Lutto
Un passo indietro. Il professore amava ancora più imparare che insegnare. Era il suo stile: ascoltare e al momento giusto parlare, senza alzare la voce né salire in cattedra (altro motivo per il quale era amatissimo dagli studenti), ma non per questo censurando passioni. In lui convivevano doti che il più delle volte confliggono: era riservato e al tempo stesso sociale, aperto ma non debordante. «Vittorio era sempre un passo indietro, ma pronto a farne due avanti, quando era il caso». L'amico Alberto Padovani stenta a crederci: Vittorio Paini se n'è andato all'improvviso, a 68 anni, nella notte tra mercoledì e ferragosto. Forse è stato il cuore a tradirlo, quando si era ormai prossimi all'intervento chirurgico. L'ex insegnante lascia la moglie Resi Alberici, a sua volta docente, con la quale ha condiviso vita e passioni artistiche. Oggi, dalle 9 alle 15, sarà possibile rendere un ultimo omaggio nella sala del Commiato di viale Villetta 16/A. I funerali saranno celebrati alle 15,15 nella chiesa di San Quintino, in via XXII Luglio.
Laureato in Ingegneria, Paini aveva insegnato fino a pochi anni fa all'Itis. Umanista prestato all'informatica, lasciata la docenza (con grande dispiacere degli alunni) si era dedicato con maggiore intensità ancora all'associazione «Vocinarte». Era il videomaker, colui che doveva associare filmati alle letture di poesie o testi vari o alle performance musicali di chi saliva sul palco. E sul palco, in un certo senso, da qualche anno era anche lui ogni mattina: su quello ad altezza d'uomo in via Farini, nel crocicchio tra la libreria Feltrinelli e l'enoteca Fontana. Faceva parte di quel ristretto cenacolo a cielo aperto che sembra volersi opporre al dilagare della leonaggine da tastiera. All'ordine del giorno, politica, sport, libri: la parola pronunciata agli occhi di chi ascolta, con un sorriso magari anche quando si è di idee diverse, anziché il ticchettio che anticipa il clic dato nell'ombra di una solitudine avvelenata.
La parola, l'impegno e al tempo stesso il non prendersi troppo sul serio: qualcosa a metà tra «Amici miei» ed «Eravamo quattro amici al bar» di Gino Paoli. «Gli piaceva il rapporto umano - ricorda commosso Antonio Mascolo, giornalista che di quel circolo di liberi “peripatetici” fa parte -. Era un torrente placido che giorno dopo giorno aggiungeva, arricchiva e costruiva».
«Amava i computer, la musica e i libri» aggiunge Mascolo, e Roberto Ceresini - che ai libri ha dedicato la propria esistenza e che a sua volta fa parte del gruppetto di via Farini - sottolinea la disponibilità. «Vittorio mi aiutava nell'allestimento delle presentazioni - spiega Ceresini - risolvendo tutte le questioni di informatica, magari allungandomi un'occhiata bonaria per sottolineare “ma non capisci proprio niente...”». Amava anche lo sport, Paini. Tifoso del Parma (che seguiva non più al Tardini, ma davanti alla tv, in trepidante silenzio), aveva avuto dalla promozione dei crociati in A l'ultima soddisfazione calcistica, mentre dalla figuraccia della Nazionale agli Europei la grande delusione. «Era competente. Conosceva giocatori e tattiche».
«Con lui ho conosciuto un fratello maggiore capace di attenzioni e di sensibilità - ricorda Padovani, poeta e musicista legato a Paini dall'amore per l'arte -. Durante gli ultimi sette anni, con sua moglie Resi abbiamo fatto parte dell'associazione “Vocinarte”, che organizza eventi musicali e letture di poesie. Vittorio era di umanità rara. Dava molto e, scrupoloso com'era, pretendeva soprattutto da sé stesso nella realizzazione delle nostre performance. In settembre lo spettacolo su Fabrizio De André alla Casa della musica sarà dedicato anche a lui, oltre che al nostro compianto presidente Raffaele Rinaldi, al quale Vittorio era molto legato. Lo sentiremo ancora tra noi». Così come gli amici di via Farini. «Continueremo a incontrarci con lo spirito di prima - mormora Ceresini -. Sarà al nostro fianco. Come dice Sant'Agostino «”coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, ma solo degli invisibili”». Paini nel silenzio saprà parlare, come tante altre volte, un passo indietro.
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