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Festival della narrazione industriale

Iotti: «L'industria? Una lunga storia che merita di essere raccontata»

Iotti: «L'industria? Una lunga storia che merita di essere raccontata»

24 Ottobre 2024, 03:01

Si terrà a Parma dal 28 al 30 novembre il Festival della narrazione industriale. Da dove nasce e come si sviluppa l'iniziativa? Ne parliamo con Giuseppe Iotti, ideatore e presidente del comitato organizzativo.

Ingegner Iotti, da dove nasce l’idea del Festival della narrazione industriale?

L’idea è nata dal mio percorso personale, come imprenditore e lettore appassionato. Mi sono interessato a romanzi che avevano come ambientazione le fabbriche, senza però mai collegare direttamente queste due dimensioni. Ricordo di aver letto autori come Edoardo Nesi, che ha raccontato la crisi del settore tessile di Prato nel suo libro Storie della mia gente, vincitore del Premio Strega 2011. Ma solo successivamente, grazie all’incontro con Alberto Albertini, anche lui ex-imprenditore e scrittore, ho realizzato che esisteva una vera e propria corrente letteraria dedicata al mondo industriale italiano.

Come ha influito l’incontro con Albertini nella nascita di questo festival?

È stato fondamentale. Albertini, autore de La classe avversa, mi ha fatto scoprire un’intera tradizione letteraria che parte dagli anni '50, quando l’Italia si stava industrializzando. Autori come Paolo Volponi, Ottiero Ottieri, Italo Calvino, Elio Vittorini, Lucio Mastronardi e altri, hanno raccontato, attraverso strumenti letterari, la trasformazione delle fabbriche e come queste abbiano cambiato la società. Con Albertini ho anche conosciuto il professor Giuseppe Lupo, esperto di questo tema all’Università Cattolica di Milano. Da lì è nata l’idea di organizzare un evento per riflettere su questi temi, che, nonostante la loro importanza, mancavano nel panorama culturale italiano.

Quindi il Festival ha anche un'impronta accademica?

Assolutamente sì. Abbiamo coinvolto l’Università di Parma, in particolare le docenti Isotta Piazza, presidente del comitato scientifico, e Sara Martin, che ci hanno fatto notare come anche il cinema, si pensi a “Rocco e suoi fratelli”, e il teatro abbiano raccontato l’industria, non solo la letteratura. Il professor Carlo Varotti, ad esempio, curerà proprio la parte teatrale del festival. Quindi, imprenditori e università stanno collaborando attivamente per esplorare questo tema in tutte le sue forme.

Quanto è importante oggi raccontare l’industria?

È fondamentale. Oggi l’industria, sia grande che piccola, ha obiettivi che vanno oltre il profitto. Pensiamo ai bilanci di sostenibilità, sociale e ambientale: le aziende non si confrontano solo con le amministrazioni pubbliche o i sindacati, ma anche con le persone che vivono e lavorano in quelle realtà. Queste storie meritano di essere raccontate, perché l’industria ha ancora un ruolo centrale nella nostra società, anche in un’epoca in cui molti settori sono in crisi.

Il Festival utilizzerà anche strumenti moderni di narrazione?

Sì, i podcast, per esempio, saranno uno degli strumenti approcciati. La professoressa Piazza coordinerà un progetto con i suoi studenti per raccontare le storie di alcune aziende attraverso podcast. È un “esperimento” al quale hanno partecipato diverse aziende locali come Delicius, Elcos, Infor e Pilogen Carezza, e siamo molto grati ai colleghi imprenditori che hanno accettato di far parte di questo progetto.

Qual è, secondo lei, il ruolo di Parma in questa iniziativa?

Parma, con la sua tradizione manifatturiera e sensibilità culturale, è il contesto ideale per un evento che intreccia riflessione e innovazione. La narrazione è un'esigenza innata dell’uomo, e sebbene i mezzi si evolvano, ci permette di essere più consapevoli e, forse, un po' meno infelici, grazie alla nostra capacità di dialogare e comprenderci. Desidero ringraziare, a proposito, i numerosi sponsor, in particolare Barilla, Credit Agricole e Fondazione Monteparma, oltre al Comune di Parma, che, pur in quella che potrebbe sembrare un’iniziativa “di nicchia”, hanno riconosciuto un tema di profondo interesse per la collettività.

r.c.

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