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Lutto

Anna Maria Dall'Argine, la violetta sbocciata tra teatro e dialetto

Anna Maria Dall'Argine, la violetta sbocciata tra teatro e dialetto

03 Novembre 2024, 03:01

Lei, le violette, le amava molto e le conosceva bene perché, essendo nata in via Italo Pizzi, quei prati che ancor oggi costeggiano la Cittadella, in primavera, si coloravano di viola. Anna Maria Dall’Argine, la «signora del dialetto parmigiano», per anni presidente della Famija Pramzana nonché apprezzatissima attrice dell’omonima compagnia, è venuta a mancare nei giorni scorsi. Anna Maria mai più avrebbe pensato che sarebbe diventata la presidente di un sodalizio che ha fatto della violetta il proprio simbolo di parmigianità unitamente al Battistero.

Maestra elementare, insegnò in numerose scuole del territorio e della città, ultimando la sua carriera alla «Pilo Albertelli». Ricordava con commozione e grande trasporto emotivo la propria giovinezza, all’ombra della fortezza farnesiana, in quel quartiere, allora quasi campagna. E ricordava pure gli amici che risi edevano in zona come Giorgio Greci, i giornalisti Giorgio Torelli, Luca Goldoni e Nicchio Montan, l’attore Gian Carlo Ilari, Maria Luisa Sozzi, i medici Lucio Levi e Rolando Borrini. Una bella squadra di giovani che aveva trovato un punto di aggregazione nella parrocchia del Sacro Cuore, dove Anna, grazie a punti di riferimento come Ugo Trombi, iniziò ad amare il teatro e la musica.

Parmigiana, dunque, «di qua dal torrente» ma con una mamma oltretorrentina doc di borgo delle Grazie, una nonna materna di strada Bixio e uno zio, «Pirén», che aveva partecipato alle famose barricate di Parma del 1922. Giovane attrice del Centro universitario teatrale, diretto dall’indimenticato fratello Mario, Anna Maria fu notata dal «guru» della compagnia dialettale della «Famìja» Luigi Frigeri che la volle nella sua squadra. E, da lì, ebbe inizio il percorso in quel sodalizio parmigiano che, allora, aveva la propria sede in strada Duomo. Anna Maria ha portato fino in ultimo nel cuore la «sua» «Famìja» «nasùda cme ‘na vióla», da Pepén in borgo Sant’Ambrogio, «‘na sira äd farvär dal ‘47 dal cór äd poch pramzàn».

Fu proprio Anna Maria, la prima donna a fare ingresso, negli anni Ottanta, nel «maschilista» consesso dirigenziale del sodalizio. Da quel momento decise di creare una «quota rosa» con alcune amiche che si sarebbero rivelate preziosissime come Giovanna Magnani e Franca Marconi, «Rezdóra» della «Famìja» e, per anni, «anima» del «Cestén äd Nadäl ».

Amava ricordare gli amici con i quali calcò le scene come: Luigi Frigeri, Romano Arpiani, Ubaldo Grassi, Francesco Sciacco, Alberto Bardiani, Maurizio Trapelli, Maurizio Landi e Frandi, che di lei avevano grande stima. Inoltre, Anna Maria era una cultrice del nostro dialetto che valorizzò con numerose iniziative culturali con Mirella Cenni e Paolo Briganti. «Il mio ricordo di Anna - sottolinea Mirella Cenni - è di una donna, per usare un ossimoro, ruvida e tenera; non le piacevano i no. Dove non arrivavano le parole, i suoi occhi severi, intelligenti e acuti, dicevano tutto. Ho avuto il piacere di collaborare alla Cultura con lei presidente della «Famija Pramzana». Era una donna moderna che sapeva muoversi con senso artistico e con disinvoltura in ambienti un po’… misogeni. Mi piace ricordarla quando, con il suo sorriso liberatorio, si buttava alle spalle le contrarietà».

«Avevo ri-conosciuto - ricorda con affetto Paolo Briganti - Anna Maria quale presidentessa della Famija Pramzana, ma lei, che conosceva i miei genitori fin da giovane, mi diceva sempre di avermi visto quand’ero ancora in fasce e, talora, minacciava di rintracciare foto di me piccino sulla fatidica pelle di leone… Per fortuna limitò però i danni, solo presentandomi all’occorrenza, quale conferenziere con barba e capelli bianchi, come il “suo bambino”».

«Anna Maria Dall’Argine - sottolinea commosso Claudio Cavazzini, presidente della Famija Pramzana - è stata un grande personaggio della cultura parmigiana alla quale ha dato un notevole contributo. E’ stata la presidente del nostro sodalizio dal 2008 al 2014 e, per vent’anni, ha recitato nella nostra compagnia dialettale ricoprendo ruoli spesso importanti, come “spalla” femminile del grande Gigi Frigeri, indimenticato attore del teatro dialettale parmigiano. Oltre al dialetto, ha dato grande spazio alla cultura, rendendosi disponibile all’organizzazione di tantissime iniziative. Era legatissima ai figli Francesca, che le è stata vicino fino in fondo, e Luca. Fu proprio Anna che, nel 2008, mi fece entrare in Famija e mi seguì amorevolmente fino alla mia elezione a presidente, incoraggiandomi nei momenti più delicati».

Lorenzo Sartorio

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