero bisogno di una bella sfoltita visto che sporgendo spingono chi sta in sella ad allargare. Quando il motore canta potrebbe essere un problema. Un pit stop forzato arriva poi salendo ancora verso Berceto: ci sono lavori in corso, una ruspa, operai che incatenano una pietraia. E il semaforo che regola il doppio senso obbliga anche chi vuole correre a rassegnarsi.

Ritornando verso valle, con il sole che picchia sempre di più, si incontrano anche gruppi numerosi che viaggiano incolonnati: ma dall'andatura e dal tipo di moto sembrano più avviarsi ad una godereccia sosta in trattoria che a una prova speciale cronometrata.

I soliti esagerati, certo, ci sono e li riconosci già in distanza: all'approssimarsi di qualunque curva buttano in fuori la gamba come gli eroi della Moto Gp. Quelli però corrono per un podio iridato. Questi, al massimo, sperano che ci sia qualche fotografo appostato che li riprenda in modo da pubblicare una storia vanagloriosa sui social.

Scendendo ancora verso la pianura ecco un altro posto di blocco: due centauri sono fermi per una piccola bega amministrativa. «No, per la velocità nessun problema, noi andiamo piano», spiegano sorridendo.

Evidentemente, in più, si è sparsa la voce della presenza dei carabinieri e, come per una strana telepatia, tutti quelli che arrivano in sella viaggiano addirittura sotto il limite, dosano il gas, rallentano con inusuale prudenza. Il risultato, quasi paradossale, è che quando una vecchina del paese inizia ad attraversare la strada un centauro in pelle, di colpo, sgasa e si ferma per lasciarla passare. E pure aspetta che arrivi sull'altro lato.

Siamo sulla Cisa, è domenica e fa tanto caldo. Misano, davvero, almeno per un po', sembra dall'altra parte del mondo.

Luca Pelagatti

© Riproduzione riservata

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