×
×
☰ MENU

INDAGINE

Rogo nella casa-famiglia, Adreana uccisa dalle fiamme. Il pm: «Un solo operatore per 14 ospiti, inadempienze e norme violate»

Rogo nella casa-famiglia, Adreana uccisa dalle fiamme. Il pm: «Un solo operatore per 14 ospiti, inadempienze e norme violate»

di Georgia Azzali

06 Novembre 2024, 03:01

Non ballava, Adreana. Aveva dovuto rinunciare anche alla danza, la passione di una vita, dopo che un drammatico incidente nel 2017 le aveva paralizzato le gambe. Eppure, sapeva ancora sorridere, immaginare altre esistenze leggendo. E' morta a 62 anni, Adreana Borella, all'alba del 14 agosto 2023, uccisa dalle fiamme che hanno divorato la sua camera nella «Casa di Arianna», la struttura di viale Tanara che ospitava anziani parzialmente autonomi e adulti con disabilità fisica o psichica. Tradita dalla sigaretta che si era accesa: una brace caduta sul letto su cui era adagiata. Ma, secondo la relazione definitiva dei vigili del fuoco, a far divampare il rogo con quella violenza sarebbe stata la presenza del concentratore di ossigeno nella stanza. L'innesco? Con ogni probabilità l'accendino che Adreana aveva utilizzato per accendersi la sigaretta. In più, l'esplosione del materasso antidecubito avrebbe fatto propagare l'incendio che poi ha divorato la stanza. Fiamme che hanno prima avvolto le lenzuola, poi il materasso e infine il corpo di Adreana. Altre 12 persone rimasero intossicate, ma nove furono dimesse nel giro di poche ore, mentre per le altre tre era stato necessario la camera iperbarica dell'ospedale di Vaio, dove erano rimaste due giorni.

Tuttavia, sarebbero numerose le negligenze e le omissioni sul fronte della sicurezza e dell'assistenza all'origine del dramma. L'inchiesta, coordinata dal pm Domenico Galli, si è conclusa. Ed è stato notificato l'avviso di conclusione. Unica indagata, iscritta fin dall'inizio, è Cinzia Gabbi, presidente di Avitas, la cooperativa che gestiva la struttura. Omicidio e incendio colposi, i reati contestati, con una lunga serie di gravi inadempienze che avrebbero portato a quel tragico epilogo.

Una sola persona era in servizio quella mattina. Un'unica operatrice per 14 ospiti, suddivisi sui quattro piani dell'immobile. Un altro dipendente, che dormiva nella struttura, non era infatti in attività in quelle ore. E, inoltre, sottolinea la procura nell'avviso di conclusione delle indagini, operatori senza un'adeguata formazione per quanto riguarda la normativa antincendio e la lotta all'emergenza. Era stata Adreana a lanciare l'allarme, vedendo le prime fiamme, ma quando era arrivata, l'operatrice non aveva potuto fare nulla, pur avendo tentato di sbloccare le sbarre del letto per soccorrere la donna. La stanza era già invasa dal fumo e poco dopo era esploso il materasso antidecubito facendo divampare il rogo.

Pochissimo personale, ma anche assenza di figure qualificate sul fronte della sicurezza anticendio e della prevenzione. E - secondo la procura - un'inadeguata tutela degli ospiti, ai quali veniva permesso di fumare. Inoltre, non sarebbero mai state effettuate prove antincendio o di evacuazione, né formazione.

La casa-famiglia era regolamentata da una direttiva regionale ed era nata con l'obiettivo di garantire agli ospiti un'accoglienza con determinati servizi d'assistenza, ma anche una certa autonomia. Progetto innovativo, ma poi sono stati i debiti a segnare la strada della cooperativa. Così pesante la situazione che, dopo il tentativo (naufragato) di concordato preventivo nel giugno 2023, è stata chiesta la liquidazione giudiziale e poi è stato dichiarato il fallimento.

Cinzia Gabbi, difesa dall'avvocato Sergio Andrea Ghiretti, avrà venti giorni di tempo per farsi interrogare, depositare atti o memorie, poi la procura farà i suoi passi. Ma la richiesta di rinvio a giudizio pare scontata.

Georgia Azzali

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI