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Doppia intervista

Faccia a faccia fra de Pascale e Ugolini: le risposte a confronto

Faccia a faccia fra de Pascale e Ugolini: le risposte a confronto

di Claudio Rinaldi

15 Novembre 2024, 03:01

Ultime ore di campagna elettorale: domani giorno di silenzio, domenica e lunedì voteremo per eleggere il presidente della Regione e il nuovo Consiglio.

Abbiamo messo faccia a faccia i candidati del centrosinistra e del centrodestra, Michele de Pascale (appoggiato da Pd, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, «Civici con de Pascale presidente» e Riformisti Emilia Romagna futura) e Elena Ugolini (Lega, FdI, Forza Italia, Lista civica Elena Ugolini presidente), che si contenderanno la poltrona lasciata vuota da Stefano Bonaccini dopo l’elezione nell'Europarlamento. Dal rischio astensionismo ai progetti più urgenti a cui dedicarsi in caso di vittoria, ai problemi della sanità alle possibili soluzioni per contrastare il dissesto idrogeologico, dalle azion iper garantire un sostegno alla crescita economica del territorio a quelle per tentare di frenare la criminalità, fino a temi molto sentiti nel nostro territorio (la richiesta di una fermata dell’Alta velocità, lo sviluppo dell’aeroporto, il completamente della Tirreno-Brennero): abbiamo porto le stesse domande ai due sfidanti, per offrire ai lettori una sintesi del loro programma e per mettere a fuoco le differenze di visione sul governo della nostra regione.

Claudio Rinaldi

1
Quali sono le sue sensazioni della campagna elettorale e che obiettivo si dà?

DE PASCALE
«Ovviamente il nostro obiettivo è vincere le elezioni: da un lato siamo ottimisti, dall'altro siamo, ovviamente, molto rispettosi del giudizio degli emiliano romagnoli. Riteniamo di aver fatto una campagna elettorale seria e corretta, di essere stati molto presenti sul territorio. Ora ci rimettiamo al giudizio dei cittadini».

UGOLINI
«Per me la campagna è stata un’esperienza straordinaria. L’8 luglio ho annunciato la volontà di candidarmi con una proposta civica, dal giorno dopo ho cominciato a girare per tutte le province: dalle coste alla montagna, alle aree interne. Ho incontrato migliaia e migliaia di persone: agricoltori, pescatori, infermieri, medici, giovani, famiglie con persone disabili. Gente con interessi diversi, con bisogni diversi. E ho visto che c’è tanta voglia di cambiamento e grande desiderio di essere ascoltati. L’obiettivo? Vincere».

2
Teme l’astensionismo? Ha un messaggio per convincere gli elettori a andare ai seggi?

DE PASCALE
«Ci sono due tipi di astensionismo. Uno è quello della rabbia e della sfiducia nei confronti della politica: e per questo la politica non deve essere arrogante, anzi deve comprenderlo e cercare, con i fatti, giorno dopo giorno, di meritarsi la fiducia delle persone. E poi c'è l'astensionismo di chi, purtroppo, non sa che ci sono le elezioni. Purtroppo accade anche in Emilia Romagna. I media locali stanno dando grandissimo spazio, e li ringrazio; non altrettanto le tv nazionali. Noi abbiamo cercato di colmare questo vuoto facendo tantissime attività e girando in lungo e in largo: anche per spiegare ai cittadini che la Regione è un ente molto importante, perché gestisce parti molto rilevanti della nostra vita: dalla sanità all’agricoltura, alla gestione del territorio, tutti temi molto importanti per l'Emilia Romagna».

UGOLINI
«Il mio messaggio è spiegare che la Regione incide in modo molto importante sulle nostre vite: pensiamo alla sanità, all'educazione, alla casa, alle infrastrutture, al governo del territorio, allo sviluppo delle imprese, al turismo. Faccio questo elenco perché come cittadini non ce ne rendiamo conto: e invece è fondamentale avere la consapevolezza del ruolo che le istituzioni hanno proprio sulla nostra vita quotidiana».

3
Le prime tre cose che farà se sarà eletto.

DE PASCALE
«La prima cosa sarà telefonare a Giorgia Meloni per chiederle un incontro. Le chiederò un patto repubblicano sul tema del dissesto idrogeologico che ha colpito l'Emilia Romagna: è un tema che non riguarda solo le zone colpite, tutta la regione ha bisogno di un cambio di passo. Per questo serve un patto fra presidente del consiglio e presidente della Regione. La seconda sarà avviare un grande cantiere di riforma del servizio sanitario regionale: vogliamo avviare una grande campagna di ascolto, di coinvolgimento di tutte le parti sociali e iniziare una fase di innovazione. La terza sarà convocare tutte le parti sociali ed economiche per lavorare all'aggiornamento del patto per il lavoro e per il clima».

UGOLINI
«Primo, intendo istituire una commissione di persone competenti per capire che cosa non è andato riguardo alla cura del territorio: manutenzione ordinaria di fiumi, torrenti e affluenti e degli argini e costruzione delle opere fondamentali di governo delle acque che sono fondamentali: dobbiamo capire cosa non ha funzionato, e non parlo solo degli ultimi 18 mesi, dal maggio 2023 ad oggi, ma degli ultimi trent’anni di governo del territorio che non ha funzionato. E questo per responsabilità della Regione. Bisogna poi ridisegnare un sistema che funzioni, con responsabilità chiare: chi dice che questi temi non sono di competenza delle Regioni, o di enti controllati dalla Regioni, dice il falso. Oltre a una visione complessiva, ci devono essere persone competenti e un metodo adeguato che permetta di individuare cosa si può fare a breve, a medio e a lungo termine. La seconda riguarderà la famiglia: dobbiamo avviare delle politiche che si aggiungano a quelle – sacrosante – per le fasce più deboli, di gente che ha reddito molto basso o non ce l’ha proprio. Vogliamo aiutare anche le famiglie di educatori, professori, operai, infermieri, poliziotti, giovani che vogliano creare una famiglia e hanno bisogno di essere aiutati. Terzo, attuare politiche sui giovani, che hanno il diritto di trovare nella nostra regione le stesse condizioni che trovano nei paesi dove decidono di spostarsi per studiare, per lavorare o per mettere su famiglia. Dobbiamo dare loro la possibilità di scegliere, ma a parità di condizioni».

4
In campagna elettorale si è parlato tanto di sanità, tema molto “caldo” che assorbe oltre il 70% del bilancio della Regione. Quali sono i suoi progetti?

DE PASCALE
«Qui si è palesata una delle differenze più marcate fra me e la mia avversaria. Noi abbiamo chiarito che sulla sanità l’Emilia Romagna deve essere in prima fila in una battaglia per incrementare le risorse, perché, se non si incrementano, non c’è speranza di salvare il servizio sanitario regionale e nazionale, mentre la mia avversaria ha dichiarato più volte che ritiene sufficienti le risorse stanziate dal governo. Oltre a combattere e vincere questa battaglia, intendiamo aprire una stagione di rinnovamento e di innovazione, per tutta la parte sanitaria: penso alla medicina territoriale, a un nuovo patto con i medici di medicina generale, alla valorizzazione delle professioni infermieristiche, a un rapporto forte e rinnovato con l’università, che a Parma è particolarmente rilevante e importante. E penso anche al problema dei pazienti non autosufficienti: dobbiamo riprendere in mano i temi dell’accreditamento delle strutture per anziani e chiamare tutto il mondo del terzo settore per coinvolgerlo nella co-progettazione per costruire servizi più efficaci».

UGOLINI
«Vorrei partire dalla valorizzazione del personale sanitario – medici, infermieri, tutte le professioni sanitarie – perché in questo momento c’è un’emergenza vera: ogni giorno che passa, in media, un medico si dimette dal servizio sanitario regionale. Questo significa che dobbiamo rivedere il sistema: perché le persone che ci lavorano e che si fanno carico della nostra salute non abbiano un carico troppo grande, perché siano valorizzate nella loro professionalità e perché sia veramente rimesso al centro del servizio sanitario il rapporto di fiducia tra professionista e paziente. E poi intendo potenziare la medicina territoriale, valorizzando i medici di medicina generale, che devono tornare ad avere più tempo da dedicare ai pazienti, attraverso la presenza di personale amministrativo e segretariale che li liberi da incombenze burocratiche che li distolgono dal loro compito fondamentale, che è la cura dei pazienti. Infine, è necessario pensare ai malati cronici e alle persone anziane e sole: prendersi carico di loro significa potenziare una medicina attiva che prevenga i problemi: questo aiuterebbe anche a decongestionare i pronto soccorso. Ricordiamoci che oggi tanti arrivano al Pronto soccorso semplicemente perché non hanno trovato nessuno prima».

5
Come conta di garantire un sostegno alla crescita economica del territorio?

DE PASCALE
«Il nostro territorio sta vivendo situazioni molto diversificate: ci sono comparti che stanno crescendo, anche in maniera molto significativa, e alcune zone più in difficoltà, soprattutto quando ci si allontana dalla via Emilia. E ci sono motivi di forte preoccupazione: al di là degli aspetti politici, l’elezione di Trump apre incognite enormi per tutte le esportazioni agroalimentari: sapete bene, nella vostra provincia, che rilevanza potrebbe avere. La Regione e lo Stato devono mettere immediatamente in campo tutte le azioni politiche e diplomatiche per scongiurare decisioni che possano mettere in enorme difficoltà settori rilevanti del nostro tessuto produttivo. Un altro tema sul quale lavoreremo è la transizione energetica: vogliamo costruire una strada per tutelare i distretti energivori – penso a eccellenze come il comparto delle ceramiche e quello del vetro, per esempio –, mettendo in campo investimenti per sostenerli nella transizione. E, ancora, prevediamo investimenti molto importanti sulle filiere della formazione, in particolare quella digitale, che oggi è rilevante per tutti i sistemi di impresa».

UGOLINI
«Innanzi tutto, coniugando la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale: la Regione non può essere sotto il ricatto degli ambientalisti fondamentalisti o dei teorici della decrescita – che è sempre infelice, ricordiamolo – e mi riferisco ai compagni di viaggio di de Pascale, dai 5 Stelle ai Verdi della Salis. Non possiamo mettere un carico insopportabile sulle spalle degli agricoltori e degli imprenditori fino al punto di far chiudere le loro attività, o di mandare in crisi interi settori produttivi. Poi, liberando le imprese da dalla burocrazia: oggi abbiamo una burocrazia che fa perdere tempo, risorse economiche e energie che invece dovrebbero essere utilizzati per l’attività principale. Cito un dato: all’interno del Patto per il lavoro e per il clima erano stati individuati 70 punti in cui semplificare la normativa regionale per snellire la burocrazia. In due anni ne sono stati tolti tre, quindi c'è un ampio margine di miglioramento. E, infine, bisogna prestare grandissima attenzione a piccole e medie imprese, e alle piccolissime: rappresentano il 94% del tessuto imprenditoriale, hanno bisogno di bandi dedicati e di supporto sull’innovazione e sulla ricerca».

6
Da più parti cresce la domanda di poter rivedere alcuni aspetti della Legge urbanistica, soprattutto quelli legati alla semplificazione, per poter avere uno strumento che permetta di dare risposte concrete e rapide a una società in continuo cambiamento. Cosa ne pensa?

DE PASCALE
«La Legge urbanistica ha già portato elementi di semplificazione e sburocratizzazione molto forti rispetto alla normativa precedente: da più parti sono arrivate critiche proprio per qualche eccesso di semplificazione. Io penso che ci siano altri margini di miglioramento, proprio nell’ottica della semplificazione, abbiamo delle idee: la legge richiede qualche correttivo, ma nessuno stravolgimento. Penso anche che ci siamo alcuni comparti che richiederanno un supplemento di riflessione: vogliamo intervenire sulla logistica, perché la norma attuale rischia di determinare una proliferazione non armonica e non corretta: va gestita in modo più intelligente».

UGOLINI
«La Legge urbanistica va rivista. Il primo obiettivo è riuscire a realizzare quello che viene dichiarato nei principi generali. Si parla di rigenerazione urbana: bene, ma dobbiamo chiarire quali sono le norme che permettono davvero di attuarla. Oggi la regione è bloccata, a causa di norme che rendono insostenibile qualsiasi investimento privato. Altra questione importante: non è possibile che una Legge urbanistica tratti allo stesso modo Comuni con poche centinaia di abitanti e Parma, o Bologna. Infine, un tema su cui punterò molto, d’intesa con il governo, è il recupero dei beni demaniali, per creare un piano casa che attiri investimenti privati e, mettendo a frutto beni pubblici, permetta di costruire case da rendere disponibili a costi accessibili».

7
Quali attività ha in mente per prevenire il dissesto idrogeologico?

DE PASCALE
«Da un punto di vista organizzativo abbiamo bisogno di due cose: il primo è un cambio di passo nelle relazioni con l’Aipo, agenzia molto grande, gestita da molte Regioni; occorre discutere su come riperimetrare le competenze. Il secondo è ricostruire la “sorella” dell’Aipo, l’agenzia regionale, in modo che si occupi della gestione del territorio. Ci sono, da entrambe le parti, ottime professionalità: occorrono una riorganizzazione e una ridefinizione delle competenze per farle funzionare meglio. Serve una grande determinazione per “mettere a terra” le opere: penso di aver dimostrato, nella mia esperienza amministrativa, di avere questa dote. C’è un’altra cosa importante: il governo deve da un lato assicurare le risorse, dall’altro identificare nel presidente della Regione il suo interlocutore. Basta giochi, basta speculazioni politiche, basta figure terze o quarte: c’è lo Stato e c’è la Regione, e i poteri speciali vanno affidati alla Regione, quindi il suo presidente deve essere il commissario e si deve lavorare con spirito repubblicano e leale collaborazione».

UGOLINI
«In primis, la cura è costante di fiumi, torrenti, affluenti e degli argini che non è stata fatta negli ultimi trent’anni. Serve una cura capillare – che un tempo veniva assicurata dal genio civile e dagli agricoltori, che cominci dalle montagne. E poi la costruzione di opere indispensabili per il governo delle acque. Qui c’è la famosa diga di Vetto, progettata da decenni e mai realizzata. In Romagna, la diga di Ridracoli dà acqua buona a tutti, qui ancora non c’è. Sa perché? Perché si è deciso di ascoltare tutti i comitati».

8
Uno degli argomenti più sentiti dai cittadini è la sicurezza. Cosa può fare la Regione in questo campo?

DE PASCALE
«Non dimentichiamo che la Regione non ha grandi competenze nell’ambito della sicurezza. Io vengo dall’esperienza di sindaco, che fa parte del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e che dirige il Corpo di Polizia locale: mi sono occupato di sicurezza con la massima attenzione, investendo risorse importanti, perché ritengo il tema della sicurezza fondamentale. Per esempio, nella mia città ho portato gli agenti di Polizia locale da 150 a 200. Concretamente, la Regione può fare due cose: una nuova legge a sostegno delle polizie locali, creando una polizia locale regionale, ovviamente divisa nelle diverse municipalità, che sia più forte e possa dare risposte, e aiutare i Comuni con sostegni finanziari per potenziare la videosorveglianza, anche di nuova generazione».

UGOLINI
«La Regione può incidere sulla sicurezza promuovendo, attraverso bandi dedicati, la cura del decoro urbano. Il terreno su cui cresce l’insicurezza è costituito dall’abbandono degli immobili nei centri storici, dall’assenza di attività commerciali, dalla mancanza di illuminazione, dalla scarsa pulizia. In tanti centri e in tanti quartieri periferici questi problemi sono evidenti. E poi vogliamo valorizzare la Polizia locale, i cui agenti sono considerati dalla legge attuale assistenti sociali e che invece possono a pieno titolo diventare agenti di sicurezza che aiutino le forze dell’ordine per il presidio del territorio. Non ha senso che le migliaia di agenti di Polizia locale siano mandati solo in giro a fare multe o tenuti in ufficio per mansioni amministrative. E, ancora, vogliamo agire sul fronte di un’integrazione vera e dell’educazione, che sono aspetti fondamentali».

9
Ha già in testa la sua giunta, in caso di vittoria? Parma avrà un assessore?

DE PASCALE
«Ho detto dall’inizio della campagna elettorale che i membri della giunta verranno identificati dopo le elezioni. È evidente che i criteri di scelta saranno la competenza e il pluralismo territoriale. Parma è una città che ovviamente merita di essere rappresentata».

UGOLINI
«Ho in mente una giunta di persone competenti e con visione e una squadra di direttori generali che sappiano fare bene il loro lavoro. Le tre parole chiave per cambiare il governo della nostra Regione sono visione, competenza e metodo, per mettere al centro veramente le persone e per fare una politica che sia al servizio di chi educa di chi fa impresa. Ricordo sempre a tutti che l’Emilia Romagna va al voto perché il nostro ex presidente a un certo punto ha deciso di andare in Europa, perché aveva bisogno di un posto. Questa è una politica di cui i cittadini sono stanchi. Parma? Sicuro che avrà un assessore, un territorio come il vostro merita di essere rappresentato».

10
Storicamente, Parma si sente “lontana” da Bologna: cosa ne pensa?

DE PASCALE
«Sono un grande appassionato di storia e so bene che chi governa l’Emilia Romagna deve essere consapevole che questa regione è stata un’invenzione abbastanza recente, che sono stati uniti territori con storie molto diverse fra loro e che c’è una pluralità di capoluoghi. Questo vale per Parma, ma non solo: io vengo da una città che è stata capitale dell’impero romano, quindi posso ben capire il sentimento parmigiano. E non è policentrismo miope: è saper riconoscere il rango, la storia e l’importanza delle diversità di questa regione e anche il perché ci sono sentimenti come quello che lei cita. Un cittadino di Parma ha legittimamente la pretesa che la sua città sia trattata come una città capoluogo che ha servizi, industria, storia, cultura tali da potere svolgere appieno il ruolo di capoluogo».

UGOLINI
«Penso che questo è il problema di tutti i territori della regione che hanno dei nomi diversi da Bologna, Reggio Emilia e Modena».

11
Cosa pensa del sistema aeroportuale della Regione? Che ruolo dovrebbero avere lo scalo di Parma e quelli di Rimini e Forlì, di fronte al “colosso” Bologna?

DE PASCALE
«Parma, Rimini e Forlì ci devono consentire di aumentare il numero di passeggeri che arrivano in Emilia Romagna. È evidente che un parmigiano, così come un romagnolo, non chiederebbe mai la carità di passeggeri a Bologna. Ma se l’Emilia Romagna vuole crescere e incrementare il numero di passeggeri – e io lo voglio fortemente – può farlo solo con una strategia complessiva che punti anche su Rimini, Forlì e Parma. È l’Emilia Romagna che ha bisogno di Parma, non viceversa. Ecco perché faremo una legge regionale sul sistema aeroportuale e investiremo in un sistema condiviso: l’idea è di avere un tavolo permanente con i quattro scali, le società di gestione, le città e le camere di commercio per segnare una svolta che aumenti parecchio i passeggeri anche sugli altri tre scali. Non togliendoli a Bologna, ma per crescere».

UGOLINI
«C’è una cosa semplice che si sarebbe potuta fare in passato: aprire un tavolo convocato dalla Regione con i proprietari dei quattro aeroporti, l’Enac e il ministero dei Trasporti, per capire in che modo mettere a frutto le potenzialità che abbiamo per la crescita dei territori. Ogni aeroporto può avere una vocazione diversa. Mi stupisco che non si sia mai aperto un dialogo».

12
Qual è la sua posizione sulla richiesta di Parma di avere una fermata dell’Alta velocità?

DE PASCALE
«Ho parlato di patto repubblicano sulle alluvioni. Ecco, anche per le infrastrutture abbiamo bisogno di un rapporto corretto e serio con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Da sindaco di Ravenna, io sono riuscito a sbloccare gli investimenti sul porto perché sono sempre riuscito a andare d’accordo con tutti i ministri delle Infrastrutture, Salvini compreso: intendo sul piano istituzionale, non su quello politico. Ora, noi abbiamo un Piano regionale dei trasporti, che è scritto in miliardi, e dei finanziamenti che sono scritti in milioni. Non per colpa solo di questo governo, lo dico con chiarezza: i soldi non c’erano prima e non ci sono adesso. Se io vengo a Parma, o vado a Modena, o altrove, e propongo una priorità infrastrutturale, il giorno dopo quattro parlamentari del centrodestra chiedono dieci opere. Poi vado a Roma e Salvini mi dice che ci sono i soldi per un’opera sola, forse per mezza. Quindi, inutile fare promesse se non si è sicuri di poterle mantenere, prendendo in giro le persone e le imprese. Il tema è: Parma merita una stazione dell’Alta velocità? Secondo me sì, ne ha tutte le caratteristiche. E ricordiamoci che oggi ci sono anche soluzioni molto innovative, non possiamo immaginare una “Mediopadana 2”: possiamo e dobbiamo pensare a una soluzione più semplice, più piccola, legata al polo fieristico».

UGOLINI
«È indispensabile pensare a un piano sistematico e complessivo di tutta la mobilità della regione, sia su gomma che su ferro. Oggi, a causa della mancanza di collegamenti, è difficile fare impresa, è difficile attirare turisti. Occorre rivedere il sistema, non si può andare avanti facendo opere spot, come si è fatto finora».

13
Un’altra richiesta “storica” del nostro territorio è il completamento della Ti-Bre. Qual è la sua opinione?

DE PASCALE
«Vale lo stesso discorso fatto per la Tav: bisogna capire se lo Stato decide di investire in questa direzione, perché non sono opere finanziate dalla Regione. E io non sono solito prendere impegni su cose che non devo fare io. È evidente, in generale, che ci sono alcuni tratti stradali da completare, perché sono rimasti incompiuti, così come è evidente che dobbiamo orientare una parte significativa dei nostri investimenti sul traffico su ferro, per generare un cambio di paradigma per il trasporto delle merci. Ma io non sono mai stato per le posizioni preconcette: dico che occorre ragionale nel merito e capire quante risorse si hanno a disposizione, poi avere un confronto chiaro e trasparente con il governo rispetto al tema delle priorità. Promettere in ogni città opere per miliardi e poi non farle non fa altro che alimentare la sfiducia nei confronti della politica: ed è l’ultima cosa che voglio».

UGOLINI
«È ora di completarla! A me vedere quell’autostrada che finisce in un campo fa impressione: la prima volta che ho visto la fotografia, pensavo fosse stata scattata in Sicilia. È un male atavico delle amministrazioni che si sono succedute: si progettano opere che si ritengono importanti, in qualche caso si inizia la costruzione e poi servono dieci, venti o anche cinquant’anni per portarle a termine, oppure non si portano a termine. E, comunque, quando si arriva al dunque è troppo tardi. Non si può andare avanti così».

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