Tradizioni
Casanova ne era ambasciatore in giro per l'Europa, D'Annunzio in vacanza al Lido di Venezia lo usava per raggiungere la spiaggia, mentre il nostro Giovannino Guareschi lo indossava con orgoglio, perché in qualche modo rappresentava la sua terra.
Viva il tabarro, povero, elegante o militare. Un mantello senza tempo, buono per la nebbia e per il sole. Che piace all'uomo e alla donna oggi più che mai per le grandi occasioni. E sono tanti i cultori del mantello a ruota, così romantico e che è legato a lontane tradizioni di diverse regioni italiane, tra cui anche la Bassa. Non tutti sanno che esiste un'associazione Civiltà del Tabarro e che il segretario è un parmigiano d'adozione, Corrado Beldì, presidente di «Laterlite»: «Quando l'associazione è nata anni fa eravamo in pochi - spiega Beldì -, ma ora siamo circa 50 soci e tanti simpatizzanti». Appassionati che domani si ritroveranno a Lucca per la «Tabarrata nazionale», il più grande raduno degli amanti del tabarro. «Si tratta dell’ottava edizione, dopo i raduni di Parma, Casalmaggiore, Vicenza, Oleggio, Cittadella, Bassano del Grappa e Chioggia - continua Beldì - e nel tempo abbiamo raccolto sempre più consensi e partecipanti». Organizzata insieme al Comune di Lucca, che ha dato il suo patrocinio, la «Tabarrata nazionale 2025» renderà omaggio a Giacomo Puccini, il compositore dell’opera «Il Tabarro» del 1916. Il programma di domani prevede il ritrovo dei tabarristi alle 15 nella piazza Cittadella, dinanzi alla statua di Giacomo Puccini; alle 15,30 ci sarà la visita alla mostra Giacomo Puccini Manifesto, guidata dal curatore Simone Pellico; alle 17,30 il concerto di arie da «Il Tabarro», organizzato dall'associazione Laboratorio Brunier con il soprano Maria Novella Malfatti e il pianista Petr Yanchuk; a seguire la conferenza «Sentimenti della Civiltà del Tabarro» dove interverranno Sandro Zara, imprenditore e maestro del Tabarro; Roberto Dal Bosco, presidente dell'associazione Civiltà del Tabarro; Corrado Beldì, segretario della Civiltà del Tabarro. L’evento è realizzato infatti dall’associazione Civiltà del Tabarro, impegnata nella diffusione della cultura del Tabarro e del suo retroterra umano, storico, culturale, spirituale: «Anche questo raduno è naturalmente aperto a tutti - ricorda Beldì -. In ogni edizione c'è sempre un filo conduttore. E se per quella di quest'anno è la figura di Puccini, in passato abbiamo affrontato diversi temi: per esempio, a Casalmaggiore abbiamo presentato il taglio al vivo. Il tabarro è un mantello fatto da tessuto tradizionale che non fa passare l'acqua e non ha orlo, ma è tagliato a forma di ruota. Ci sono diversi tipi di tabarro, da quelli della tradizione contadina a quelli militari, fino a quelli molto eleganti da serata e da ufficiale, che possono essere impreziositi da dettagli in pelliccia o alamari d'argento. E in ogni raduno non manca mai la sfilata». Un capo unisex, tant'è che anche le donne ne vanno matte: «A Bassano del Grappa abbiamo fatto la sfilata con i tabarri indicati per il gentil sesso - sottolinea Beldì -: tutti con colori molto accesi. In più, il tabarro ha il vantaggio di non avere la taglia. Quella di quest'anno è la Tabarrata più a Sud che abbiamo fatto: ci piacerebbe organizzarne una in Abruzzo e in Molise perché sono regioni con una lunga tradizione del tabarro». Ma com'è nata l'associazione Civiltà del Tabarro? «Un giorno mi trovavo all'Enoteca Tabarro con il giornalista e scrittore Camillo Langone, un altro appassionato come me - continua Beldì - e da lì è nata l'idea del primo raduno a Parma. Da lì a poco, la nascita dell'associazione. Nella nostra città ci sono illustri parmigiani amanti del tabarro: oltre a Langone, c'è il direttore dell'Unione Parmense degli Industriali Cesare Azzali, l'imprenditore Paolo Pongolini e il burattinaio Patrizio Dall'Argine». Beldì, originario di Oleggio nel Novarese, vive tra Parma e Milano «e porto in giro il tabarro per la Val Padana - confessa il segretario e tesoriere dell'associazione -. Il primo tabarro blu di un soldato slavo mi era stato regalato da un caro amico, Pino Tommasi, che ora purtroppo non c'è più, mentre il secondo, nero, mi è stato donato al raduno di Oleggio. In ogni raduno diamo infatti dei premi, come quello all'eleganza, alla tradizione, alla simpatia o alla perseveranza. E i gadget sono messi a disposizione dal Tabarrificio Veneto: spazzole, fiocchi anarchici, mazziniane, profumi o alamari. E ogni volta c'è una giuria che assegna il premio del Tabarrista dell'anno, che ho vinto proprio a Oleggio, quando mi hanno regalato un meraviglioso tabarro Ruzzante». Info: www.facebook.com/civiltadeltabarro/ e www.civiltadeltabarro.com.
Mara Varoli
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