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Intervista

Giorgio Leopardi: «Grazie a Pupi Avati, dopo dieci anni realizzo il docu-film su Verdi»

Giorgio Leopardi: «Grazie a Pupi Avati, dopo dieci anni realizzo il docu-film su Verdi»

di Egidio Bandini

17 Agosto 2024, 03:01

«L’idea l’ho avuta dieci anni fa, ma ho dovuto trovare un regista come Pupi Avati per far comprendere fino in fondo quale fosse lo spirito del mio docufilm legato a Giuseppe Verdi». Giorgio Leopardi, produttore piacentino con oltre 20 film all’attivo, parla così de «Le stanze di Verdi», le cui riprese inizieranno il 16 settembre fra Piacenza, Parma e Cremona, con significative «digressioni» a Milano e Genova.

Il docufilm, a cura di Pupi Avati, avrà la regia di Riccardo Marchesini, allievo di Avati e la sceneggiatura di Tommaso Avati (figlio di Pupi) e Luca Pallanch.

«Non ci saranno attori, nel senso di interpreti, nel mio docufilm – sottolinea ancora Leopardi – la presenza di Verdi si deve avvertire: dev’essere una sorta di “ombra”, che torna a tratti. Una volta a suonare il fortepiano a Villa Sant’Agata, una volta a passeggiare per la campagna, una volta a Milano, sul terrazzo della Casa di riposo per musicisti, quella che il Maestro definiva “L’opera mia più bella!”. Verdi ci sarà, ma non interpretato da qualcuno, perché sarà egli stesso a condurci in questo viaggio che, non a caso, s’intitolerà “Le stanze di Verdi”, stanze attraverso le quali si muoveranno, ai tempi nostri, un narratore e un musicista a raccontare la vita di Giuseppe Verdi, dal punto di vista umano, però, anche se mai disgiunto dall’anima musicale del Cigno di Busseto. Insomma, saranno ottanta minuti di vita e di viaggio, di Verdi e della sua campagna, ma soprattutto – rimarca ancora il produttore - della generosità che il Maestro dimostrò in vita nei confronti della sua gente, costruendo un ospedale a Villanova sull’Arda (il comune in provincia di Piacenza dove è Villa Verdi ndr.) e un asilo infantile a Cortemaggiore, sempre in provincia di Piacenza: il paese nella cui basilica Verdi si fermava a pregare la mattina, andando a Fiorenzuola per salire sul treno diretto a Milano. Qui sedeva a un piccolo armonium, davanti al quale vedeva il grande dipinto di Francesco Scaramuzza, che ispirò al Cigno parole e musica di uno dei suoi cori più famosi: “La Vergine degli angeli”».

Dunque, anticipa il produttore, sarà un Verdi «intimo ma, allo stesso tempo, riconoscibile da tutti: quel Verdi che Giuseppina Strepponi chiamava “Il Mago”, davvero capace di magia e non solo nell’armonia e nella musica. Una magia che Riccardo Muti ha descritto così: “lo stesso paesaggio compenetra di sé la musica e la parola e viceversa. Un tutto inscindibile che qui ancora, nella Bassa emiliana miracolosamente permane, sta solo a noi farcene partecipi ed entrare a far operosamente parte del quadro o dell’opera. Qui dove il paesaggio è come una partitura, con i filari degli alberi e le linee incise dall’aratro sulla terra grassa e fertile. Basta mettersi in ascolto e Verdi è ancora qui, è anche qui”».

I sopralluoghi per l’inizio della riprese de «Le stanze di Verdi», che ha il sostegno anche della regione Emilia Romagna, inizieranno a breve.

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