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La gazza ladra

La Vanoni fa 90: e Coruzzi la racconta

La Vanoni fa 90: e Coruzzi la racconta

di Mauro Coruzzi

22 Settembre 2024, 03:01

«Ah, l’amore l’amore…quante cose ti fa fare l’amore…»: ancora me lo ricordo e, come un mantra che poi tale diventa negli anni, diventa un intercalare, quasi una preghiera…La prima volta che sentii questa frase, era il 1970: all’allora pienamente attivo Teatro Ducale di via Nino Bixio c’era la Vanoni. Il quindicenne precoce che mi abitava s’era fatto il suo gruzzoletto facendo il rider porta verdure a casa delle redzore di San Leonardo e, tac! col biglietto in tasca per la platea (l’anno prima, con mamma, andammo nei «secondi» per vedere la Mina…), aspettavo l’entrata in scena. La «scaltra» cosa fa? Mica si presenta subito ai nostri occhi nel suo splendore, ma «attacca» a recitare, lei sa farlo e molto bene, dietro il sipario, invisibile ma udibile, in teatro il fiato trattenuto di noi pubblico e lei, supportata da un’orchestra che le porge un festante «intro» musicale, finalmente appare e si becca il primo scrosciante applauso, mentre «l’occhio di bue» la segue, nella camminata realmente «da diva» fino al centro del palco.

Ornella Vanoni fa 90 anni, 70 di carriera, nel 1955 io nasco e lei è già al Piccolo Teatro di Milano, timida e già divorata dall’ansia, alta come certe milanesi dai passi lunghi, mica una che arrivava dalle periferie, una figlia d’industriali, studi in Svizzera («e pensare che volevo fare l’estetista…» dirà poi in uno sei tanti «comic moments») e poi… poi l’abbiamo visto, lo vediamo, un pilastro dello spettacolo, una colonna di 1.80 che non crolla, e meno male, ogni tanto trema un po’ ma poi si riprende a velocità supersonica. Un paio d’anni fa è in treno, s’alza per andare in bagno mentre il convoglio fa una «sbandata» e lei, boom! Vola giù, si spacca il femore, e niente, un mese dopo, rimonta sul tacco 12 ed è di nuovo in scena («urlavo dentro di me come una pazza, ma sorridevo mentre cantavo, che so, “Un sorriso dentro il pianto”»).

Nei primi anni della grande popolarità, credo che la «gente», di primo acchito, la trovasse sì brava, ma anche un po’ altera, troppo sofisticata: nei tardi anni ’60 va a Sanremo, accoppiata a Orietta Berti e matura l’idea che tra le due ci sia il gelo, o meglio che Ornella non ne voglia sapere di fare foto vicino a «quella», troppo «popolino» con lei così «fashion» per di più anche attrice…!: bravi i promoter dell’epoca perché in realtà le due O sono diventate così amiche che si sentono spessissimo (Ornella ha il dito facile sui numeri, magari ti tiene al telefono una mezz’ora poi, improvvisamente, ti chiude e ciao…): e con le altre, colleghe & dintorni, ha spesso voluto darsi da fare, anche con quelle che sembrano distanti da lei anni luce, come e Elodie e Il dito nella piaga, figlie sì a loro modo della «trasgressione», con le quali ha appena riproposto «Ti voglio», sua canzoncina «erotica» degli anni '70 (un album esce nell’imminente ottobre, «Diverse»…), ma non c’è confronto tra le tre, le «giovinette» ansimano, fanno gridolini e anche bene, poi arriva la «Orny» e le stende con un respiro, un sospiro…

Le è sempre piaciuto provocare, saggiare le reazioni, anche delle altre donne di fronte al suo «carisma»; primi anni 80, Ornella è in gara con «Io come farò» (scritta da Gino Paoli, il suo Gino che, destino vuole e calendario pure, compia anche lui 90 anni il 23 di settembre, a 24 h di distanza da lei…). E’ un anno per me un po’ complicato dal punto di vista professionale, per via che ho da gestire Moana Pozzi, in qualità di inviata al Festival per un broadcast radiofonico diffuso in tutt’Italia e già stare vicino a Moana, lo potete immaginare, non era facile, vista la marea di gente che la seguiva, fatto sta che riesco ad organizzare un incontro tra le due, su uno yacht, appartenente all’industriale Grundig: pace intorno, salottino riservato, microfoni piazzati per entrambe, silenzio tombale per non so quanti secondi, troppi… Nessuna delle due parlava, oddio cerco di attrarre l’attenzione di Moana per «invitarla» ad iniziare l’intervista , quando Ornella, sorridendo maliarda le dice «belle quelle mutandine rosse, il pizzo sotto la paillette della mini ci sta!!!». Risata tra le due, complicità, Ornella se l’era squadrata da cima a fondo, e bene, se l’era conquistata, che poi nell’intervista si parlasse più di uomini che non del brano della Vanoni era certamente il minore dei mali…

Quello che è parso sempre poco canonico in Ornella è l’uso a volte spietato della sincerità, che può sembrare anche fin troppo severo nei contenuti…Una delle sue «amiche» di un tempo è stata Mina, giocavano a carte, due padane alto lombarde, due stangone, due di cui si narrano leggendarie conversazioni in cui gli ometti di turno per l’una e/o per l’altra, venivano letteralmente messi a «nudo» fino al dettaglio nemmeno nominabile ma poi la «tigre di Cremona» molla piano lo scopone e anche la tv, i concerti, l’apparire e stacca anche la corrente quasi col mondo intero, amicizie di un tempo comprese…

Senza mai nominarla, Ornella ne parla, non spesso, ma quel tanto che basta per far capire quanto un po’ le secchi che l’intesa con «quella» sia andata perduta negli anni. A un certo punto chi lavora ai fianchi di entrambe compie una specie di miracolo e le due incidono una canzone insieme : «Amiche mai», una distante dall’altra anche per la registrazione, ciascuna per proprio conto, ma nasce un capolavoro talmente fuori misura per la media del gusto nazional popolare, loro piene zeppe di arzigogoli e vezzi, due voci che fanno a gara nel dare colore e tono al pezzo, loro, che sono già in cima alla piramide…

Nel 2019 ci troviamo a condividere un’esperienza televisiva: Maria De Filippi ci nomina giudici del serale di Amici celebrities (allora ero ancora e «anche» Platinette…) e, per una mesata di puntate, ci troviamo fianco a fianco a sentire i «famosi» che vogliono anche «cantare», Emanuele Filiberto di Savoia, Ciro Ferrara, Joe Bastianich tra gli altri…) e lei, che tra una performance e l’altra se la rideva di brutto («ma questo non canta, pare abbia una colica» e avanti di questo passo, io «morta/o dal ridere», anche quando, tipo nelle pause dello show , mi dice all’orecchio «…ma tu fai ancora all’amore? E se fosse con chiiii ???», trascinando la i a più non posso.

Non la si può né la si deve riportare a «miti consigli», lei vive quando si dà da fare, lo spazio e il tempo sono convenzioni che non valgono per lei… Si è intenerita non perché i 90 anni l’hanno progressivamente portata a essere più clemente col mondo fuori, ma perché ora è più generosa nell’esporre questa parte di sé ben camuffata da quell’intelligenza «diabolica» di chi sa tanto della vita, nessun sentimento escluso. Da quando mi «sono fatto male» con l’ictus, mi chiama ogni tanto per aggiornarsi… «Ma non sei ancora morta?» o «Certo che anche tu come me hai una luuunga carriera alle…spalle… meno lunga della mia, sei più giovane anche se non lo sembri affatto» e, appena butta giù il telefono, stai ancora ridendo, una battuta dopo l’altra, senza fine…

Le vogliamo bene perché… i perché sono tanti, magari diversi per ciascuno di noi, come sono differenti per noi singolarmente le preferite tra le tante canzoni di un repertorio immenso; c’è una canzone che più di altre mi fa pensare a Lei, quasi un identikit, «Rossetto e Cioccolato» in cui c’è la frase «che non gustarli sarebbe un peccato» … Appunto…Grazie Ornella, ma grazie davvero per i tuoi primi 90 anni…

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