Amarcord
Nella televisione in bianco e nero degli anni Sessanta il genere “giallo” aveva come beniamini del pubblico il tenente Sheridan, Nero Wolfe, Sherlock Holmes e Padre Brown ma, soprattutto, il commissario Maigret, che aveva il volto di Gino Cervi, il Peppone guareschiano, molto amato anche da chi all’epoca era un ragazzino.
Su Cervi interessante il giudizio dello stesso Georges Simenon, padre del commissario: «E’ veramente il mio Maigret». La prima puntata dello sceneggiato a episodi «Le inchieste del commissario Maigret», con la regia di Mario Landi, venne trasmessa sul Programma Nazionale della Rai domenica 27 dicembre 1964, proprio sessant’anni fa: protagonisti Gino Cervi, come detto nei panni di Maigret, e Andreina Pagnani, la “signora Maigret”: con loro recitarono, tra gli altri nelle diverse stagioni, Mario Maranzana, Franco Volpi, Oreste Lionello, Sergio Tofano, Gian Maria Volonté, Marisa Merlini, Arnoldo Foà, Ugo Pagliai, Andrea Cecchi, Giuseppe Pambieri, Lydia Alfonsi, Marina Malfatti, Leopoldo Trieste, Loretta Goggi. Il primo ciclo fu di quattro episodi, suddivisi in dieci puntate, dal 27 dicembre 1964 al 14 febbraio 1965 con programmazione alla domenica e al venerdì; visto il grande successo, ci furono «Le nuove inchieste del commissario Maigret» con quattro episodi per otto puntate che andarono in onda dal 20 febbraio al 17 aprile 1966, sempre di domenica; nel 1968, dal 19 maggio al 18 agosto, vennero trasmessi cinque episodi (quattro di domenica e uno di martedì) per dieci puntate; nel 1972 tre episodi per sei puntate, trasmessi sabato e domenica, dal 2 al 17 settembre.
«Maigret è grande e Gino Cervi è il suo profeta - scrive Walter Veltroni nel suo libro “I programmi che hanno cambiato l’Italia -. (…) Gino Cervi era magnifico, rendeva a meraviglia una goffaggine misantropa, una disponibilità alla bizza, all’ira, al capriccio. E al tempo stesso l’itinerario della sua ricerca mentale, nella scoperta del colpevole, appariva credibile. L’uomo che nascondeva la pipa tra le lenzuola per non farsi scoprire dalla “Signora Maigret” mentre, ammalato, fumava era lo stesso che rintracciava le contraddizioni nel profondo di una testimonianza, le sezionava, infine le ricomponeva nella loro sequenza effettuale. Nel Maigret di Cervi contano, forse più delle battute pronunciate, i borbottii, le mezze frasi, le schiarite di voce, gli aggrottamenti di ciglia. Cervi, in Maigret, recita davvero con tutto il corpo dando solidità, tonda e paterna fisicità a un commissario lontano dagli inseguimenti, dalle azioni rapide e ultimative, dagli scontri a fuoco. Maigret è un carattere, un ambiente, una logica. Cervi restituisce tutte e tre quelle dimensioni, in modo mirabile».
«Il volto di Gino Cervi, la sua pipa - sottolinea Aldo Grasso nel suo “Storia critica della televisione italiana” -, la sua brusca saggezza, i cenni pudichi di tenerezza coniugale (la signora è interpretata da Andreina Pagnani) aumentano la già grande popolarità del commissario. (…)
Gli episodi (“Un’ombra su Maigret”, “L’affare Picpus”, “Un Natale di Maigret”, “Una vita in gioco”) riscuotono un grande successo di critica e di pubblico e risultano sempre tra i dieci programmi più seguiti nei diversi anni in cui sono trasmessi». Su Maigret interessante il giudizio di Gino Cervi: “Con questo poliziotto nato in provincia sento di poter dividere molto cose. Forse il padre di Maigret somigliava al mio, che amava la letteratura ma conservava il gusto delle cose semplici, come un buon bicchiere di vino rosso».
Negli sceneggiati televisivi degli anni Sessanta grande importanza per la sigla di apertura e quella di chiusura: nella seconda stagione de «Le nuove inchieste del commissario Maigret» fu il cantautore Luigi Tenco a comporre il brano «Un giorno dopo l’altro» nella doppia versione in italiano e in francese. Nella terza stagione la sigla fu interpretata da Tony Renis con la canzone «Frin frin frin», anche in una versione strumentale.
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