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Via Mazzini

Chiude Passerini, la boutique più longeva

Chiude Passerini, la boutique più longeva

di Giovanna Pavesi

04 Gennaio 2025, 03:01

L’attività fu fondata nel 1893 da Gemma Passerini, coraggiosa e visionaria imprenditrice, che scelse di avviare la sua impresa in un contesto in cui alle donne non erano concesse troppe possibilità.

Eppure, da allora, all’interno di quelle mura di via Mazzini che, ancora oggi, portano il suo cognome, sono passate cinque generazioni. Da fine marzo, però, il negozio, il più longevo della città, oggi gestito da Giovanni Passerini (che tutti conoscono come Giorgio), cesserà per sempre la sua attività: «Il successo commerciale iniziale di Gemma, la prozia di mio nonno, ha portato poi le generazioni successive a voler proseguire, anche per orgoglio familiare: mio padre era medico e io sono avvocato, però abbiamo sentito il bisogno di continuare. I miei figli fanno altro (e sono anche molto bravi) e questo mi ha portato alla decisione di programmare e governare un’uscita, di non subirla. Quando si arriva a essere troppo vecchi si fatica a gestire queste cose, bisogna farlo quando siamo ancora sugli scudi. Il nostro negozio lavorava e lavora tanto, però, a un certo punto, panta rei, se non c’è ricambio».

Passerini non ha mai pensato di cedere l’attività, «perché non c’è questa domanda» e i commercianti indipendenti sono pochissimi: «Oggi, queste storiche insegne non hanno un mercato, perché ciò che conta è la posizione e la localizzazione».

L’attività, ancora oggi in via Mazzini, dove fu fondata alla fine dell’Ottocento, nel tempo ha contato fino a cinque negozi, con due sedi principali (l’attuale e quella di via Repubblica). Uno dei momenti più difficili è stato certamente durante la pandemia, più della crisi finanziaria del 2008.

«Il Covid ha imposto chiusure, ha sconvolto progetti che, nel nostro settore, sono programmati, visto che gli acquisti si fanno con 6-9 mesi d’anticipo. Quello è stato il periodo peggiore, ma lo abbiamo superato bene - chiarisce il proprietario, che dalla sua attività ha visto la città e il centro storico cambiare volto, nel tempo -. La fase migliore è stata quella in cui il commercio era florido per tutti, da prima degli anni Ottanta. In città, poi si è persa molto la capacità di riconoscere la qualità dei prodotti, mentre, in passato, c’era molta attenzione per i tessuti, le composizioni, i produttori e la bontà della manifattura. Oggi, dopo l’avvento del fast fashion, c’è stato un decadimento anche della qualità della merce commercializzata. Questo, però, non ha inciso (sulla chiusura, ndr), perché noi abbiamo sempre cercato di fare il nostro, abbiamo prodotto e produciamo tuttora, ma è sempre più difficile trovare filati e commercializzare merce di qualità».

Per Passerini lasciare un’attività che ha attraversato tutto il Novecento e la sua storia è certamente doloroso, ma si tratta di una «scelta ponderata»: «La nostra è un’attività grossa e impegnativa e servono energia e capacità. Trovare un cessionario non è semplice, soprattutto per queste grandi superfici in una città di provincia, quindi bisogna selezionare bene e se si riesce a scegliere è meglio, piuttosto che prendere il primo che passa perché si è costretti a chiudere. Noi non siamo costretti a chiudere: il negozio, con orgoglio, andava ancora molto bene».

Raccontando il presente, il proprietario guarda anche al suo passato familiare, nelle cui fondamenta si individua con chiarezza l’emancipazione e il coraggio femminile. «Gemma era una donna modernissima, molto abile dal punto di vista imprenditoriale e aperta al mondo: passava un mese di ferie a Parigi, cosa strana per una parmigiana dei primi del Novecento, per coltivare i suoi interessi culturali e per cercare qualcosa di utile alla sua attività commerciale e allora usava pochissimo – racconta Passerini -. Era molto difficile vedere una donna al timone, ancorché di una piccola impresa, anche se le donne erano, spesso, le anime delle aziende grandi e piccole. Gemma creò e gestì per una vita questa attività, poi mio nonno, che aveva già la sua, in proprio, rilevò anche quella della zia».

E se il negoziante indica nel coraggio una delle caratteristiche principali della sua antenata, non dimentica quanto sia cambiato il panorama commerciale ed economico nel tempo. «L’Italia è stata costruita da questi piccoli imprenditori, che poi, talvolta, sono diventati grandi o sono rimasti così, ma che hanno prosperato per due secoli - afferma -. Oggi la realtà economica è diversa e l’Italia che si fondava sulla piccola impresa non ce la fa più. Mentre in passato la società era fatta di imprenditori, commercianti e artigiani, ora è composta da multinazionali e lavoratori dipendenti (anche se ci sono delle eccezioni). Allora era normale, anche se non tutti riuscivano. C’è stato anche il depauperamento del centro storico e si sono perdute le botteghe artigianali, che sono state anche un po’ espulse dallo sviluppo delle cose».

Tuttavia, se fra qualche settimana, all’ultima chiusura, Passerini potesse incontrare la sua prozia Gemma saprebbe certamente cosa dirle: «Ci siamo fatti onore».

Giovanna Pavesi

© Riproduzione riservata

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