Ucraino ferito
Il miracolo che avrebbe potuto salvargli la gamba non c’è stato, ma ne è comunque avvenuto un altro. Arrivato a Parma nel luglio scorso in barella su un’ambulanza del Seirs, Andrii Semelit è tornato in Ucraina in piedi. Non sulle proprie gambe, ma in piedi, grazie a una protesi applicata a Parma che gli permette di articolare ginocchio e piede. Le équipe che si sono avvicendate al suo capezzale all’ospedale Maggiore le hanno provate tutte per evitare l’amputazione, ma non si poteva fare di più. Troppo tempo era trascorso da quando la gamba sinistra era stata crivellata dalle schegge a Kharkiv, pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione ordinata dal Cremlino il 24 febbraio di tre anni fa.
Nel settembre del 2022, il 43enne ricognitore della Guardia nazionale ucraina era nascosto in una casa con altri cinque commilitoni. Quando il gattino da lui adottato gli sfuggì dalle braccia, lui lo rincorse all’esterno. Fu allora che la casa venne centrata da una bomba. Dei cinque che erano rimasti dentro, solo uno sopravvisse, bloccando le gravi emorragie di Andrii, colpito alla testa e soprattutto alla gamba.
Il soldato passò da un ospedale all'altro, ma nemmeno a Kiev si poté fare di più che mettere qualche «pezza» sulla sua ferita. La svolta arrivò il 13 luglio, con una telefonata a Cesare Beghi da parte di Sergeii Chernoval, l'avvocato-soldato ucraino soccorso dal Seirs e sottoposto nel 2022 a due delicati interventi al Maggiore, in Ortopedia e in Chirurgia toracica.
«Sergeii - ricorda il cardiochirurgo parmigiano consulente dello Stato maggiore della Difesa - mi parlò di un militare della Guardia nazionale per il quale sarebbero state fondamentali cure in Occidente». Incassato l’ok al trasporto da parte di Luigi Iannaccone, presidente del Seirs, del quale lui stesso fa parte, e la disponibilità a curare il ferito da parte del direttore generale dell'Azienda ospedaliera Massimo Fabi e del dottor Pietro Manotti, della Direzione sanitaria del Maggiore, Beghi raggiunse Zàhony con Luigi e Paolo Iannaccone, Franco Zanichelli, Riccardo Trevisan e Natalia Kobyliatska.
Con un'automedica e un'ambulanza centro mobile di rianimazione, la squadra parmigiana si presentò al rendez vous alla frontiera tra Ungheria e Ucraina. Andrii, invece arrivò dalla direzione opposta steso alla meglio su un materasso, sull’auto guidata dallo stesso Chernoval per 1500 chilometri attraverso l'Ucraina.
A Parma, venne subito ricoverato nella Divisione infettivi, per l’osteomielite al femore sinistro, purtroppo più avanzata del previsto. Un mese abbondante di cure (che con gli infettivologi coinvolgevano già anche gli ortopedici) permise solo di impedire all’infezione di progredire: alla fine, fu lo stesso Semelit, logorato dal dolore, a chiedere di amputare la gamba. Della coscia gli rimase la parte sufficiente per l’applicazione della protesi, alla quale si procedette un mese dopo, una volta che la ferita si era perfettamente rimarginata.
«Il problema dell’acquisto della protesi - spiega Beghi - è stato risolto grazie al fatto che Andrii, entrato nell’Unione Europea con un visto Schengen, aveva diritto di accedere al Sistema sanitario nazionale come rifugiato».
Il cardiochirurgo in questo periodo è stato un punto di riferimento per il paziente, solo in Italia (a differenza di Chernoval, che a Parma venne accolto con la moglie) grazie alle traduzioni simultanee attraverso lo smartphone.
«In realtà - ha detto Semelit, prima di salire sul pulmino che lo riportava in patria - non mi sono mai sentito solo. Sarò per sempre riconoscente a Parma per le attenzioni e le cure che mi sono state prestate con grande generosità».
Andrii ha voluto ringraziare a uno a uno i medici che gli sono stati vicini, seguendo la cronologia dei suoi ricoveri. «Dalla dottoressa Claudia Schianchi, agli Infettivi, dove sono stato ricoverato un mese e mezzo - ha ricordato - al professor Enrico Vaienti, primario di Ortopedia, dove sono stato curato un altro mese e mezzo, alle dottoresse Patrizia Mammi e Barbara Zaccaria della divisione di Fisiatria e Medicina riabilitativa, che mi hanno seguito per un altro mese ancora. Inoltre, i dottori Isabella Raboini e Manotti della Direzione Medica, che hanno autorizzato tutte le spese sanitarie, i ricoveri e l’acquisto della protesi. Ovviamente sotto la regia del direttore generale Fabi». Gli ultimi grazie, il soldato li ha riservati a Beghi, al Seirs e a Mariya Zalotova e Natalya Nazarova, ucraine di Parma dalle quali è stato assistito in questi mesi lontano dalla sua terra.
Roberto Longoni
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