IL CASO
Nessuno ha visto Anwar entrare nelle acque del Taro. Ma quello, vicino all’ansa del fiume, all’ombra di un boschetto, è anche un luogo di incontri che devono rimanere segreti. Appuntamenti occasionali, per lo più, in una zona verde a pochi passi dal Taro conosciuta da chi vuole appartarsi lontano da occhi indiscreti. E ha poca voglia di parlare. Solo l'autopsia, fissata per domani e affidata a Valentina Bugelli, docente dell'Università di Parma, potrà dire come è morto Anwar Hayat, 27 anni, pakistano, ripescato venerdì pomeriggio, vicino al ponte sul Taro. Già ieri erano in programma gli accertamenti diagnostici, la tac in particolare, per accertare l'eventuale presenza di lesioni violente all'apparato scheletrico. Così come, dopo l'autopsia, saranno effettuati gli esami tossicologici per verificare l'ipotetica assunzione di sostanze o farmaci. Eppure, ci sono elementi che mal si concilierebbero con l'ipotesi dell'omicidio (che pure resta aperta): gli indumenti ripiegati e appoggiati a terra, le scarpe, il telefonino e il portafoglio lasciati a poca distanza dalla bicicletta con cui il ragazzo era arrivato in riva al fiume. Anche l'idea di una rapina finita male sembrerebbe dunque da scartare. Insomma, è possibile che Anwar si sia spogliato per fare un bagno nel Taro e poi potrebbe avere avuto un malore. O essere annegato, perché anche in quel tratto la pressione dell'acqua e la corrente possono diventare pericolosi. Alcune lesioni rilevate sul corpo, non particolarmente profonde, potrebbero essere infatti dovute alla permanenza in acqua: il cadavere era con ogni probabilità nel fiume da alcuni giorni, forse già da domenica, quando il ragazzo si è allontanato da casa. Senza particolari preoccupazioni. O con progetti di cui ha parlato con i coinquilini. Una giornata di relax, di riposo dal lavoro. Come tante che forse aveva già passato lungo il fiume.
Un lavoro come facchino in un'azienda dell'Interporto di Fontevivo e una casa poco distante che condivideva con alcuni connazionali: Anwar era arrivato in Italia da alcuni anni, faceva ancora un po' fatica con l'italiano, ma era apprezzato in azienda. Lunedì e martedì scorsi, i datori di lavoro non si erano preoccupati, perché Anwar aveva preannunciato che si sarebbe preso un paio di giorni di ferie. E' stato il cognato a presentare la denuncia di scomparsa mercoledì, dopo essersi già allarmato la domenica sera, visto che il ragazzo non era rientrato a casa.
Cinque giorni di assenza, e mistero, poi il corpo che riaffiora. Ad avvistare il corpo, che galleggiava a poca distanza dalla riva, è stato un giovane straniero che stava trascorrendo la giornata in riva al fiume con la famiglia. E il punto in cui è stato ripescato, considerando la corrente, potrebbe essere compatibile con la zona in cui sono stati ritrovati gli indumenti. Lì dove sono arrivati gli investigatori della squadra Mobile e la polizia scientifica, oltre al magistrato di turno, Cecilia Baravelli, che coordina le indagini. Diverse le persone sentite, a partire dai ragazzi che condividevano l'appartamento con il 27enne. E poi verifiche sulle persone che frequentano abitualmente quella zona d'ombra a pochi passi dal fiume. Che però avrebbe potuto inghiottire Anwar durante un bagno.
Georgia Azzali
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