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La vittima del tragico incidente in via Langhirano

Iole Mochi, 35 anni dietro il bancone in via Farini

Iole Mochi, 35 anni dietro il bancone in via Farini

04 Novembre 2024, 03:01

Quando gli uomini del 118 sono arrivati sul luogo dell'incidente, a Fontanini lungo via Langhirano, è parso subito chiaro che per salvare la vita della donna investita mentre attraversava sarebbe servito un miracolo.

Troppo gravi i traumi riportati, troppo violento l'urto con quel Suv che viaggiava in direzione di Parma. Tuttavia, come sempre, i soccorritori hanno provato in ogni modo a rianimarla, a fare ripartire il suo cuore ferito. Ma non c'è stato nulla da fare: dopo l'ennesimo tentativo hanno dovuto rassegnarsi. E spiegare, al nipote arrivato in tutta fretta, che non ci sarebbe più stato nulla da fare.

Soccorsi inutili

E' morta così Iole Mochi, 70 anni, uccisa da una macchina mentre stava raggiungendo la pizzeria «La pignata», dove la aspettavano alcune persone per quello che avrebbe dovuto essere un sabato sera all'insegna dell'allegria. Si è trasformato in una tragedia.

Secondo le prime ricostruzioni la donna aveva raggiunto il locale, al civico 186 di via Langhirano, a bordo dell'auto di un amico e poi dopo essere scesa si è diretta verso la pizzeria dall'altro lato della strada.

Aveva già superato la linea di mezzeria e ormai mancavano pochi passi alla sicurezza del marciapiede: in quell'istante è stata colpita in pieno da una Peugeot che sopraggiungeva. In quel punto la strada è diritta, tutti pestano sul gas ma di sera la viabilità è decisamente scarsa: e per la donna non c'è stato scampo. L'urto è stato terribile e il suo corpo è stato sbalzato a diversi metri di distanza e nonostante siano stati attivati subito i soccorsi, ogni sforzo per salvarla è stato vano. E non c'è stata neppure la possibilità di trasportarla all'ospedale.

Accertamenti in corso

Sul luogo dell'incidente sono arrivati anche gli uomini della polizia locale che, dopo i primi rilievi, si dovranno ora occupare di capire come sia stato possibile quell'incidente. E se ci siamo responsabilità.

In quel tratto di strada sono presenti le strisce pedonali ma per il momento non è stato ancora possibile accertare se Iole Mochi quando è stata travolta si trovasse o meno sull'attraversamento segnalato, così come è da chiarire a che velocità viaggiasse la vettura.

Il precedente

Purtroppo quel tratto di via Langhirano non è nuovo a incidenti mortali: davanti allo stesso locale, nel 2011 morì una donna di Langhirano travolta da una macchina.

In quel caso, la vittima che era insieme al marito stava uscendo dal ristorante quando venne centrata in pieno da una vettura. Anche in quel caso le sarebbero bastati pochi secondi per essere al sicuro. Ma un destino feroce ha invece scelto diversamente.

Iole Mochi, come detto, aveva settanta anni ed era molto nota in città: per trentacinque anni ha infatti gestito, insieme alla sorella Ivana, la panetteria Moderna in via Farini e tantissimi clienti della zona la ricordano per il suo garbo sorridente e la passione che metteva nel lavoro.

Dopo avere ceduto l'attività nell'estate del 2015, per godersi il merito riposo, ha sempre dedicato il proprio tempo alla famiglia a cui era legatissima.

«Non era sposata e non aveva avuto figli ma aveva un fortissimo senso dei valori famigliari: è stata una zia e una sorella meravigliosa, il collante della nostra famiglia», ha dichiarato la sorella sconvolta apprendendo la notizia della tragedia.

Iole era molto conosciuta anche sull'Appennino dove era solita trascorrere molto tempo nella casa di famiglia a Sesta Inferiore, nel comune di Corniglio.

Il padre alpino

Anche in quella zona il cognome Mochi è molto noto e assai rispettato: merito della grande eredità di Gino, il padre di Iole e delle sorelle Ivana e Gianna, che si è spento nel 2018 dopo una vita lunga e piena.

Classe 1923, Gino Mochi - che fu insignito della medaglia d’onore in occasione delle celebrazioni per il 2 Giugno -, fu fatto prigioniero nel 1943 e conobbe la prigionia in Germania prima di tornare a Sesta Inferiore dove sposò la moglie Gianna prima di dedicarsi alla vita dei campi dando un grande contributo alla ricostruzione postbellica come cofondatore del caseificio sociale di Bosco e del Consorzio di miglioramento Alta Val Parma ma anche come socio attivo della cooperativa Pascoli Associati di Sesta Inferiore.

«Siamo tutti profondamente sconvolti per quello che è accaduto», si limitano a dire ora gli amici ricordando Iole e il suo sorriso.

«Pare impossibile che non ci sia più», sospira una conoscente. «E una morte così assurda è, se possibile, ancora più straziante».

r.c

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