×
×
☰ MENU

CASA FAMIGLIA

Adreana, a un anno dal rogo inchiesta ancora aperta

Adreana, a un anno dal rogo inchiesta ancora aperta

di Chiara Cacciani

18 Agosto 2024, 03:01

A un anno di distanza l'unico nero su bianco è il fallimento della cooperativa Avitas.

Non sono ancora stati depositati, invece, gli atti di chiusura dell'indagine che riguarda il tragico rogo scoppiato il 14 agosto 2023 in una delle palazzine del Quartiere di Avitas, Casa di Arianna, l'ormai ex complesso di case-famiglia tra viale Tanara e viale Umbria destinate a persone anziane semi autonome e adulte con disabilità fisica o psichica.

Quelle mura diventate drammaticamente trappola di fuoco per una delle ospiti Adreana Borella, 62enne originaria di Bore. Nulla quel giorno le è stato risparmiato. Era stata lei, all'alba, a accorgersi delle fiamme che stavano avanzando nella sua stanza al pianterreno. Lei, impossibilitata a muovere le gambe dopo un gravissimo incidente d'auto nel 2017, a chiedere disperatamente aiuto.

Con il telefono cellulare aveva chiamato l’operatrice di turno nel condominio Traviata, ma quei piani di distanza erano stati incolmabili: l'assistente aveva raccontato di essersi precipitata giù dalle scale ma di non aver potuto nemmeno varcare la soglia della camera, ormai invasa dall'incendio e dal fumo. Erano stati i vigili del fuoco a farsi avanti tra i focolai e i vetri esplosi e a ritrovare quel corpo senza vita.

Nel rogo erano rimaste intossicate 12 persone tra i 30 (un'operatrice appunto) e gli 82 anni, e l'allora presidente della cooperativa, Cinzia Gabbi, era stata indagata per omicidio colposo e incendio colposo. Ma, appunto, le indagini risultano ancora aperte e ancora non ci sono atti che si possano consultare per capire quale sia la direzione presa dalla Procura.

L'indagine

Le domande poste subito ai periti, e non solo, erano tante: dall'origine dell'incendio - una delle ipotesi è che sia partito da una sigaretta rimasta accesa e finita a contatto con una superficie infiammabile - alla verifica della presenza e il corretto funzionamento di tutti i dispositivi di sicurezza necessari per la tipologia di struttura. E molto si attendeva anche dalle relazioni della Polizia scientifica e del Nucleo investigativo del 115 di Bologna, che erano arrivati per giorni alla ricerca di ulteriori reperti e elementi idonei a far chiarezza sulla vicenda.

Con i sigilli alla palazzina si era dovuta immediatamente trovare una nuova sistemazione per gli altri ospiti e nelle settimane successive il trasloco definitivo era toccato anche alle persone che vivevano negli altri tre condomini del complesso.

I trasferimenti

La messa in liquidazione preventiva della cooperativa, che era già in grosse difficoltà economiche e a maggior ragione dopo l'incendio non riusciva più a garantire il servizio, ha fatto sì che Comuni, Asp e famiglie abbiano cercato e trovato a tempo di record nuove soluzioni.

«Otto ospiti erano in carico a noi - ricorda l'assessore al Welfare Ettore Brianti -, altrettanti ad Asp, mentre la maggior parte era arrivati attraverso percorsi privati scelti dai familiari. Per fortuna non c'è stato nessun problema per farli rientrare nei percorsi normali e ricollocarli in altre strutture, condividendo i trasferimenti con le famiglie».

C'era chi sperava che qualcuno subentrasse alla cooperativa Avitas per proseguire il servizio di casa-famiglia, dando continuità alla permanenza degli ospiti ed evitando la difficoltà di riambientarsi altrove, ma non è accaduto. Oggi il complesso di condomini è tornato nella disponibilità dei proprietari ed è vuoto, fatto salvo un unico paziente che ha ottenuto per il momento la possibilità di restare.

Nel futuro la sua destinazione potrebbe cambiare target e ospitare uno studentato o una residenzialità mista: un co-housing tra studenti e altre fasce di popolazione.

Il ricordo di Adreana

Resta, dopo un anno, la necessità di arrivare a scrivere un finale alla tragedia di Adreana Borella e lasciare finalmente spazio solo all'eredità bella di una donna che tanto ha perso e che tanto ha, sempre e comunque, dato. «Cara Tata, il tuo coraggio e la tua dignità nel sopportare il dolore e la sofferenza sono stati un prezioso insegnamento di vita per me», le scrive oggi, idealmente, la cugina Ilaria. Fa riferimento ai lutti familiari che si erano susseguiti, alla capacità di guardarli in faccia e trovare tenacemente qualcosa per cui sorridere, la forza di partire e tornare dai luoghi in cui di volta in volta la vita l'ha chiamata, da Londra alle sue montagne, fino al mare. Sorrideva dei boschi e delle pietre d'Appennino, del rifugio che le davano i libri, della leggerezza del ballo almeno fino a quando il terribile incidente del 2017 le aveva impedito di danzare in pienezza e non solo nel cuore. E poi la fiducia che le davano la fede e il potere del bene: del tanto bene che ha voluto e che continua a respirare.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI