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Elisoccorso

Trasfusioni «volanti»: nel primo anno 12 interventi salvavita

Trasfusioni «volanti»: nel primo anno 12 interventi salvavita

di Chiara Cacciani

16 Luglio 2024, 03:01

Ogni mattina all'alba c'è uno specialissimo contenitore che parte dal Centro trasfusionale del Maggiore e sale a bordo dell'elisoccorso del 118. Ogni giorno da oltre un anno contiene due nuove sacche di sangue di gruppo 0 e una fiala di plasma liofilizzato. E ha sempre un “sostituto” pronto ad essere caricato.

È in particolare quando ci si trova di fronte a grosse emorragie in corso - capita soprattutto in incidenti e infortuni sul lavoro ma anche in campo ginecologico - che la trasfusione precoce di sangue può essere considerata una terapia salvavita. E da quando questo progetto innovativo è partito, le équipe parmigiane dell'emergenza volante hanno potuto somministrarla per 12 volte: l'ultima pochi giorni fa nel Piacentino, ma è già in precedenza era accaduto a Citerna, Pontetaro, Fidenza, nel Reggiano, più volte in A1, e in un caso anche trasfondendo sangue a due feriti gravissimi in contemporanea.

«Quando siamo partiti non avevamo idea di cosa aspettarci: dodici interventi sono tanti ma se anche fosse uno solo, tutto il nostro impegno sarebbe giustificato. Siamo molto soddisfatti: abbiamo fatto un lavoro egregio» commenta Maurizio Soli, direttore del Centro Trasfusionale del Maggiore. Lui e il Centro si sono ritrovati coinvolti nella sfida di pragmatismo lanciata dai «vicini di casa» della Centrale operativa 118 Emilia Ovest: sono ancora poche le realtà attrezzate per questo servizio e Parma ha aggiunto qualcosa in più che oggi viene studiato per essere copiato. Si tratta della validazione della procedura, che è una lunga sequenza di test, controlli puntuali, manutenzione nel sengo della qualità. Molto più complesso di quel che si possa pensare: «Il sangue è materia molto delicata da conservare: va refrigerato e controllato, riscaldato poi per essere trasfuso. E il contenitore adottato è stato sottoposto a diverse prove per capire se potesse reggere a sbalzi di temperature per ore: ci occupiamo tutto l'anno di un territorio che va dall'autostrada in pianura fino all'Appennino», spiega la coordinatrice del 118 Teresa Di Bennardo. Che non nasconde l'orgoglio quando dice: «Eravamo convinti che le trasfusioni si potessero fare solo dentro all'ospedale, invece, supportati da chiare evidenze scientifiche, siamo riusciti a portare l’ospedale sul territorio, anticipando la procedura di trasfusione massiva che viene effettuata poi in Rianimazione e garantendo un intervento ancor più tempestivo».

Ci si ferma qui? Pare di no: «Chissà se - butta lì Soli - riusciremo a farlo anche sulle automediche...»

Chiara Cacciani

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