×
×
☰ MENU

Gup

Timbrava ed “evadeva”: patteggia il medico del carcere

Timbrava ed “evadeva”: patteggia il medico del carcere

di Roberto Longoni

15 Dicembre 2024, 03:01

Nessuna pena da scontare -ma semmai un contratto da rispettare -, in via Burla era tra i pochi a poter varcare i cancelli senza problemi. Peccato lui esagerasse con le uscite precoci, che spesso seguivano a ruota le entrate a inizio turno. Impossibile fare altrimenti, quando si è anche sostituti di numerosi colleghi, oltre che direttore sanitario di un centro medico privato. Pare che per lui tra il gennaio del 2021 e la primavera scorsa siano state molte più le ore trascorse altrove che a visitare detenuti, specie i tossicodipendenti, per i quali era anche tossicologo di riferimento.

Ricordate la vicenda del 58enne medico in servizio in via Burla finito agli arresti domiciliari la primavera scorsa per truffa aggravata ai danni dello Stato e falso in atto pubblico, per di più commesso da pubblico ufficiale? Ha chiuso i conti con la giustizia patteggiando un anno (con pena sospesa). Inoltre, l'accordo raggiunto dal suo difensore Laura Ferraboschi davanti al Gup comprende anche la confisca dei 51.650 euro mancanti al totale del danno alle casse dell'Ausl calcolato dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza titolare delle indagini: in tutto 81.650 euro.

Il 58enne può anche tornare a indossare il camice: il Gup ha stabilito l'inefficacia del divieto temporaneo di esercitare la professione di medico chirurgo scattato con gli arresti.

Era dal 2012 che il medico aveva contratti con l'azienda sanitaria, seppure da libero professionista, per prestare la sua attività all'interno del carcere. Le sue ripetute «evasioni» seguivano un canovaccio semplice. Sembra che gli bastasse timbrare all'entrata della struttura di via Burla nei rilevatori presenti, due gestiti dall'istituto penitenziario e un terzo dall'Ausl. Quindi, trascorso un po' di tempo «dentro», il professionista usciva senza passare il badge, per prestare la sua opera all'esterno, pagato anche per le ore in cui avrebbe dovuto visitare e curare i detenuti. Poi, quando meglio credeva, rientrava senza timbrare, per farlo solo all'uscita, alla fine dell'orario previsto dal contratto con l'Ausl.

Un meccanismo destinato a durare fino alle indagini delle Fiamme gialle - che hanno potuto contare sulla stretta collaborazione della direzione di via Burla e della Polizia penitenziaria - nate da un controllo della spesa pubblica in ambito sanitario sempre più concentrato sugli incarichi professionali che l'Ausl aveva conferito al medico. Si appurò che le ore indicate dai rilevatori gestiti dal carcere non coincidevano con quelle dell'Ausl (sono tre in tutto, come si è detto). Da gennaio 2021 al marzo 2024 quelle effettive di presenza sarebbero state 2.944 contro le 6.576 attestate dal medico all'azienda sanitaria.

Ma prima ancora che si arrivasse al computo completo del tempo truffato fu l'ubiquità del medico a confermare quanto fossero fondati i sospetti. Il carcere, la direzione sanitaria del poliambulatorio e le sostituzioni negli studi di alcuni medici di base, certificate dalle ricette da lui firmate: quasi un'autodenuncia. Alla quale si aggiunsero i risultati dei pedinamenti, del tracciamento del Gps piazzato sull'auto del medico, le immagini di una telecamera nascosta puntata sul marcatore del badge e infine l'incrocio dei tabulati telefonici e delle registrazioni dei tre sistemi di controllo in via Burla. Dove il medico evitò di finire da arrestato, passando per i domiciliari.

Roberto Longoni

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI