NEONATI MORTI
Un'immagine sfuocata che si infila in una porta laterale del palazzo di giustizia. E' ancora così, Chiara Petrolini, la madre dei due bambini trovati sepolti nel giardino della casa di famiglia di Vignale. Un enigma anche per chi credeva di conoscerla bene, questa 21enne, brava studentessa universitaria e baby sitter amorevole. Camicia bianca, jeans, pullover annodato attorno alle spalle e grandi occhiali neri, si intrufola in tribunale alle 14,25 passando dall'edificio adiacente della procura per dribblare la ressa di giornalisti in agguato. E ne esce poco dopo. Non ha parlato davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia: si è avvalsa, legittimamente, della facoltà di non rispondere. Forse la scelta più saggia che potesse fare in questa fase, avendo peraltro già ottenuto i domiciliari, benché la procura stia valutando l'ipotesi di proporre appello ricorrendo al Riesame per farla entrare in carcere, come aveva chiesto. E sulla decisione di rimanere in silenzio, Nicola Tria, difensore della ragazza, spiega: «Una scelta tecnica: ovvio che questo non significa, e mi preme chiarirlo, che in un altro momento non possa rendere dichiarazioni o sottoporsi a interrogatorio. Così come ha fatto anche in due circostanze in precedenza, una volta presentandosi spontaneamente, una volta essendo interrogata. E io credo abbia anche fornito un contributo per nulla irrilevante per la ricostruzione dei fatti». Poi un appello a tutti affinché «vengano rispettate la riservatezza e la sofferenza di tutta la famiglia di Chiara, ma anche il silenzio che hanno deciso di mantenere», aggiunge Tria.
Per due volte la ragazza è stata ascoltata dal pm Francesca Arienti. E sempre sul filo del precipizio. Chiara è indagata per omicidio pluriaggravato, dalla premeditazione e dal rapporto con il discendente. Aggravanti che possono portare all'ergastolo. Dopo aver partorito il secondo bambino, nella notte tra il 6 e il 7 agosto, l'avrebbe fatto morire dissanguato tagliando il cordone ombelicale senza chiudere la lesione. Ma alla ragazza viene anche contestata la soppressione del cadavere del primo figlio, nato il 12 maggio 2023, poi sotterrato in una buca profonda accanto a quella molto più piccola del fratello e scoperto il 7 settembre. Poveri resti su cui - forse - potrebbe fare luce l'analisi antropologica affidata a Francesca Magli, specialista del Labanof di Milano. Gli esami, tuttavia, possono individuare la presenza anche minima di lesività sullo scheletro, ma non altro. Insomma, se il bambino fosse morto dissanguato, come nel secondo caso, oppure per qualunque altra causa che non abbia provocato una lesione scheletrica, nulla potrebbe emergere. Per quanto riguarda il bimbo ritrovato ad agosto, poi, il gip ha riqualificato il reato di soppressione di cadavere in quello meno grave di occultamento.
Quando è comparsa davanti al pm, Chiara ha ammesso di aver partorito entrambi i figli in casa, in assoluta solitudine, dopo aver nascosto a tutti - genitori, fidanzato, parenti e amici - le gravidanze, dicendo però che i piccoli erano nati morti. Bugie e contraddizioni che la procura le ha contestato, mettendo in evidenza in particolare le sue frequenti ricerche online: «come nascondere la pancia in gravidanza», «indurre un aborto», «come anticipare il travaglio». E ancora navigazioni in rete sulla decomposizione dei corpi e su «dopo quanto puzza un cadavere». Tutti elementi che portano dritti alla premeditazione.
«Manca ancora qualche pezzo in questa storia?», chiede qualche cronista al difensore al termine dell'interrogatorio. «Manca ancora qualche pezzo, ma non so a cosa voi vi riferiate», risponde Tria.
Il pensiero va a ipotetici complici. Che per ora non esistono. E forse non esisteranno mai. Perché - per quanto complicato e aberrante - fare da sola tutto ciò che Chiara ha fatto è possibile. Tragicamente possibile.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata