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TRAGEDIA

Quindicenne trovata morta in casa di un amico: uccisa da un'overdose di anfetamine

Quindicenne trovata morta in casa di un amico: uccisa da un'overdose di anfetamine

di Georgia Azzali

04 Settembre 2024, 03:01

Aveva solo 15 anni, Nina (la chiameremo così). Ma aveva anche una fame di vita, di energia, di novità. Desiderio infinito di sperimentare e di fuggire da ricordi e dolori che la tormentavano. Perché anche se sei una ragazzina, puoi avere già mille piaghe da curare. Nina se ne è andata nella notte tra l'11 e il 12 agosto nella casa di un amico, nel quartiere Lubiana. Morta di droga. Fin dall'inizio erano stati esclusi segni evidenti di violenza sul corpo. Ma l'autopsia ha confermato quel terribile sospetto: a uccidere Nina sarebbe stata in particolare un'overdose di Mda, un'anfetamina psichedelica che può essere venduta in pillole o in cristalli da diluire in acqua o alcol.

Così facile da assumere. Oltre che da trovare nelle piazze dello spaccio. E così devastante. Le indagini della squadra Mobile alla ricerca del pusher continuano, per quanto sempre maledettamente complicate in questi casi. Mentre è già stata ampiamente approfondita la posizione dell'amico, il 18enne che l'aveva ospitata: non fu lui a procurarle la droga e nemmeno avrebbe lanciato in ritardo l'allarme, tanto da poterlo accusare di omissione di soccorso.

Ore d'estate in compagnia. Con l'intera casa dell'amico a disposizione, visto che i genitori erano in vacanza. Ma non erano soli Nina e il 18enne: nella prima parte della serata c'era anche un altro ragazzo. Che poi ha lasciato l'appartamento, mentre Nina si è fermata a dormire.

Prima la cena, poi l'Mda, molto probabilmente sciolto in una bottiglietta d'acqua, come spesso si fa per assumerla. E forse i primi effetti non hanno tardato molto a farsi sentire, perché quel tipo di anfetamina, oltre a scatenare effetti allucinogeni, può far innalzare in modo vertiginoso la temperatura corporea. Ma è chiaro che Nina ha ritenuto (purtroppo) quelle prime reazioni transitorie, gestibili. E forse, quando gli effetti sono diventati sempre più pesanti, l'amico, che avrebbe assunto la stessa sostanza, si era già addormentato. Alla mattina, quando si è svegliato, vedendo la ragazza adagiata immobile, ha capito che forse non c'era già più tempo. Ha chiamato subito il 118, ma Nina non c'era già più.

Contatti, celle telefoniche: si continuerà a setacciare per arrivare a dare un nome allo spacciatore che, nel caso venisse rintracciato, dovrà rispondere di morte come conseguenza di un altro reato. Sempre difficile, però, dare un nome al pusher e ancora più complesso - a volte - provare la responsabilità in tribunale.

Resta il dramma. Di una famiglia. Di una comunità. «Era una bambina libera, solare, che amava giocare con i compagni di classe», avevano ricordato gli amici delle elementari poco dopo aver saputo che Nina se ne era andata. Lei che era ancora poco più che una bambina.

Georgia Azzali

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