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Lutto

Addio ad Armando Fanti, testimone autentico della parmigianità

Addio ad Armando Fanti, testimone autentico della parmigianità

13 Ottobre 2024, 03:08

Con la scomparsa nei giorni scorsi di Armando Fanti se n'è andato un rappresentante della parmigianità più autentica, un esempio di tipicità popolare della nostra città.

Nono di 11 fratelli cresciuti nel Dopoguerra nel quartiere di borgo del Naviglio, inizia giovanissimo l'attività lavorativa. All’età di 10 anni il padre gli trova lavoro presso un fornaio della zona, per il quale deve effettuare le consegne a domicilio a bordo di una bicicletta. Molti lo hanno visto e lo ricordano nell'atto di spingere a braccia la sua due ruote per il peso insormontabile del carico di pane. Ma la fatica non lo scoraggia e, nel giro di poco, diventa fornaio.

Per alcuni anni abbraccia la quotidianità e l’artigianalità di questo mestiere, finché la trasformazione industriale in corso in quel periodo non gli offre l’occasione di entrare in fabbrica. Viene così assunto alla Ligure Emiliana, azienda da poco insediatasi a Parma che produce scatole in alluminio per la conservazione dei prodotti e delle bevande alimentari (tonno, legumi, bibite e altre specialità).

Nel giro di qualche anno si specializza nella litografia, la stampa a colori di immagini e loghi sulle confezioni, e in poco tempo diventa uno dei più apprezzati litografi presenti sul mercato. Alla Ligure Emiliana resta per 30 anni, stimato, oltre che per le proprie competenze tecniche, anche per la capacità di lavorare in gruppo e fare squadra con i propri colleghi.

Purtroppo, a causa di un improvviso intervento chirurgico al cuore, è costretto ad abbandonare il lavoro «pesante» e così - grazie al pragmatismo che lo caratterizza, nonché alle proprie competenze meccaniche - trova occupazione come manutentore delle piscine comunali, lavoro che svolge per una ventina d’anni.

Agli inizi degli anni Duemila, la moglie Nara apre la prima yogurteria della città, così Armando, dopo 50 anni di onorata carriera, decide di completare al suo fianco il proprio percorso lavorativo. Negli ultimi venti anni si dedica così alla preparazione della frutta e all’acquisto dei prodotti per l’attività della moglie, con cui condivide l’intera vita, fino ai suoi ultimi giorni.

Espansivo e gioioso, in ogni suo gesto Armando esprimeva la propria voglia di vivere. Un amore per la vita che ha sempre condiviso con i numerosi amici. Amava la compagnia e le discussioni conviviali, soprattutto in tema di sport e politica. Socio e assiduo frequentatore dei circoli Molen Bass e Indomita, coltivava con entusiasmo e spontaneità il vero senso dell’amicizia, grazie anche alla sua particolare generosità, che lo faceva essere sempre pronto ad aiutare il prossimo in qualunque circostanza.

Grande appassionato del mondo dell’enogastronomia, Armando si è sempre prodigato nella ricerca di prodotti e vini tipici delle nostre zone, nonché di altri reconditi territori italiani ricchi di tradizioni e tipicità.

Spinto dalla sua immancabile curiosità di conoscere e scoprire, era un affezionato lettore della «Gazzetta» e non perdeva l’occasione di partecipare agli eventi culturali e artistici riservati agli abbonati.

Oltre all’amata Nara, lascia i figli Stefano, direttore del Consorzio del Prosciutto di Parma, e Francesco, responsabile dei servizi informativi della Stazione sperimentale di Parma e presidente della Parma Pallamano.

A loro, e soprattutto ai nipoti Edoardo e Filippo, ha saputo trasferire i suoi ideali: la passione per il lavoro, il valore della responsabilità sociale e il senso di comunità locale, nonché l’amore per le tradizioni e la cultura del nostro territorio.

«Le dimostrazioni di affetto che la nostra famiglia ha ricevuto in questi giorni per la scomparsa del papà ci hanno confermato, ancora una volta, quanto fosse amato dalle persone che lo hanno conosciuto - testimonia il figlio Stefano -. Da lui abbiamo imparato che la generosità e l’altruismo sono valori da coltivare in maniera pura e disinteressata e questo è l’insegnamento che siamo fieri di aver trasferito anche ai nostri figli».

«Il rapporto con gli altri e il valore dell’amicizia - aggiunge Francesco - sono stati i pilastri fondanti della vita di mio padre, sia nell’ambito privato che in quello professionale. Anche sul lavoro, infatti, l’impegno e il senso del dovere si sono sempre uniti al desiderio di creare relazioni personali profonde e sincere, spesso proseguite per tutta la vita».

r.c.

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