Tragedia
Il relitto dell'Agusta Aw109 non è più nel campo della tragedia, dove si era fermato, a 25 metri dal cratere formato dal suo impatto. Dopo averli recintati con una rete verde alta un paio di metri e coperto con un grosso telo, bianco come un sudario, ieri pomeriggio si è deciso di mettere i resti dell'apparecchio al sicuro al coperto, sempre nella tenuta dei Rovagnati. Qui resteranno a disposizione dei carabinieri del Ris e di Stefano Benassi, il super consulente aeronautico nominato dalla Procura, esperto soprattutto di elicotteri, degli operatori dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo e dei tecnici della Leonardo, l'azienda produttrice dell'Aw 109, a loro volta giunti a Castelguelfo ieri mattina.
Il rottame è quanto mai prezioso per fare luce sul disastro per il quale vicolo San Marcellino ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo: non ci sono né sopravvissuti né testimoni oculari che possano raccontare quanto accaduto in pochi attimi alle 19 di mercoledì. Inevitabile che le indagini partano e si concentrino su quelle lamiere contorte. Fondamentali potrebbero essere anche le riprese effettuate l'altro ieri dai droni del Nucleo Sapr dei vigili del fuoco, per ottenere la panoramica della distribuzione dei rottami: la scena della tragedia è stata «cristallizzata» dal cielo.
La rimozione del relitto è avvenuta dopo che in mattinata una ditta specializzata aveva svuotato i serbatoi dell'Agusta che ancora contenevano centinaia di litri di carburante (lo schianto è avvenuto subito dopo il decollo alla volta dello stabilimento di Arcore dell'azienda): un'operazione delicata, durante la quale i vigili del fuoco - presenti con la comandante Annalicia Vitullo e Fabrizio Finuoli, il funzionario di via Chiavari accorso con le prime squadre pochi minuti dopo l'incidente - hanno garantito un intervento immediato in caso di necessità. Poi, libero dal suo carico altamente infiammabile, il relitto è stato spostato di poche decine di metri, sufficienti a metterlo al riparo dal maltempo: è prevista pioggia dal cielo dal quale l'elicottero è precipitato poco dopo il decollo, sprofondando attraverso un mare di nebbia fitta come non se ne vedeva da tempo.
Lo schianto è costato la morte (quasi di certo sul colpo) del comandante Flavio Massa, nato a La Spezia 59 anni fa ma residente a Desio, del suo secondo Leonardo Italiani, 30 anni di Torre d'Isola (Pavia), e dell'imprenditore Lorenzo Rovagnati, 42enne brianzolo, padre di due figli e in attesa di un terzo, amministratore delegato dell'omonimo prosciuttificio. Il suo corpo è l'unico rimasto all'interno dell'apparecchio, e mercoledì i vigili del fuoco hanno dovuto lavorare a lungo per estrarlo dalla trappola di lamiera. I piloti, invece, erano stati sbalzati dallo schianto all'esterno dell'abitacolo: uno da una parte, l'altro dal lato opposto. Lunedì, la Procura nominerà i periti per le autopsie sulle salme delle vittime.
Difficile che le telecamere della videosorveglianza del parco del castello, per quanto vicine alla piazzola del decollo, abbiano potuto perforare la spessa coltre, improbabile che le loro immagini registrate possano fornire elementi utili all'indagine. Le risposte alle domande degli inquirenti coordinati dal pm Andrea Bianchi andranno cercate piuttosto nella strumentazione di bordo dell'Agusta. Non nella scatola nera, inesistente perché non prevista, ma nelle apparecchiature nelle quali ci si aspetta di trovare dei dati utili: le loro memorie sarebbero già state recuperate, così come sono stati posti sotto sequestro i cellulari delle tre vittime. Altre risposte potranno emergere dalle registrazioni delle conversazioni radio quasi di certo avviate nelle fasi del decollo.
L'elicottero è rimasto in volo per pochi secondi, prima di rovinare al suolo, in verticale stando a una prima ricostruzione, per 400 o 500 metri al massimo. Perché si è schiantato? Per un guasto meccanico o un improvviso malore che non abbia dato all'altro pilota la possibilità di intervenire? O per un errore umano sul quale il fattore nebbia potrebbe avere svolto un ruolo non secondario?
Non a caso, anche per piloti ai comandi di apparecchi moderni, attrezzati per il volo strumentale, si parla di possibile confusione aerospaziale, quando le condizioni di visibilità sono estreme. E quanto lo fossero mercoledì sera lo conferma la necessità di dirottare su Bologna un aereo che avrebbe dovuto atterrare al Giuseppe Verdi proprio verso le 19. Una nebbia tanto spessa potrebbe avere fatto avvicinare pericolosamente l'Aw109 alle linee dell'alta tensione o ai pioppi che si trovano non così lontano dal campo-eliporto della tenuta dei Rovagnati.
Roberto Longoni
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