Emergenza
In una foto una ragazza dorme per terra, circondata da rifiuti e bottiglie di vetro, nello stretto spazio dell'uscita d'emergenza di un garage condominiale. Nello stesso pertugio, un'altra ragazza si accascia per un «buco». Poi c'è la giovane che nasconde dosi di droga nelle parti intime (operazione svolta su un marciapiede, fra le auto parcheggiate, alla luce del sole) e un giovane che, in pieno giorno, riceve da uno spacciatore una manciata di pillole e se le ficca in bocca mentre si incammina per strada. Foto e video rubati dietro la tenda di un appartamento, in silenzio, perché filmare e fotografare qui è pericoloso.
Benvenuti nel quartiere San Leonardo, la porta di ingresso dell'elegante Parma, che appena pochi chilometri più avanti diventa salotto buono, in ghingheri con palazzi nobiliari e chiese maestose. Bellezze pietrificate, immuni al passare del tempo.
Ma qui, in San Leonardo e Cortile San Martino, il tempo scorre velocissimo, e disegna un quartiere profondamente mutato anche solo rispetto a vent'anni fa, con un tessuto sociale nuovo.
Lo spiega bene un signore, dal forte accento del sud, che si avvicina al capannello di persone riunitesi sabato mattina in via Trento (con l'ex sindaco Pietro Vignali) per esporre i tanti problemi del quartiere. «Quando sono arrivato, tanti anni fa, ero felice di vivere in questa città. Qui sono nati i miei figli, qui ho lavorato duramente e comprato casa, non vorrei andarmene. Ma francamente oggi tante zone del sud sono più sicure di San Leonardo. E tanti compaesani sono tornati giù».
Vecchia immigrazione, nuova immigrazione. E in mezzo il deflagrare delle dipendenze. «Qui è spaccio a cielo aperto, tutti i giorni - dice Maria Daidone del «Gruppo controllo di vicinato», che parla di via Amendola: «Dove una volta c'era un Caaf, ora ci sono due negozi etnici che vendono valanghe di birre. I clienti le consumano per strada, spesso si ubriacano e lasciano lì le bottiglie». È pericoloso anche guardarli storto, dice qualcuno.
Luigi Ciofani, che abita in via Trento, parla della difficile situazione in via Monte Altissimo: «Pusher quanti ne vuoi, sempre i soliti noti, che nessuno disturba. E i consumatori si intrufolano negli ingressi dei condomini e consumano lì, alla luce dei telefonini. Come si fa ad entrare e uscire di casa sicuri?».
Il degrado è effetto e causa, un serpente che si mangia la coda. «La poca illuminazione favorisce chi spaccia e chi compra. In via Palermo il cantiere accanto al parcheggio è diventato un dormitorio» dice Fabrizio Rossi, che abita in piazza Rastelli.
Chi in San Leonardo aveva trovato accoglienza, come Vittorio Gurrado, inquilino da oltre vent'anni di uno stabile Acer, ora si sente minacciato: «Viviamo in mezzo a persone estranee, il subaffitto è selvaggio, nessuna cura delle parti comuni. In cinque anni mia moglie è stata aggredita due volte».
La sensazione ricorrente è quella di vivere assediati. «A volte rinunciamo a parcheggiare l'auto in garage perché è pericoloso mettersi a discutere con chi bivacca davanti ai cancelli» dice Attilio («nessun cognome, va bene così»), che vive in via Ortles.
Una situazione pesante soprattutto per chi il quartiere lo vive quasi tutto il giorno: anziani, bambini, ragazzi, commercianti. «Dopo le 18,30 nessuno entra. Troppa paura. E ho paura anch'io» dice Oriella Baialuna, titolare dell'omonimo negozio di articoli sanitari in via Trento, che fa parte del gruppo «Impegno sociale San Leonardo-Cortile San Martino.
Difficile trovare un posto dove far giocare in sicurezza i bambini, incalza Bruna Bartoli, che abita in via Corini. E Matilde Viglioli, 17 anni, si lamenta che uscire la sera è diventato pericoloso: «Per noi giovani, l'unico ritrovo nel quartiere è diventato il McDonald's».
Tutti chiedono pulizia più puntuale, illuminazione adeguata, parcheggi e rastrelliere. E soprattutto, tutti invocano una maggiore presenza delle forze dell'ordine. «Lo street tutor c'è dalle 7 alle 19, manca nelle ore più critiche», dice sempre la giovane Matilde. «Sappiamo tutti chi spaccia e in quale postazione - aggiunge Fabrizio Fontani, che abita in via De Ambris - Perché non vengono fermati?».
L'esasperazione è palpabile e potrebbe essere pronta a scoppiare. «Ci sentiamo abbandonati - dice Giovanni Cunetto, presidente di Parma Nuovo Futuro, associazione no profit - Noi aiutiamo chi ha bisogno, ma chi aiuta chi vive qui? Dobbiamo imparare a farci giustizia da soli?».
Monica Tiezzi
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