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Corchia, l'incubo è finito: le miniere non saranno riaperte

Corchia, l'incubo è finito: le miniere non saranno riaperte

di Chiara De Carli

23 Gennaio 2025, 09:33

È ufficiale: la lunga battaglia contro la riapertura delle miniere di Corchia, nelle valli Cogena e Manubiola, si è conclusa con una vittoria per i residenti, le amministrazioni locali, gli ambientalisti e, soprattutto, per tutto il territorio parmense. Ieri mattina, l’ingegner Gabriele Bertozzi, responsabile dell’Ufficio Regionale Sicurezza Territoriale e Protezione Civile di Parma, ha inviato una comunicazione ufficiale al Ministero della Transizione Ecologica, alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia di Parma e ai comuni di Berceto e Borgotaro, confermando l’accettazione della rinuncia da parte della ditta Energia Minerals Italia al Permesso di ricerca per minerali nell’area di Corchia.

Poche righe, ma che segnano la fine di un lungo e intenso «braccio di ferro» che ha visto contrapporsi le istanze di chi chiedeva di salvaguardare l’integrità ambientale del territorio e chi, invece, sperava in un rilancio economico attraverso l’estrazione mineraria.

Termina così una vicenda che, fin dal 2021, generava preoccupazioni e mobilitazioni. In quell’anno, infatti, la richiesta di permesso di ricerca mineralogica aveva acceso i riflettori sulle valli Cogena e Manubiola, suscitando il timore di una riapertura delle vecchie miniere. Residenti e amministrazioni locali si erano opposti con forza, sottolineando l’incompatibilità di simili attività con la vocazione turistica e agroalimentare dell’area. Sollecitata da amministratori, associazioni e comitati, la Regione Emilia-Romagna aveva espresso una posizione di contrarietà ma le preoccupazioni si erano acuite nel 2023, quando il termine per la decisione definitiva sulla concessione del permesso di ricerca si avvicinava. E, in quel momento, il territorio parmense si era stretto attorno a una mobilitazione senza precedenti. Legambiente, Wwf e Lipu, insieme ai comitati locali, avevano dato voce a cittadini e agricoltori, denunciando i potenziali rischi per l’equilibrio idrogeologico, le risorse idriche e l’economia locale basata sull’agricoltura e il turismo «slow».

Uno sforzo collettivo, messo in campo da tutti gli schieramenti politici e a ogni livello istituzionale, con l’obiettivo di rendere sempre meno appetibile l’apertura di un cantiere. Tuttavia, il panorama normativo non era privo di insidie: da un lato, i vincoli europei legati ai siti Natura 2000 offrivano una protezione parziale; dall’altro, le disposizioni del Ministero dello Sviluppo Economico e le direttive comunitarie in materia di risorse strategiche per la transizione ecologica potevano rappresentare una minaccia concreta. E dopo tanta tensione, l’email che mette una pietra tombale sul procedimento è stata accolta con entusiasmo nei Comuni di Berceto e Borgo Val di Taro, in prima linea fin da subito nel respingere l’ipotesi di uno sfruttamento minerario.

«Questa vittoria è il frutto di uno sforzo collettivo, messo in campo da tutti gli schieramenti politici e a ogni livello istituzionale, con l’obiettivo di rendere sempre meno appetibile l’apertura di un cantiere – è stato il commento “a caldo” di Marco Moglia, sindaco di Borgotaro -. Non possiamo che essere soddisfatti di aver difeso il lavoro svolto in decenni per rendere le nostre vallate un simbolo di sostenibilità e valorizzazione delle eccellenze locali». Entusiasta anche Simona Acerbis, primo cittadino di Berceto. «Questo risultato è frutto di tutte le attività svolte dagli enti, dalle istituzioni e dai comitati sul territorio. Ora potremo finalmente tornare a concentrarci su progetti di valorizzazione turistica, che rappresentano una risorsa preziosa e sostenibile per il nostro territorio». Esulta anche il consigliere regionale Matteo Daffadà: «Grande soddisfazione per questo risultato da parte di chi come me ha lavorato per il territorio. Il lavoro di squadra fatto dall'assessore Priolo con il sottoscritto e Barbara Lori ha pagato».

Chiara De Carli

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