Calcio
Non è finita finché non è finita. Un concetto tanto caro al mondo del baseball e al suo ideatore Yogi Berra ma anche a Fabio Pecchia che, soprattutto, dalla passata stagione, anche grazie ai cambi, è riuscito a risolvere e ribaltare partite dal risultato, all’apparenza, già scritto nei minuti conclusivi. A molti la rimonta incredibile di Lecce, maturata tra il 93’ e il 95’, ha ricordato da vicino il clamoroso 3-3 del 10 dicembre di un anno fa al Tardini col Palermo, avanti di due reti fino allo scadere e riagguantato in extremis dai subentrati Mihaila e Charpentier. Quel pareggio d’oro e ormai totalmente insperato aveva assunto, proprio come stavolta, il sapone della vittoria e fu eretto a simbolo della «zona Parma» o, se preferite, dei finali al «cardio-Parma», che rappresentarono una costante nella straordinaria cavalcata della passata stagione in serie B.
Ben dieci i punti in più raccolti in pieno recupero che, dati alla mano, fecero la differenza nei momenti topici del campionato: per il primo guizzo in extratime è bastato attendere solo la terza giornata, quando il tap-in sottomisura di Colak al 94’ consentì di espugnare il campo del Pisa ma, sempre nella stessa fascia temporale, i crociati seppero conquistare, con grande cuore e carattere, altri successi fondamentali, in primis, quello del 3 febbraio scorso nello scontro diretto sul Venezia, piegato al 100’ dal destro al volo di Camara da fuori area.
E poi, il trittico a cavallo tra novembre e dicembre chiuso dal Palermo ma che includeva anche l’1-1 contro il Modena, raggiunto al 93’ da Partipilo in mischia, e l’autogol di Moutinho al 94’ che regalò l’affermazione di misura in casa dello Spezia. Senza dimenticare nel girone di ritorno la rinominata «zona Delprato», che, in proiezione offensiva, firmò, nel giro di tre settimane, due vittorie pesantissime ai danni di Pisa (3 a 2 subito dopo il momentaneo pari di Canestrelli al 92’) e Brescia. Rimonte «impossibili» che fanno parte del Dna della banda di Pecchia, il quale spesso e volentieri ha pescato risorse inimmaginabili e forze fresche dalla panchina, come dimostrano i diciassette timbri più sette assist dei sostituti, capaci di dar nuova linfa alla squadra, soprattutto, a ripresa inoltrata.
Le grandi «remuntade»
Difficile ricordare una serie così lunga di gare riacciuffate e rovesciate in un arco di tempo così ravvicinato ma, in epoca non troppo remota, l'impresa riuscì in due occasioni all'allora tecnico Roberto D'Aversa. Quella rimasta nella memoria collettiva dei tifosi risale al 5 febbraio 2017 in Lega Pro: il Pordenone, poi avversario nella semifinale play-off, si ritrovò a condurre 1 a 2 al Tardini ma venne prima agganciato da Munari al minuto 89 e poi sorpassato dalla strepitosa rovesciata di Calaiò al 91' sotto la curva Nord che scatenò la gioia irrefrenabile di tutto il pubblico. Meno storico ma ugualmente degno di nota l'esito di un derby emiliano col Bologna in era Covid. Il 12 luglio 2020 i felsinei, sopra di due reti, sembrano ormai certi di portare a casa la vittoria ma non hanno fatto i conti con Kurtic e Inglese che, come Almqvist e Hainaut al Via del Mare, sempre tra il 93' e il 95' timbrarono un 2 a 2 impensabile. Uno dei tanti capitoli dei finali al «cardio-Parma».
Marco Bernardini
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