IMPRENDITORE CONDANNATO
Uno dalla denuncia facile. Con le assicurazioni. Furti, incendi, di cui chiedeva giustamente (fino a prova contraria) il risarcimento, avendo delle polizze ad hoc. Ma proprio per questa lunga serie di «precedenti» quel rogo della metà di ottobre del 2020 che aveva danneggiato gran parte della casa, oltre che distrutto l'auto, aveva suscitato grandi sospetti nella compagnia. Così, dalla denuncia dei danni subiti da parte della vittima, si è passati alla denuncia della vittima da parte dell'assicurazione. E nei giorni scorsi si è arrivati alla condanna dell'uomo, un imprenditore 63enne parmigiano: 2 anni e 4 mesi per incendio doloso e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati. La pm Laila Papotti aveva chiesto 4 anni. Il giudice Alessandro Conti, in attesa del risarcimento da stabilirsi in sede civile, ha anche disposto una provvisionale di 36mila euro per Cattolica assicurazioni, poi confluita in Generali, che si era costituita.
Un'auto molto datata, di cui non era rimasto quasi nulla dopo il rogo. E una casa di campagna in gran parte divorata dal fuoco. Questa la scena che si erano ritrovati davanti i vigili del fuoco quel giorno d'ottobre. Avevano lavorato per quasi quattro ore prima di riuscire a domare completamente l'incendio. Ma come si era sviluppato il rogo? Il 63enne aveva subito spiegato di aver tentato più volte di mettere in moto l'auto - una vecchia Panda parcheggiata sotto il portico -, ma improvvisamente dal motore erano partite le fiamme. Un'«esplosione» così violenta che in brevissimo tempo il fuoco si sarebbe propagato alle pareti del portico e poi all'abitazione.
Una fatalità. Tutta colpa di quell'utilitaria da antiquariato. Così sembrava. O, meglio, questo suggeriva la ricostruzione fatta dall'imprenditore. Che un paio di settimane dopo fa denuncia e inoltra la documentazione all'assicurazione per ottenere il risarcimento dei danni. Con un allegato di una straordinaria precisione: un elenco certosino di una miriade di beni andati persi nell'incendio.
Partono le verifiche. E sembra che la procedura prosegua regolarmente. Ma i tempi si allungano. La solita lentezza di quando si devono risarcire cifre importanti: questo il primo pensiero che aveva sfiorato l'imprenditore. In realtà, poco meno di un anno dopo la sua richiesta di risarcimento, la compagnia assicurativa ha presentato denuncia contro di lui. Troppe le anomalie di quell'incendio, messe in luce anche da un investigatore assunto dalla compagnia. E poi non era passata inosservata la sequela di risarcimenti richiesti in precedenza per altri «sfortunati» episodi.
All'inizio di febbraio del 2022 i carabinieri fanno un sopralluogo e poi annotano un dettaglio che si rivelerà significativo per l'accusa: l'auto era parcheggiata a ridosso della parete del porticato dal lato guida. Insomma, difficile entrare da quella parte, se non per un contorsionista.
Così, come era prevedibile, comincia una battaglia di consulenze tecniche che poi proseguirà durante il processo. Rilievi altamente specialistici, ma in sostanza, secondo la consulenza della difesa, non è possibile che l'incendio sia partito dal vano motore dell'auto, ma ci sarebbero stati vari punti di innesco. Un rogo doloso, quindi. Completamente diversa la conclusione della relazione tecnica della difesa, secondo la quale è assolutamente plausibile che le fiamme siano partite dalla vecchia utilitaria. A chi abbia dato ragione il giudice, è lampante.
Georgia Azzali
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