Incidente
Sì è costituito l'uomo che nella notte tra venerdì e sabato ha travolto il 35enne originario del Pakistan in via Mantova. Proprio dopo alcune ore, si è presentato spontaneamente in questura: si tratta di un 50enne, che ha ammesso alla polizia di essere stato alla guida dell'auto che ha investito il povero pakistano, abbandonandolo privo di sensi sull'asfalto: il 35enne è ancora ricoverato nel reparto di Rianimazione del Maggiore in condizioni disperate. E la sua vita è davvero appesa a un filo.
Il terribile incidente è avvenuto intorno alle 3,40: il 35enne che lavora per la cooperativa Leonida che distribuisce i giornali per conto della «Gazzetta di Parma» stava percorrendo il cavalcavia sopra la ferrovia di via Mantova spingendo la bici carica di giornali da portare di casa in casa.
In pochi secondi l'urto devastante: un'auto che viaggiava verso il centro lo ha travolto e lo ha sbattuto contro il guardrail, prima di cadere a terra. L'automobilista non si è fermato per soccorrerlo e ha proseguito la sua corsa. Fortunatamente, alcune persone di passaggio hanno chiamato il 118 e sul posto sono intervenute l'ambulanza, l'automedica e la polizia stradale: già da subito il 35enne è apparso molto grave ai medici per i diversi traumi riportati all'addome, agli arti inferiori e alla testa. E il 35enne pakistano è stato trasportato al Maggiore e immediatamente ricoverato in Rianimazione. La polizia stradale ha subito avviato le indagini per identificare l'automobilista in fuga e per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente: utili all'indagine sono stati i frammenti dell'auto persi durante il violento urto e trovati sul cavalcavia di via Mantova, ma anche i video delle telecamere che si trovano sulle vie di fuga dell'auto. Indagini ancora in corso per accertare cosa sia avvenuto quella notte, anche se poi l'automobilista 50enne ha deciso di presentarsi in questura per costituirsi.
Una storia terribile che potrebbe spegnere ora dopo ora i sogni di questo 35enne arrivato dal Pakistan nel 2012: solo poco più di un anno fa è tornato a casa un mese per sposarsi con la ragazza che conosce da sempre, addirittura dai tempi della scuola, e così iniziare una nuova vita in due, anche se divisi da tutta quella distanza.
«Un ragazzo molto bravo -ripetono i colleghi della cooperativa -. Tutti sono contenti di lui: una persona onesta e molto seria sul lavoro: sempre puntuale e affidabile. Arriva alle 2 nella sede della Gazzetta e mette a posto i giornali, poi fino alle 10 va avanti e indietro dalla città sempre in sella alla sua bicicletta per distribuire le copie agli abbonati».
Un ragazzo che impegna le sue giornate solo per lavorare e risparmiare i soldi guadagnati sul campo: tutto per creare con la giovane moglie un futuro migliore, una bella famiglia e una casa, la stessa che sta costruendo nella sua città natale a Gujrat. Da circa 10 anni porta a domicilio le copie della Gazzetta di Parma. «E poco tempo fa è riuscito a comprarsi a rate una bicicletta elettrica - continua il collega e amico - ma proprio il giorno prima dell'incidente mentre si è fermato in un bar a prendere una bottiglietta d'acqua la sua bici è sparita nel nulla: rubata. Per cui l'altra notte è dovuto venire a lavorare con una bici normale e molto pesante: è per quello che era a piedi per spingere il carico di giornali mentre stava percorrendo il ponte».
A novembre avrebbe avuto il mese di ferie meritato, ma lui ha deciso di lavorare proprio per mettere via il denaro sufficiente per finire la casa: è venuto in Italia per quello e se non fosse stato per quell'incidente mattone dopo mattone avrebbe realizzato tutti i suoi progetti in poco tempo: «Quello che si guadagna in Italia con un giorno di lavoro - ripete sempre -, in Pakistan ci vuole un mese».
«Per questo - conclude il collega - è un uomo che non spende mai nulla e si accontenta di vivere in una stanza insieme ad altri pakistani: tanti sacrifici per lui e la moglie, che vista la gravità dell'incidente è già stata informata delle terribili condizioni del marito, costretto in quel letto della Rianimazione».
Mara Varoli
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