Lutto
Berceto perde il suo più grande innamorato. Ieri sera se n'è andato Luigi Lucchi, lo storico ex sindaco 69enne, che ha dedicato tutta la sua vita al proprio paese.
Chi lo curava, lo ha ritrovato riverso a terra, privo di vita, nella canonica a fianco dell'ex seminario, dove risiedeva da ormai qualche anno. Lucchi era malato da tempo, ma la sua morte improvvisa ha scosso tutta la comunità di Berceto, ormai abituata a vederlo girare con l'immancabile ossigeno, indispensabile per dare fiato a un respiro diventato troppo corto col passare del tempo.
L'ultimo post e le foto pubblicate su Facebook risalgono a sole tre ore prima della sua morte. In realtà, le ultime parole scritte dall'ex sindaco, ora appaiono come un vero e proprio addio: «Tutta la mia vita - si legge - s'è appoggiata e si poggia sul fatto che in tanto mi hanno voluto e mi vogliono bene».
Lucchi, da sempre socialista, ha combattuto una lunga e instancabile lotta contro il potere costituito: nella primavera del 2013 aveva rischiato di farsi arrestare tentando di spogliarsi davanti al Quirinale per protesta contro i tagli del governo Monti. Erano finite su tutti i giornali anche le foto in mutande con fascia tricolore, così come quelle in manette schiacciato da quattro scatoloni di scartoffie, per testimoniare che «siamo ostaggio della burocrazia».
A dir poco provocatoria anche la scelta di autodenunciarsi ai carabinieri per alto tradimento alla Costituzione. Il motivo? «Sono colpevole, come ogni italiano, di non averla difesa».
Indimenticabile anche la serata da cameriere alla pizzeria La Brace. L'intenzione era quella di racimolare 150 euro per la corona da deporre il 4 novembre al monumento ai caduti, ma Lucchi riuscì a raccogliere 800 euro di mance, così da poter onorare anche il 25 aprile.
A Berceto invece, lo scorcio più fotografato dopo il Duomo è il sacco da pugile fatto montare davanti al Municipio, col nome di Mario Monti sul cartello accanto, con l'invito ai cittadini di sfogarsi contro le tasse.
Ogni idea e provocazione ha sempre avuto come unico fine il bene dell'amata Berceto, il comune che ha guidato per quindici anni, a partire dal 2009, quando venne eletto - a sorpresa - con soli 50 voti di vantaggio sul suo antagonista. Poi la rielezione, nel 2014, con il 63 per cento di preferenze e quindi nel 2019 superando il 75 per cento. Nel formare la sua prima giunta aveva chiamato l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, nominandola assessore allo Sviluppo.
Lucchi era stato anche consigliere comunale e assessore provinciale all'ambiente negli anni Ottanta. Proprio in quel periodo, nel 1988, fece intitolare il parco di Berceto a Tatanka Yotanka, alias Toro seduto. Per l'occasione alla cerimonia partecipò una delegazione di indiani dakota.
Simona Acerbis, l'attuale sindaca di Berceto, profondamente scossa per l'improvvisa morte di Lucchi, parla di «sindaco visionario», «una persona che ha dedicato tutta la sua vita per Berceto». «Una volta che sapremo la data dei funerali proclamerà il lutto cittadino» dichiara.
Esprime il proprio cordoglio anche Michele Guerra, sindaco di Parma: «Lucchi amava Berceto come se fosse un figlio, dava tutto se stesso con la passione che caratterizza i bravi sindaci. Nonostante la malattia, aveva una tempra tale che sembrava potesse sconfiggere qualsiasi avversità. Mi piace sperare che lo spirito giovane di Lucchi possa rimanere nel territorio per sempre».
Ricorda Lucchi Andrea Massari, ex sindaco di Fidenza ed ex presidente della Provincia, da poco eletto consigliere regionale: «Ciao Luigi, ci siamo parlati e scritti fino a pochi giorni fa ed ora la notizia più brutta ci travolge. Abbiamo condiviso insieme molti anni, combattendo per la via Francigena prima e per la tutela dei piccoli comuni e del nostro territorio poi. Sei stato in prima linea nella battaglia che abbiamo fatto, insieme a tanti, per difendere Corchia e le vecchie miniere dalla loro riapertura. Hai combattuto, a volte scontrandoti con i colleghi, per difendere l'autonomia e la dignità dei comuni dalla prepotenza dei poteri centrali. A volte hai vinto, a volte perso ma non ti sei mai arreso e mai hai rinunciato a denunciare al mondo ingiustizie locali e globali. Hai faticato molto negli ultimi anni combattendo contro la malattia tu stesso dicevi ti eri cercato fumando, fumando, fumando. Non hai nascosto a nessuno le tue difficoltà e le tue debolezze e anche nel tuo ultimo messaggio hai voluto fare la cosa che più hai amato fare, politica. "Luigi se puoi aiuta tutti ma in cambio non pretendere neppure un caffè”».
Gianpaolo Serpagli, sindaco di Bedonia, dichiara: «Piango l’amministratore e politico appassionato, il socialista utopico. Con lui ho discusso animatamente, ci siamo scontrati, riabbracciati, ma sempre rispettati. Berceto perde un pezzo della sua storia». Il consigliere regionale Matteo Daffadà afferma: «Pur provenendo da posizioni diverse non posso non riconoscere l’energia e la determinazione con cui Luigi si è dedicato alla sua comunità di Berceto. La sua visione e i suoi metodi sempre originali e talvolta discutibili hanno comunque lasciato un segno e, con il suo spirito combattivo, ha posto con forza l’attenzione sul suo paese e sulle difficoltà di chi ha la responsabilità di amministrare in montagna».
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