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INTERVISTA

Parmacotto, l'ad Schivazappa: «Accordo con GranTerre, nasce una food company a 360 gradi». Ora nuovi prodotti

Parmacotto, l'ad Schivazappa: «Accordo con GranTerre, nasce una food company a 360 gradi». Ora nuovi prodotti

01 Novembre 2024, 03:01

Una «food company» che sappia espandersi a 360 gradi fra novità di prodotto e mercati. È questo che nascerà dall'aggregazione, annunciata in questi giorni, fra Parmacotto e Salumifici GranTerre di Modena. Un polo capace di spaziare dai salumi ai piatti pronti. E presto alcune novità arriveranno proprio da Parma, tra pasta fresca e prodotti halal.

Andrea Schivazappa, amministratore delegato della Parmacotto, approfondisce genesi e prospettive di questa aggregazione: «È partita a maggio, ragionando sulla struttura e sull'andamento del settore, con le criticità degli ultimi anni dovute al quadro macroeconomico. Abbiamo iniziato a fare riflessioni, aiutati anche dal nostro advisor Intesa Sanpaolo, per capire come creare un polo che potesse calmierare le eventuali criticità future. La risposta: devi diventare grande, molto forte per portare nel mondo il Made in Italy in maniera strutturata. Questo può avvenire semplicemente aggregando industria e brand. Ci siamo seduti al tavolo con due soggetti che avevano entrambe le caratteristiche. Insieme abbiamo 20 stabilimenti, quindi una “potenza di fuoco” molto importante. E abbiamo portato all'interno della joint venture il più grande brand dei salumi, Parmacotto. Siamo molto orgogliosi di averlo tenuto a Parma negli anni difficili (2014 e 2015) e di averlo consolidato. Abbiamo pensato che si potesse creare un polo che fosse un esempio: anziché aspettare qualcuno che venga a comprare i brand, dobbiamo essere proattivi nel nostro destino».

L'obiettivo di 1,5 miliardi di fatturato in cinque anni è ambizioso...
«Partiamo nel 2025 già con 1,1 miliardi. Essendo presenti come gruppo nei tre mercati più importanti dell'export dei salumi italiani - Francia, Germania e Stati Uniti - l'obiettivo è raggiungibile».

Francia e Germania sono in rallentamento. Anche per l'export del settore?
La prima parte dell'anno è stata “freddina” a causa dell'inflazione ma i dati del consumo e del libero servizio, sia in Italia sia negli altri Paesi, anche se di poco continuano a crescere. Non c'è un mercato in recessione ma una criticità di approccio al mercato. Si deve andare nel mondo con strutture consolidate e organizzate, altrimenti rischia di fare molta fatica».

Governance, quali novità?
«Sarà una governance da joint venture, non da acquisizione. È un'operazione che porterà i migliori manager a gestire questo gruppo».

Quando sarà completata l'operazione?
«Dal punto di vista del consolidamento di queste regole, entro fine novembre avremo definito tutti i dettagli che riguardano l'organizzazione, la governance e le tempistiche. Per quanto riguarda l'operazione societaria, per questioni che riguardano la parte digitale e la gestione dei clienti andremo nella seconda metà del 2025».

Per strategie ed economie di scala, cosa metterete in comune?
«Nel secondo semestre 2025 la società sarà unica, con tutti i brand: bisognerà quindi consolidare la parte digitale, organizzativa, commerciale... Con un'organizzazione comune, ad esempio il responsabile commerciale gestirà tutti i prodotti e i brand del gruppo. Dal punto di vista industriale, abbiamo studiato le economie di scala, che sono fondamentali anche per rendere l'azienda più competitiva. Il brand che trainerà tutto il settore della salumeria del gruppo è Parmacotto. È il più importante ma non sarà utilizzato in maniera strumentale; il gruppo andrà in giro per il mondo a portare questo brand famosissimo. Lo vediamo negli Stati Uniti: stiamo facendo operazioni legate allo sviluppo del brand, con feedback positivi».

Crescerete ancora?
«Stiamo parlando di un polo aggregante. Sicuramente questa è l'operazione di partenza e ve ne saranno altre nei prossimi anni. Vogliamo crescere in via interna e con acquisizioni, perché pensiamo che altri operatori, non solo nel settore nazionale, possano essere strategici nel nostro piano di sviluppo. Il polo di aggregazione nel mondo della salumeria italiana vorremmo essere noi. Negli Stati Uniti, dove siamo più avanti, abbiamo due stabilimenti che saranno utilizzati chiaramente per tutto il gruppo, dove il brand Parmacotto si sta consolidando. Ma anche Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Giappone ci portano ad essere effettivamente, forse per la prima volta nel mondo dei salumi, un'azienda a 360 gradi dal punto di vista internazionale. Il mercato nazionale è molto statico. Ci sono nuovi cittadini con culture gastronomiche diverse dalla nostra: pensiamo di andare a coprire le loro esigenze; stiamo partendo con un progetto halal molto importante per quanto riguarda la Parmacotto. Dal punto di vista internazionale si può fare tanto. Il gruppo si propone di essere una food company, non solo un polo della salumeria. Con la potenza e la forza di questo gruppo si possono declinare meglio le caratteristiche del brand Parmacotto non solo nel mondo dei salumi ma in altri settori del Food».

Quali novità proporrete?
I prodotti halal saranno fatti con referenze certificate. Questo tipo di mercato sta crescendo molto velocemente in Europa, non solo in Italia. Al di là dei piccoli passi fatti nel mondo dei servizi da Parmacotto e dal gruppo GranTerre, riteniamo che il nostro brand possa essere declinato in altri settori come la pasta fresca ripiena. È un progetto che sta partendo (faremo i primi test in Svizzera) soprattutto nel mondo del retail. Il brand Parmacotto è una garanzia di prodotto che sicuramente è molto gradito dal consumatore finale».

Andrea Violi

© Riproduzione riservata

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