La zona dietro la stazione
Il titolo era inequivocabile: «La bonifica dell'area dietro la stazione partirà a settembre. Poi via alle urbanizzazioni».
Tutto bene, tranne per un dettaglio: quell'articolo è datato primo agosto 2018. E da allora sono passati sei anni e un mese. Ma la bonifica non è mai decollata, delle urbanizzazioni non c'è traccia mentre in compenso quella fetta di Parma rinnovata («una superficie complessiva di circa 20mila metri quadrati destinati per lo più ad abitazioni e uffici, con una parte ridotta riservata al commercio») è ben diversa dalla sognata città ideale. Qui infatti regnano erbacce alte come un uomo, rifiuti, sporcizia di ogni tipo. Qualche abitante comunque c'è: «sono i tossici che vengono a farsi la dose quotidiana– spiegano i vicini. - Sono disperati, sembrano zombie». E le bottigliette con cui si massacrano di crack sono le tracce del loro passaggio.
«Inutile girarci intorno, la situazione è intollerabile – allarga le braccia uno dei commercianti che resistono sulla vicina via Trento. - La zona alle spalle della stazione è ormai una terra di nessuno. E questo sfacelo contagia tutti i dintorni».
Basta trascorrere camminando intorno giusto un paio d'ore per capirlo: tra via Alessandria, via Brenta e via Brennero si spalancano pratoni spelacchiati e incolti chiusi, si fa per dire, da paratie di metallo nemmeno fissate a terra. Per entrare non occorre neanche fare lo sforzo di spostarle.
In alcuni angoli più protetti, e d'estate come tetto basta la chioma di un albero, si trovano i segni dei bivacchi: bottiglie vuote, confezioni di cibo, abiti luridi abbandonati. E poi pezzi di bici, catene tagliate, una vecchia borsetta.
Le strade che attraversano la zona da urbanizzare poi sono diventati parcheggi: e all'ombra delle auto in sosta ci si siede per fumare la coca o l'eroina mentre i pusher, strategicamente piazzati davanti ad alcuni locali dei dintorni, aspettano i clienti. Chi ha fretta viene di persona a comprare, altrimenti si usa il telefono per fare l'ordine. E il monopattino serve per le consegne.
«Lo sanno tutti, è una situazione alla luce del sole che viene sottovalutata – polemizza un altro commerciante che racconta come il viavai di tossici sia continuo mentre i clienti normali - come dare loro torto? - finiscono per girare al largo. «Il risultato è che alla fine dovremo andarcene noi». E anche se le difficoltà a fare quadrare i conti spiegano almeno in parte il tono amaro tra queste stradine la sensazione che l'abbandono della zona stia davvero contagiando tutti.
Dalla parte della stazione, dalle vetrate a filo del binario 8 o dalle finestre dei palazzi che formano la piazza posteriore, spicca la grande distesa di erbacce che assediano a via Alessandria. Più avanti, una piccola laterale come via Adamello finisce in una ringhiera gigante. Ma è con via Brennero che i problemi peggiorano.
«Si siedono sulle porte per drogarsi, si infrattano dove possono - lamenta il titolare di un ufficio. - Abbiamo trovato dosi nascoste anche tra i contatori del gas, dietro le grate».
E questo spiega il curioso comportamento di un uomo in ciabatte, andatura tremolante e occhio vitreo, che trascina i piedi e si ferma a toccare ogni cosa che vede a terra. La speranza è che sia la dose caduta a qualcuno, che ci si possa fare senza dover pagare. Ma non funziona: ed ecco allora un tale allampanato di colore che compare dal nulla, borbotta qualche parola e si apparta con l'uomo in ciabatte. poi riprende la sua attesa del prossimo cliente.
«Se non faranno qualcosa alla svelta questa zona sprofonderà ancora di più», è l'ultima amara previsione di una residente. - Almeno realizzassero dei parcheggi per tutti, ripulissero dalle erbacce».
In attesa degli interventi tanto attesi l'occhio cade su un altro articolo: «Fermeremo le polemiche, non i lavori» recita il titolo che parla di via imminente per le ruspe.
Purtroppo spicca la data: era il 13 dicembre 2012. Da allora Santa Lucia è tornata dodici volte. Ma il regalo al quartiere San Leonardo non è mai arrivato.
Luca Pelagatti
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