IL RAPPORTO DELLA DIA
Sanno cambiare pelle, le mafie. Con una muta straordinaria. E, per molti, ancora spiazzante. La 'Ndrangheta, in particolare, ha archiviato da tempo il modello di vecchia generazione. Vuole e sa fare impresa dominando le più nuove e raffinate tecnologie digitali. Dal Sud al Nord, nel cuore dell'Europa e nel resto del mondo: l'impresa criminale riesce a muoversi ovunque sulla rete bypassando spesso ogni controllo. Anche a Parma ha saputo fare affari (milionari) dimostrando di dominare i segreti del mondo digitale.
E' ciò che emerge dall'ultima relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia), relativa al periodo gennaio-giugno 2023. Il focus, in particolare, è centrato sull'operazione «Aspromonte emiliano», portata avanti dalla Guardia di finanza di Bologna, che nel maggio dello scorso anno aveva fatto scattare 41 misure cautelari: reati per lo più legati al traffico di droga e in diversi casi gestito dal clan Romeo-Staccu, la 'ndrina di San Luca alleata con le potentissime cosche dei Nirta e dei Pelle. Un imponente mercato, con base a Reggio Emilia, ma con uomini e un mercato fiorente anche nella nostra provincia e nel Lazio fin dal 2019. Ed ecco che le indagini hanno svelato l'anima super tecnologica del clan quando si trattava di pagare le partite di droga. Chi doveva consegnare il denaro - personaggi collegati a gruppi 'ndranghetisti del Crotonese, ma con ramificazioni nel Nord - comunicava attraverso criptotelefonini, di fatto non intercettabili. Nella «catena di consegna» (composta dal prelevatore di contanti, dal corriere e dal destinatario, il broker) veniva inoltre rispettato un rigoroso metodo di riconoscimento. In vista dello scambio dei soldi, infatti, i tre si inviavano un messaggio telefonico con il numero di serie di una delle banconote (il cosiddetto token). Una volta fatta la consegna, il corriere metteva la sua firma sulla banconota, seguita subito dopo da quella del destinatario, che veniva fotografata. Una «ricevuta» dell'operazione, a prova di reclami. E dopo una serie di contatti avvenuti nel buio del web.
Una rete criminale con a capo Giuseppe Romeo, «u nanu», elemento di spicco del clan, arrestato in Spagna nel 2021 e latitante dal 2019. A 35 anni, era l'uomo di riferimento della cosca e delle 'ndrine alleate per il traffico di stupefacenti dal Sudamerica. La droga faceva poi scalo in Costa d'Avorio, transitava nei porti del Nord Europa, in particolare Amburgo, Rotterdam e Anversa, e arrivava in Italia, dove veniva piazzata dagli uomini del clan in Emilia. In soli due anni, secondo quanto accertato dalle Fiamme gialle bolognesi, sarebbero stati movimentati una tonnellata di cocaina, 430 chili di hashish e 90 di marijuana. La rete avrebbe avuto contatti anche con il clan dei Casamonica e con gruppi criminali albanesi e sudamericani in Lombardia.
Nuove famiglie di 'Ndrangheta che cercano spazio in Emilia, Parma compresa. Ma le sentenze, ormai definitive, hanno cristallizzato la presenza in Emilia Romagna di un sodalizio autonomo, seppure sempre in contatto con la casa madre dei Grande Aracri di Cutro. A Parma, però, è stata accertata anche la presenza dei cirotani della cosca Farao-Marincola.
Nella regione sono inoltre emersi interessi imprenditoriali di Cosa nostra (con personaggi vicini ai Rinzivillo di Gela e ai Nicotra di Misterbianco) e dei clan camorristici dei Casalesi.
Organizzazioni che possono contare su fiumi inesauribili di denaro grazie al traffico di droga, ma che poi sanno investire in imprese e servizi. E che ormai vivono e sanno sfruttare il cyber spazio.
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