L'odissea di un 85enne
Dodici lunghe ore di attesa. 85 anni (quasi 86) sulle spalle. Nessuna diagnosi certa e un mucchio di visite da fare nei prossimi giorni.
È quello che è accaduto a un cittadino mercoledì al Cau proprio accanto al Pronto soccorso del Maggiore. Si è presentato al Centro verso le otto del mattino, accompagnato da sua moglie, ed è uscito di lì - «forse con più dubbi che certezze» -verso le otto di sera: esattamente 12 ore dopo.
«L'attesa è stata estenuante: ho quasi 86 anni e ho dovuto aspettare fino al tardo pomeriggio per essere visitato da qualcuno - comunica alla redazione della Gazzetta di Parma -. Più persone si sono dovute dare il cambio per rimanere con me durante questa lunga attesa: al mattino è rimasta con me mia moglie insieme a mia nipote, al pomeriggio mia figlia». Dal mattino, è stato visitato per la prima volta verso le 17.30. Tra spostamenti, visite, incontri con specialisti, l'uomo è uscito dal Cau solo alle 20 inoltrate. Ma guardandosi attorno, la sua situazione non sembra essere un caso isolato, anzi. Il volto di chi gli è seduto accanto, nelle sedie della sala d'attesa, è rimasto sempre lo stesso: anche lui, un altro paziente, è lì da ore in attesa di incontrare il medico. In quella sala, per fortuna «non c'era caldo, anzi molto fresco», però «era davvero pienissima».
«Lungo la giornata le stesse facce che erano con me al mattino, erano lì anche al pomeriggio - racconta l'uomo -. C'è da chiedersi il perchè capiti una cosa del genere». Chiacchierando con i vicini di posto, emerge una problematica ulteriore e urgente: molti dicono di essere stati «rimbalzati» dal medico curante, così sovraccaricato dal lavoro e dalle richieste da non riuscire a visitare - o farlo nel modo più esaustivo e approfondito possibile - in tempi brevi i pazienti.
Inoltre, i tabelloni che segnalano il numero e quindi il turno dei pazienti erano fuori uso. Sono state le infermiere a uscire in sala d'attesa e comunicare, uno dopo l'altro, chi dovesse entrare in ambulatorio per essere visitato. Così le ore passano, «lente», tra qualche fastidio, malessere e chiacchiere con i «compagni di avventura». Poi, finalmente, «la chiamata»: «Si accomodi, è il suo turno». Una volta entrato in ambulatorio, però, ecco l'inizio di un altro calvario: «Mi hanno fatto diverse domande, mi hanno visitato, però non hanno saputo darmi una risposta certa» fa sapere. «Potrebbe essere questo», ma anche «quest'altro»: allora via, il signore viene mandato a casa con una serie di visite da fare e due farmaci da prendere per cercare di alleviare i fastidi e, magari, trovare una soluzione. «C'era davvero tantissima gente, capisco che anche per i sanitari non sia una situazione semplice - chiosa il lettore -. Al Centro di assistenza e urgenza fanno davvero quello che possono, ma sicuramente c'è qualcosa da migliorare».
Dopo la segnalazione di mercoledì, però, durante le giornate di ieri e l'altro ieri, la situazione sembra essere migliorata. Sempre tanti gli accessi, ma meno i disagi e le ore di attesa. Meglio le giornate infrasettimanali, ma il weekend si avvicina: ci sarà da aspettarsi altre «giornate» di fuoco?
Anna Pinazzi
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata