LANGHIRANO
Il coraggio di partire e la determinazione di terminare il percorso. Quasi 1.000 km percorsi, da solo, in spalla lo zaino, l’unico «compagno», macinando i sentieri del tratto sud della Via Francigena da Santa Maria di Leuca a Roma.
Un cammino iniziato il 1° ottobre e terminato il 9 novembre, quando ad accogliere Enrico Fereoli al suo arrivo in piazza San Pietro, c’erano i volti amici di Alberto Ceresini e Franco Calzetti del Gruppo di protezione civile di Langhirano.
Fereoli alle spalle ha già diversi cammini, la Francigena da Fornovo a Roma, i 700 km fino ad Amatrice, i 300 del Cammino di Assisi. Ma questa è stata l’esperienza in cui la sua determinazione ha fatto la differenza, che non l’ha fatto mollare nei momenti più duri e che gli ha permesso di tornare con uno zaino carico di aneddoti e incontri, della bellezza di paesaggi assaporati passo dopo passo, e dell’affetto di una comunità che non gli ha fatto mai mancare il suo supporto.
«Partire per un’avventura così è una decisione molto difficile, farlo da solo richiede molto coraggio. Una bella iniezione di fiducia e un messaggio per mia figlia: nella vita non bisogna mai mollare – racconta, cercando di rimettere in fila un’avventura lunga più di 40 giorni -. È stata un’esperienza meravigliosa, camminare per l’Italia in maniera lenta ti permette di scoprire cose che diversamente non vedresti». Con lui nello zaino un paio di magliette con impresso lo stemma, e colori, della città di Langhirano.
Una «bandiera» occasione per nuove conoscenze. «Non pensavo che il nome di Langhirano fosse così conosciuto. In un paese, all’interno di una salumeria, il titolare mi ha mostrato la cantina con i prosciutti di Parma provenienti da Langhirano. Gli aneddoti sono tanti. È stato gratificante – prosegue -. È una maglietta che ho pensato, voluto e indossato con responsabilità, perché mi sento legato a questo paese e alle sue persone. Un affetto ricambiato dai messaggi che ho ricevuto durante il viaggio, a cui rispondevo con i video per far vedere luoghi, cosa mi accadeva, i miei sforzi».Nella ripetitività dei giorni è stato importante sentire di non essere solo.
«Era come se mi voltassi indietro e avessi con me i volti di alcuni langhiranesi. Una giornata di nebbia e fango in mezzo ai boschi mentre stavo attraversando l’Appennino ero un po’ in crisi. Stavo affrontando il ''mostro'' della solitudine. Mi è arrivata la telefonata del sindaco Bricoli, che mi ha chiesto aggiornamenti e mi ha incitato a non mollare. Al termine della tappa ho capito che ce l’avrei fatta ed è iniziato il vero viaggio – conclude -. Ringrazio prima di tutti la mia compagna Federica. Sa che per me è un bisogno, una necessità, ma senza il suo appoggio sarebbe stato impossibile. E poi il Comando di Parma, i colleghi cinofili dei vigili del fuoco, a cui mandavo sempre la mia posizione, pronti ad intervenire in caso di bisogno, il Gruppo di protezione civile di Langhirano e i tanti che con i loro messaggi mi hanno accompagnato in questo percorso».
Maria Chiara Pezzani
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