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Giovani immigrati

Lo ius scholae infiamma l'agosto dei politici

Lo ius scholae infiamma l'agosto dei politici

di Monica Tiezzi

25 Agosto 2024, 03:01

Diventare cittadini italiani frequentando la scuola. Lo «ius scholae» (distinto dallo ius sanguinis, cittadinanza acquisita dai genitori, e dallo ius soli, cittadinanza acquisita dal paese di nascita) proposto da Forza Italia nel sonnacchioso dibattito politico agostano, prevede di concedere la cittadinanza ai ragazzi immigrati, o nati in Italia da genitori immigrati, che hanno frequentato due cicli scolastici obbligatori, elementi e medie, o un corso di formazione professionale organizzato dalle Regioni. Oggi la cittadinanza si può richiedere solo al compimento dei 18 anni.

Nello scorso anno scolastico sono stati 935 mila gli studenti immigrati che hanno frequentato le nostre scuole: in un quinquennio, la norma potrebbe permettere di diventare cittadini italiani a circa 560 mila ragazzi. Un dibattito caro alla sinistra, ma che divide il centrodestra.

«La Regione che conta più studenti senza cittadinanza italiana è la Lombardia, ma l’Emilia-Romagna la supera in percentuale - fa notare il sindaco Michele Guerra - Tra le province italiane, Parma è la terza in termini percentuali. Sono temi che ci riguardano ancora più da vicino e su cui occorre dire parole chiare, in linea con il nostro tempo e gli anni che ci aspettano. Ben venga se una forza di governo come Forza Italia intende promuovere lo ius scholae, dimostrando di interpretare nel modo corretto la nostra società».

«Ovviamente sono favorevole, non lasceremo cadere questa proposta - aggiunge il presidente della Provincia Andrea Massari - Da sindaco ho conferito centinaia di cittadinanze, so che percorso lungo hanno dovuto fare persone che da anni hanno qui casa, famiglia e lavoro, e con quanta emozione e orgoglio si dichiarano italiani. Il dibattito politico finora è rimasto indietro».

«Una proposta di grande civiltà, che agevola l'integrazione. Personalmente, andrei anche oltre: non ha senso che chi è nato in Italia non ottenga di diritto la cittadinanza» dice Pasquale Gerace, consigliere regionale di Italia Viva.

Per Matteo Daffadà, consigliere regionale Pd, «lo ius scholae è un regalo che facciamo ai giovani immigrati, ma anche ai nostri figli, che non devono più vedere differenze fra compagni di scuola. Sono contento che anche altre forze politiche si siano incamminate su questa strada. È un tema serio che va affrontato assieme, cercando di velocizzare la sintesi».

«Lo ius scholae conviene ad un Paese in drammatica denatalità. E viene incontro a chi teme che cittadinanze “facili” possano annacquare i valori occidentali e italiani, perché la scuola insegna diritti e doveri e fa crescere la consapevolezza delle regole alla base della convivenza civile - è il parere di Silvia Fregolent, senatrice del gruppo Azione-Italia Viva-RenewEurope - Oggi la procedura per ottenere la cittadinanza è lunghissima e complicata e crea sacche di irregolarità. Servono regole certe e chiare».

Su quest'ultimo punto è d'accordo anche il legista Fabio Rainieri, vicepresidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna: «La legge attuale sulla cittadinanza è buona, ma va migliorato e accelerato l'iter burocratico: c'è chi aspetta anche quattro anni dalla domanda e questo rende difficile, per chi è integrato e qui ha messo radici, lavorare, accendere un mutuo, comprare una casa».

All'estremo opposto dell'arco leghista, la deputata del Carroccio Laura Cavandoli: «Se la legge sulla cittadinanza va rivista, va fatto in senso restrittivo. Dal 2013 al 2022 l'Italia ha concesso quasi un milione e mezzo di cittadinanze (213.700 solo nel 2022), il numero più alto in Europa. Ai bambini nati in Italia e che frequentano la scuola è già garantita assistenza sanitaria, bonus e agevolazioni. La cittadinanza è un premio che deve essere richiesto e che presuppone la verifica dell'effettiva volontà di diventare cittadini italiani. Con questa proposta Forza Italia ha lanciato un assist all'opposizione».

«La cittadinanza è un punto di partenza e non di arrivo» premette la deputata leghista Gaetana Russo, che però aggiunge che «non c'è un pregiudizio verso la proposta di Forza Italia, a patto che si tratti di un progetto consapevole verso una reale integrazione. Il tema è complesso e divisivo e la prova è che fino che è rimasta al potere, neanche la sinistra l'ha toccato. E neppure per noi è un'emergenza».

«I temi sui quali stiamo lavorando sono fisco, lavoro, sicurezza. La cittadinanza non è nel nostro programma e questo sarebbe il momento di far vedere quanto è forte l'alleanza di governo - taglia corto il deputato leghista Fabio Pietrella - Sono d'accordo con Forza Italia che la cittadinanza debba avere aspetto valoriale, ma sono scettico che otto anni di scuola possano far conoscere e condividere i nostri ideali. Non vedo grande integrazione nelle periferie, dove pure molti giovani immigrati hanno frequentato le nostre scuole».

Sulla stessa lunghezza d'onda il consigliere regionale della Lega, Emiliano Occhi. «A volte anche gli immigrati italiani di seconda generazione sono più vicini ai Paesi di origine che all'Italia - dice Occhi - La cittadinanza a 18 anni consente il diritto di voto, e gli immigrati minorenni hanno gli stessi diritti dei minori italiani, quindi non capisco il senso dello ius scholae. È un messaggio fuorviante per gli elettori del centrodestra, in un momento in cui diamo chiari segnali sull'immigrazione clandestina. Senza contare che questa norma renderebbe impossibile espellere dal Paese, in caso di irregolarità e reati, i genitori o i familiari dei minorenni diventati cittadini italiani».

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