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Al Regio

La satira dei «Personaggi» di Albanese: «I figli di Cetto La Qualunque fanno ridere anche me»

La satira dei «Personaggi» di Albanese: «I figli di Cetto La Qualunque fanno ridere anche me»

di Pietro Razzini

17 Dicembre 2024, 03:01

«La risata è un abbraccio». E Antonio Albanese, ieri sera, ha abbracciato simbolicamente tutto il Teatro Regio.

Tanti, tantissimi i parmigiani accorsi a vedere il suo spettacolo «Personaggi». Uno show che stasera alle 21 replica nella nostra città, ancora nella location artistica più prestigiosa della realtà ducale, appuntamento sempre a cura di Arci e Caos per la rassegna «Tutti a Teatro».

Lui e le sue maschere hanno divertito i presenti ma non solo. Perché dietro a ogni personaggio c’è stato anche qualche interessante spunto di riflessione su quelli che sono i caratteri più o meno dominanti della società di oggi e di ieri. Una carrellata che va oltre i luoghi comuni, analizzando più in profondità tipologie di uomini che si possono incontrare nella quotidianità, con i loro pregi e i loro difetti, i loro vizi e le loro virtù. Si passa dal politico corrotto al professore della scuola media (vittima del sistema dell’istruzione), dallo stereotipo dell’industriale brianzolo al “ministro del terrore”, forse uno dei personaggi più controversi e riflessivi della sua carriera.

Ma la forza della satira di Antonio Albanese è proprio nella capacità di essere diretta e graffiante, brillante e incalzante. In questo modo il protagonista sul palco racconta l’Italia: un’Italia che, leggendo nella storia dell’artista, forse non è tanto cambiata nel tempo, vedendo l’attualità di alcuni personaggi nati anni fa e portati in scena ancora oggi con grande successo. Tra i più applauditi non sono mancati Alex Drastico, il povero siciliano che si trasferisce al nord per cercare fortuna, Epifanio, accompagnato dalla sua fedele e amata pianta di valeriana e Cetto La Qualunque, il politico sopra le righe con un chiodo fisso nella sua mente: «Io sono un uomo che ce l’ha fatta. Quando entro in una banca, mi fanno la òla. Ho tre figli: Thomas, Nicolas e Giuseppes». Pausa: i loggionisti ridono e Albanese con loro: «Questa battuta diverte sempre anche me», sussurra dal palco. Poi continua: «Thomas si droga, Nicolas spaccia ma lo beccano spesso perché è albino. Giuseppes è nella squadra narcotici e ogni tanto arresta i suoi fratelli».

La regia di Giampiero Solari (che è anche uno degli autori con Michele Serra, Piero Guerrera e lo stesso Antonio Albanese) dona equilibrio allo spettacolo che mantiene un ritmo piacevole nonostante i numerosi cambi d’abito a cui il protagonista in scena è soggetto. Lui, attore di cinema e teatro, regista, comico, scrittore, imitatore e doppiatore, dimostra di essere all’altezza della sua fama e si conferma come uno degli artisti più completi del panorama italiano contemporaneo. Il Teatro Regio lo applaude, non solo perché è stato in grado di regalare momenti spensierati a tutti i presenti, ma anche per la capacità di far porre interrogativi, più o meno velati, sull’incapacità di cambiamento di cui tutti siamo in qualche modo vittime e carnefici. E l’ha fatto con una semplicità disarmante. Proprio lui, Antonio Albanese, artefice di un successo che ha abbracciato Parma per quasi un paio d’ore. Ovviamente grazie alle risate.

Pietro Razzini

© Riproduzione riservata

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