GIUSTIZIA
Nuovo anno. Nuovo processo penale telematico. Niente più sentenze e provvedimenti vari su carta ma tutto digitale. La nuova frontiera, disegnata dal decreto approvato il 27 dicembre scorso ed entrata in vigore il 1º gennaio, anche per non perdere i fondi legati al Pnrr. Passo innovativo, indispensabile per rimanere al passo con i tempi e con l'Europa, se non fosse che in più parti del Paese si è trattato di una falsa partenza. L'App ministeriale ha dato problemi un po' ovunque, tanto che nei Tribunali di Milano, Torino, Roma e Napoli, ma anche a Bolzano e Pescara, è stata disposta la sospensione dell’applicazione. Una scelta condivisa anche dalla procura della Capitale, la più grande d’Italia, che ha imposto il semaforo rosso al suo utilizzo fino al 31 gennaio. A Genova si viaggerà su un doppio binario: si userà la modalità analogica se il sistema dell’App non funzionerà, così come ad Aosta.
Problemi sono stati riscontrati anche a Bologna, ma si andrà avanti comunque. Stessa scelta anche a Parma. Dove non sono mancate le criticità, anche perché basti pensare che alcuni corsi per il personale amministrativo devono ancora partire. Ma l'intenzione è quella di procedere. «Ci sono difficoltà che il ministero sta cercando di affrontare - spiega Maurizio Boselli, presidente facente funzioni del Tribunale, oltre che presidente della sezione penale -. Per quanto riguarda Parma, abbiamo cominciato ad applicare il processo telematico e andremo avanti. Certo, non si può negare che ci siano problemi, soprattutto per i gip e il dibattimento. E' mancata la sperimentazione di base negli uffici prima del via. Con un po' di buonsenso, comunque, credo che le cose possano essere risolte. Verranno rilasciati degli aggiornamenti per il sistema che confidiamo possano migliorare la situazione».
Anche il Csm sta valutando questo passaggio epocale: la settima commissione ha dato il via a un monitoraggio immediato che esamini l'impatto sull'organizzazione e l'efficienza degli uffici giudiziari. D'altra parte, però, il processo telematico civile è una realtà da oltre dieci anni. E gli avvocati penalisti hanno dovuto cominciare ad affrontare il passaggio al digitale in piena pandemia. Ora insistono affinché anche i giudici «sposino» la linea. «Le scelte legislative hanno segnato la strada verso una completa applicazione del processo telematico anche nel settore penale - sottolinea Francesco Mattioli, presidente dell'Ordine degli avvocati di Parma - e l’esperienza già vissuta nel settore civile ha insegnato che i sistemi migliorano con il tempo, attraverso l’applicazione quotidiana. Abbiamo già espresso al presidente del Tribunale la nostra disponibilità, nel rispetto del Codice di procedura penale e nell’interesse dei cittadini, a collaborare con i magistrati e il personale amministrativo per risolvere in maniera condivisa le incertezze applicative che man mano si stanno evidenziando, avendo accolto con estremo favore che allo stato non vi è intenzione di adottare alcun provvedimento presidenziale di sospensione».
Un'impostazione condivisa anche dalla presidente della Camera penale parmigiana, che ha partecipato all'incontro con il presidente del Tribunale. «Possiamo comprendere il disagio - spiega Valentina Tuccari -: noi siamo stati catapultati quattro anni fa in questo sistema rischiando che i nostri atti fossero dichiarati inammissibili. E' sicuramente un momento che richiede un grosso sforzo, ma bisogna andare avanti».
Il nuovo corso (digitale) della giustizia. App permettendo.
Georgia Azzali
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