L'appello di Paola Pellinghelli
«Tommino, ciao» lo saluta con un bacio in punta di dita mamma Paola.
Un bacio che raggiunge in un soffio il cippo in cui gli occhi azzurri e i riccioli del bimbo per cui tutta Italia nel 2006 ha vanamente sperato sono lì, nella foto-simbolo incorniciata dai poliziotti parmigiani: «Non ti dimenticheremo mai». Anche loro sperarono fino all'ultimo: sperarono di arrivare in tempo senza sapere che fin dall'inizio il tempo non c'era già più. Dopo pochi minuti dal sequestro nella sua casa di Casalbaroncolo, Tommaso Onofri morì - fu barbaramente ucciso - in via del Traglione.
A distanza di 18 anni e mezzo il fico che allora «era piccolo, guarda: è diventato un albero»; è un cespuglio «il rosmarino che «qualcuno aveva trapiantato da un vaso», l'edera ha ricamato un mantello e restano le ranocchie di legno e ceramica scelte come compagne. Ma non è la perseveranza della natura quella che fa rimescolare il cuore in via del Traglione. È la perseveranza dell'uomo: di nuovo una montagna di rifiuti abbandonati senza ritegno, scarti di muratura evidentemente trasportati con un mezzo pesante. E più in là sacchetti pieni, cassette di plastica, perfino un seggiolino da auto per bambino. «È veramente uno schifo», li guarda amara Paola Pellinghelli, che non ha dubbi: «No, non possono non sapere che luogo è questo..». Lo sguardo va alla prima indicazione: i peluche a terra e appesi ai rami, una palla e un paio di scarpette da corsa («Queste sono una novità ..) ai piedi della targa all'imbocco della strada del cippo. La stessa che una sbarra dovrebbe preservare.
Non sa ancora come farà, mamma Paola, ma di nuovo, come nel passato, vuole ridare dignità a quel luogo. «Proverò a riformare una squadra di volontari che mi aiutino a pulire. Se il Comune darà i permessi e Iren accettasse di portar via quella massa di rifiuti, ce la faremo ancora». Cerca «qualche buon'anima che può darmi una mano: gliene sarò grata» e intanto arrivano i ricordi di chi le è stato sempre vicino. «Il 2 agosto è stato un anno senza Ledis (Ledis Fontana, allora ispettore capo della Squadra Mobile, ndr.) e proprio quel giorno mi è arrivata la notizia della semilibertà di Salvatore Raimondi». Fu Raimondi a strappare il bimbo dal seggiolone, lui a lasciare l'impronta sullo scotch che diede la svolta alle indagini, lui a guidare lo scooter fino a via del Traglione, lui a confessare per primo il luogo in cui era stato seppellito il corpicino. Se Mario Alessi è stato condannato all'ergastolo e Antonella Conserva a 24 anni di detenzione, Raimondi aveva scelto il rito abbreviato - che prevede lo sconto di un terzo della pena- e gli anni erano diventati 20: ne ha trascorsi in carcere 16 e mezzo (grazie agli sconti dovuti alla «liberazione anticipata» per la buona condotta), ma è ancora dietro le sbarre per una seconda condanna, nel 2018, a 3 anni e mezzo per estorsione nei confronti di un altro detenuto. Nel frattempo si è sposato con una detenuta, la semilibertà gli permette di lavorare come magazziniere e il fine pena dovrebbe arrivare tra circa un anno. «Qualche mese fa il Tribunale di Sorveglianza ci ha interpellati per sapere se eravamo stati risarciti e se acconsentivamo al perdono - racconta Paola Pellinghelli -. Ma i soldi non sono mai arrivati e comunque mi farebbero orrore. E il perdono non è nemmeno da nominare. Io vorrei che tutti scontassero l'intero periodo di condanna, ma chi mi ascolta?». Per ridare dignità al bosco di Tommy, però, c'è qualcuno che la ascolta?
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata