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Il caso

Pendolari, gli indennizzi dopo il deragliamento come i pacchi di «Affari tuoi». Ma con pochi spiccioli

Pendolari, gli indennizzi dopo il deragliamento come i pacchi di «Affari tuoi». Ma con pochi spiccioli

di Roberto Longoni

02 Dicembre 2024, 03:01

Diversi i modi di deragliare. C'è quello classico, che ha fatto uscire dai binari lungo via Toscana il treno merci l'11 luglio. E c'è quello che rischia di fare uscire dai gangheri chi su sempre più scomode rotaie sconta il viaggio quotidiano. Così è, quando al danno si aggiunge la beffa.

Già avviliti dai cambi d’orari penalizzanti con una puntualità inversamente proporzionale a quella dei convogli (ma qualche capo della «Suprema stazione» si metterà mai nei panni di chi in carrozza va e torna per lavoro?), i pendolari subirono pesanti conseguenze. Era normale che agli abbonati fosse garantito un rimborso, specie a chi l’aveva sottoscritto per i Frecciarossa che a cantiere aperto girarono alla larga da Parma. Discutibile, semmai, è la cifra. E ancora di più il metodo.

A raccontarlo è Alberto Monguidi, ufficio stampa della serie B. Il suo tono è pacato, di certo più amareggiato che adirato: molti tra le centinaia di parmigiani habitué dei Parma-Milano e ritorno la penseranno come lui. «Per un mese esatto raggiungere Parma fu un’odissea, con i treni veloci soppressi (peccato, era un’occasione per testare almeno una volta l’interconnessione) e quelli regionali centellinati. Noi pendolari chiedemmo il rimborso, almeno in parte, dell’abbonamento per il mancato servizio anche perché l’incidente accadde per un errore dell’azienda che gestisce le ferrovie».

Va ricordato inoltre che il proprio abbonamento all'alta velocità, Monguidi lo sfrutta solo per il ritorno: il Frecciarossa che gli era utile un tempo, quello delle 7,50 con arrivo alle 9,05 a Milano, ora parte da Parma alle 8,13, per fermarsi in Centrale alle 9,25: troppo tardi per l'ufficio. «Abbiamo sempre più l'impressione - commenta - che Trenitalia pensi sempre più a fare utili che a erogare servizi». La risposta di Trenitalia non ha viaggiato proprio in Alta velocità, è arrivata dopo tre mesi: con un codice sconto da utilizzare come credito elettronico.

Avete presente «Affari tuoi»? Ecco quella mail era una sorta di pacco digitale. «Non c’era alcun riferimento alla cifra - prosegue Monguidi -. Il che significa che l’importo lo vieni a conoscere solo nel momento in cui acquisti un nuovo biglietto. In soldoni a fronte di un abbonamento all’alta velocità Parma-Milano di 269,90 euro, di fatto non utilizzato per venti giorni, mi è arrivato un indennizzo di ben 8 euro, mentre altri colleghi pendolari ne hanno ricevuto uno di 20 euro e altri ancora nemmeno una risposta, almeno finora. Ma aldilà della cifra, la modalità: puoi contestare il rimborso senza però conoscere il suo valore se non quando lo hai usato. E a quel punto, ovviamente, non lo puoi più contestare». Almeno si fosse ricevuta la telefonata del «Dottore», con una proposta alternativa. No, il pacco e basta.

Roberto Longoni

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