Pugilato
Flavio D'Ambrosi, vice Questore della Polizia di Stato e vicepresidente del Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro, è stato rieletto lo scorso dicembre presidente della Federazione Pugilistica Italiana che vede Parma sugli scudi non solo per i risultati sportivi, Laura Parisi dell'Asd Pugilistica Kid Saracca convocata alla Women Boxing League, ma anche per le iniziative in ambito sociale come quelle della Boxe Parma, che ha organizzato il primo corso in Italia riservato a persone affette dal Parkinson. «A me ha fatto molto piacere l'iniziativa della Boxe Parma che ha esaltato la pratica pugilistica come un mezzo per combattere e prevenire certe patologie -spiega D'Ambrosi- Parma è stata in questo caso un “progetto pilota” e auspico che queste iniziative si sviluppino un po' in tutta Italia».
Quanto si sta sviluppando il pugilato femminile nel nostro Paese?
«Parma, con Laura Parisi, conferma un trend di crescita esponenziale del movimento pugilistico femminile. L'apertura alle donne c'è stata solo nel 2001 però abbiamo fatto un salto straordinario in questi ultimi sei-sette anni tanto che le nostre società hanno cominciato a lavorare seriamente nella ricerca del talento delle donne. Abbiamo una squadra azzurra competitiva a livello femminile ma anche le nostre Under 15, Under 17 e Under 19 si sono fatte valere in campo internazionale».
Come sta la boxe in Italia?
«Negli ultimi anni c'è stata una crescita impressionante: abbiamo sorpassato le 1200 società affiliate, un record storico per questa Federazione e siamo arrivati a quasi 80mila tesserati, altro primato. Dal punto di vista della dimensione quantitativa il pugilato è tornato a essere più di una moda, qualcosa che come disciplina sta ritornando ai vecchi fasti. A livello qualitativo, è ovvio che dovrà esserci una crescita ulteriore: nonostante i titoli mondiali e continentali, gli ultimi Giochi olimpici ci dicono che bisogna ancora lavorare».
Cos'è mancato alle ultime Olimpiadi?
«Le aspettative, fino a marzo 2024, erano molto alte: venivamo da diversi successi internazionali, otto pass olimpici e le nostre squadre apparivano competitive. I Giochi olimpici sono qualcosa di particolare, in cui incidono tanti fattori: lo stato di forma, la fortuna nei sorteggi e gli arbitraggi. É sotto gli occhi di tutti che alcuni match dovessero essere giudicati diversamente».
Quali saranno gli obiettivi del suo secondo mandato?
«Gli obiettivi sono, essenzialmente, tre: il primo riguarda l'alto livello perché questa crescita quantitativa straordinaria, favorita dalle politiche di promozione sul territorio e dagli incentivi alle società anche con sostegni economici rilevanti, deve essere seguita da quella qualitativa e in quest'ottica abbiamo riformato le squadre azzurre e tutti gli staff tecnici. Concentrandoci sulla base, dobbiamo dare una spinta in più alle nostre società per ricercare talenti e farli crescere. Il secondo è di esaltare non solo l'aspetto agonistico ma anche la funzione pedagogica, di inclusione e di integrazione che può svolgere il pugilato sul territorio. E, come ultimo obiettivo, dobbiamo cercare di far sì che la Federazione sia solida dal punto di vista patrimoniale ed economico ragionando come fossimo un'azienda e attuando politiche di autofinanziamento senza più l'esigenza primaria di avere contributi statali».
Cosa rappresentano Parma e l'Emilia Romagna all'interno del movimento nazionale?
«L'Emilia Romagna è una delle tante roccaforti, ci ha dato tantissimi campioni e, ad oggi, ha migliaia di tesserati e moltissime società affiliate che stanno crescendo in maniera progressiva. Io sono molto ottimista, l'Emilia e, in particolare, Parma dimostrano come il pugilato sia vivo, come stia crescendo nella direzione giusta che riguarda sia l'aumento di qualità agonistica che anche di promozione della pratica pugilistica come strumento sociale e di benessere fisico».
Marco Bernardini
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