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Stop alla caccia al cinghiale, Massari critico. Giovanni Filippini, commissario straordinario alla peste suina africana, il primo ottobre ha firmato un'ordinanza in cui si vieta la caccia al cinghiale nelle aree di restrizione, tra cui c'è la provincia di Parma, introducendo anche le zone di controllo dell'espansione del virus a ridosso delle barriere stradali e autostradali. Un'ordinanza, la 5/2024 che resterà in vigore fino al 31 marzo 2025, in materia di contrasto alla peste suina africana, che suscita le forti perplessità dell'ex presidente della Provincia Andrea Massari.
«Questa ordinanza è una sorta di fulmine a ciel sereno - spiega - che dice a tutti gli Ambiti territoriali di caccia e ai cacciatori che non si può cacciare il cinghiale nelle aree 1, 2 e 3. Tutto questo avviene solo poche ore prima, dal momento che l'ordinanza è stata firmata il primo ottobre alle 18, del via alla caccia al cinghiale, scattata mercoledì. Una decisione che, oltre a mandare su tutte le furie i cacciatori che hanno pagato l'iscrizione, viene calata dall'alto dal commissario senza coinvolgere nessun ente o territorio e, soprattutto, senza coinvolgere gli Atc che fino a ieri avevamo considerato come i nostri principali alleati nella missione di eradicazione della peste suina».
Questa ordinanza, aggiunge l'ex presidente della Provincia, «istituisce anche una zona nuova, la Cev (zona di Controllo espansione virale) che comprende le autostrade, l'A1 e l'A15, in cui l'unico che può autorizzare le attività è il commissario stesso».
Nelle zone Cev l'abbattimento e il conseguente depopolamento dei cinghiali sarà svolta da «ditte appositamente incaricate, forze armate, polizia provinciale e operatori abilitati al controllo faunistico».
«Di fatto - riprende Massari -, però, questa decisione esautora il territorio e i rapporti tra la polizia provinciale, gli Atc, a cui non viene riconosciuto l'impegno nella ricerca delle carcasse e nel depopolamento, e gli altri soggetti. Faccio una domanda molto semplice: come possiamo arginare la diffusione del virus se chiediamo ai cacciatori, che finora sono stati parte integrante del contenimento, di sospendere la loro attività? Non si può, infatti, ignorare il contributo fondamentale che hanno dato finora anche per proteggere la filiera dei salumi dai rischi economici e sanitari».
Tornando all'ordinanza, questa si articola sostanzialmente in quattro punti: contenimento dei cinghiali nelle zone soggette a restrizione «rafforzando barriere stradali e autostradali o costruendo nuove barriere»; depopolamento «ai fini dell'eradicazione della malattia»; sorveglianza epidemiologica anche nei suini domestici; rispetto delle misure di sicurezza negli stabilimenti. «Condivisibile la ratio - conclude Massari - di non muovere cinghiali infetti, ma senza però privarci di un contributo importante come quello dell'attività venatoria dove questa risulti attuabile».
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