DA UDINE A PARMA
Quasi un anno per arrivare alla successione. E anche sul finale è stata battaglia. Ha vinto Paolo Corder, 66 anni il 5 marzo prossimo, trevigiano: è lui il nuovo presidente del Tribunale. Prende il posto di Pio Massa, che era andato in pensione dopo otto anni alla guida degli uffici di piazzale Corte d'appello. Una sfida fino al plenum del Csm dell'altro ieri, quando Corder, presidente del Tribunale di Udine, è stato nominato con 14 voti a favore contro i 12 andati a Stefano Scati, residente a Parma, numero uno del Tribunale di Ferrara. Due i consiglieri che si sono astenuti. D'altra parte, le proposte di nomina di Corder e Scati erano arrivate dalla Quinta commissione del Csm, che si esprime sugli incarichi direttivi e semidirettivi, con tre voti ciascuno. «Arriverò in punta di piedi, tenendo conto di ciò che è stato fatto dai colleghi. Non conosco ancora la realtà del Tribunale di Parma, ma da parte mia ci sarà un impegno assoluto», sottolinea.
Certo, ancora nulla sa dei punti di forza e delle difficoltà del pianeta giustizia parmigiano, ma ha piena consapevolezza che anche qui la carenza di personale amministrativo rende tutto molto complicato. «Come a Udine, dove ci sono problemi enormi», commenta.
Una scelta non casuale, quella della nostra città. «Dettata da esigenze familiari - spiega -. Durante la settimana vivo a Udine, ma tutti i fine settimana sono a Parma, che ormai ho imparato a conoscere e apprezzare».
Erano in sei ai blocchi di partenza: oltre a Corder e Scati, avevano presentato domanda Roberto Spanò, presidente della sezione penale del Tribunale di Brescia, Andrea Carli, presidente di sezione a Biella (nominato una settimana fa presidente del Tribunale di Treviso), Saverio Umberto De Simone, per otto anni presidente di sezione a Bari, e Pasquale Gianniti, consigliere di Cassazione. Spanò e Carli avevano poi revocato la domanda, e dei quattro rimasti in gara, le proposte di nomina arrivate al plenum sono state quelle di Corder e Scati. Fino alla scelta del giudice trevigiano. «Il mio competitor era di grande valore, un ottimo collega», dice Corder.
Quasi trentasei anni di toga. E un curriculum piuttosto articolato. Figlio di Marino, avvocato e noto esponente democristiano di Treviso, deputato dal 1976 al 1987 e sottosegretario agli Interni in vari governi, Corder è entrato in magistratura nel 1989. Prima destinazione, dopo il tirocinio in Corte d'appello a Venezia, la pretura di Treviso, con funzioni di giudice addetto alla sezione lavoro. Nel 1992 una parentesi di dieci mesi come gip alla Pretura circondariale di Treviso e dal '95 il trasferimento come giudice al Tribunale di Venezia, dove resterà per gran parte della sua vita professionale: sezione civile, soprattutto, oltre che lavoro e agraria. E qui comincia a «specializzarsi» in diritto di famiglia, a cui si dedicherà a lungo firmando anche alcune pubblicazioni. Per oltre quattro anni è stato anche giudice delegato ai fallimenti e alle esecuzioni immobiliari.
La toga in Tribunale e poi togato al Csm: dal 2010 al 2014 Corder è stato componente del Consiglio. Poi, come previsto dalla legge, il ritorno in ruolo: quasi due anni a Venezia come giudice penale del dibattimento. E nel novembre del 2016, a 57 anni, la nomina al vertice del Tribunale di Udine.
Ora lo attendono altri quattro anni a Parma, dove chiuderà la carriera. «Ma sono entusiasta per questa nuova esperienza. E assolutamente motivato», assicura.
Il trasferimento, tuttavia, non sarà questione di giorni. L'iter prevede ancora alcuni passaggi. Due, forse tre mesi, prima di varcare il portone del palazzo di giustizia parmigiano.
Georgia Azzali
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