Calcio dilettanti
La nostra nuova rubrica incentrata sugli allenatori “storici” e emergenti del calcio parmense inizia con un nome tra i più conosciuti e apprezzati in assoluto: Alessandro Barbarini. Dagli inizi con l’Aurora nel 1991 (giovanili e poi in Prima Categoria) passando per il Reno La Grande, la Langhiranese, il San Secondo, i Crociati Il Cervo, la Scandianese, il Pallavicino, il Palanzano, i Crociati Noceto (come “secondo” in Lega Pro e in seguito come “Primo Allenatore”), Povigliese, Carignano, Salsomaggiore fino ai giorni nostri dove ricopre il ruolo di Direttore Tecnico al CUS Parma seguendo anche da vicino i ragazzi del 2011 e del 2012. Un tuffo nel passato con nomi, partite, trionfi, ricordi, aneddoti e ... anche qualche sconfitta e qualche piccolo rimpianto che sono comunque parte integrante di questo affascinante “mestiere”.
1. L’allenatore più bravo avuto nella sua carriera di calciatore.
Ti faccio tre nomi. Claudio Estasi che mi ha formato nel settore giovanile del San Lazzaro. Un vero maestro per tutti i ragazzi che ha avuto. Pierluigi Catellani per alcune eccellenti “letture” della partita e Renzo Mantovani per la professionalità.
2. Quando ha iniziato a pensare di voler fare l’allenatore?
Molto presto. Già quando ero ancora nel settore giovanile mi piaceva immaginare come avrei fatto giocare io la squadra. Estasi aveva capito questa mia inclinazione e qualche volta mi coinvolgeva nelle sue scelte. Se ho fatto per molti anni l’allenatore, in gran parte lo devo a lui.
3. Qual è la sua “filosofia” di gioco.
Cercare di proporre un gioco che sia divertente per chi lo fa e per chi lo guarda ed al tempo stesso il più redditizio possibile.
4. Quale considera sia il suo maggior pregio da allenatore.
Credo l’equilibrio e la razionalità.
5 .Su quale aspetto invece ha sempre fatto più fatica?
A 57 anni forse ormai è difficile cambiare. Direi che in passato avrei dovuto essere più cinico nei rapporti con i giocatori ed i dirigenti.
6. Lo schema tattico preferito e utilizzato maggiormente.
In 30 anni abbondanti in panchina li ho utilizzati praticamente tutti, però è stato il 3-4-3 quello che mi ha dato le soddisfazioni maggiori.
7. La partita più bella giocata da una delle sue squadre.
Una vittoria per 2-0 con il Langhirano a Poviglio nel debutto nel campionato di Promozione nel lontano 1999.
8. La squadra più forte mai affrontata in carriera.
La Correggese nel mio ultimo campionato di Eccellenza, quando allenavo il Salsomaggiore. Era una squadra con giocatori fortissimi e un allenatore bravissimo, Cristian Serpini, che non a caso ora allena il Carpi in Lega Pro.
9. Il calciatore avversario che più l’ha impressionata tra quelli incontrati in carriera.
Quando facevo il secondo a Marco Torresani nei Crociati Noceto affrontammo in Lega Pro il Pavia in cui giocava Francesco Acerbi, attuale difensore di Inter e Nazionale. All’epoca aveva vent’anni circa. Era evidente a tutti che in quella categoria sarebbe stato solo di passaggio. Tra i dilettanti ti dico Di Giuseppe del Castellarano.
10. Il risultato più importante ottenuto finora.
Tutti gli obiettivi raggiunti sono stati importanti. Probabilmente quelli che mi hanno emozionato di più sono stati la promozione in Eccellenza con il San Secondo e la salvezza in Eccellenza due anni dopo sempre con il San Secondo, al termine di una gara “epica” contro il Lentigione all’ultima giornata. A San Secondo avevi la sensazione che quello che facevi, non lo facevi solo per te, ma per una comunità di sportivi che ama davvero la squadra del proprio paese. Con il San Secondo ho avuto la soddisfazione di vincere anche la fase regionale di Coppa Italia d’Eccellenza nel 2006.
11. Nel suo passato di allenatore qual è stata la più grande soddisfazione.
Vedere che diversi dei miei ex giocatori che hanno iniziato la “carriera” di allenatore, qualche volta mi chiedono consigli durante il loro percorso.
12. Quale invece la sua più grande delusione.
Le delusioni in tanti anni di attività non sono mancate. Mi è spiaciuto molto non fare bene in una piazza come Scandiano, dove, come ti accennavo prima, mancai di cinismo. Mi dimisi alla fine del girone d’andata. In due occasioni, da subentrato, non riuscii ad ottenere la salvezza, a San Secondo nel 2006 e Salsomaggiore nel 2019. Erano due situazioni molto difficili, ma, a San Secondo per il legame affettivo con dirigenza e sportivi ed a Salsomaggiore per il senso di appartenenza dei ragazzi, mi addolorò molto non raggiungere l’obiettivo.
13. Chi è l’allenatore avversario più bravo che hai incontrato nella tua carriera di Mister?
Dal punto di vista della qualità del gioco ti dico Mattia Bernardi, all’epoca al Colorno, oggi allenatore dell’under 18 del Parma. Per la sua capacità di stare al passo con i tempi, visto che anche lui allena da molto tempo e con ottimi risultati, Francesco Montanini della Fidentina.
14. C’è un aneddoto curioso o divertente che le viene in mente?
Durante un Fiorano-San Secondo, l’allenatore avversario Maurizio Galantini, all’ennesimo miracolo del nostro portiere, si girò verso di me e mi disse in dialetto modenese: “’Sa ghal in sacosa, ‘na bisa?” (Cosa ha in tasca, una biscia?). Anche se ci stavano prendendo a pallonate, non riuscii a non sorridere. E’ un’ espressione che ho fatto diventare mia, quando un mio avversario viene baciato dalla fortuna.
15. L’allenatore del passato da lei preferito.
Agli inizi avevo una venerazione per Zeman. Nel 1993 andai a Foggia a seguire i suoi allenamenti nei tre giorni precedenti la partita con il Milan degli invincibili. Finì 2-2. Spettacolo puro. Insieme a me a prendere appunti sulla tribuna dello Zaccheria c’era Delio Rossi, in quella stagione allenatore della primavera. Quando facevo l’ultimo anno di liceo, qualche sabato mattina saltavo la scuola per andare a vedere la rifinitura del Parma di Sacchi ai campi Stuard. All’epoca anche lui un grandissimo.
16. Chi negli ultimi anni ha sicuramente tracciato una strada nuova, almeno per il calcio italiano, è stato Gian Piero Gasperini.
17. Ha qualche rimpianto nella sua carriera di allenatore?
Alla mia età non ho più rimpianti o aspirazioni di un certo tipo. Mi piace molto quello che sto facendo adesso con il Cus Parma, una società che a livello giovanile, in pochi anni sta avendo una crescita esponenziale. Mi piacerebbe però, prima di smettere, fare qualcosa insieme al mio amico Francesco Montanini.
18. Qual è la dote principale che deve avere un allenatore?
Quella di essere credibile. Secondo me, quando una società sceglie un allenatore, non può scindere il ruolo dalla persona.
19. Metta in ordine di importanza questi cinque aspetti: Comunicazione-Gestione del gruppo-Preparazione fisica-Tattica e Tecnica.
Sono tutti ugualmente importanti. I più bravi hanno 10 in tutte queste materie. Tutti però devono avere almeno la sufficienza, se si vuole appunto essere credibili.
20. Infine la formazione ideale con i migliori calciatori allenati in carriera finora. (con schema tattico annesso)
Questa domanda è la più difficile, perché di giocatori ne ho allenati veramente tanti e rischio di far torto a qualcuno. Diciamo che restringerò il campo ai giocatori avuti nei dilettanti, sia per rendere più equa la competizione sia perché nei professionisti ho fatto solo il vice. Mi prenderò anche la libertà di mettere due giocatori per ruolo, così da allargare la “platea”! Modulo 3-4-3. In porta Francesco Groppi e Roberto Monica. I tre difensori Beppe Ravasi (Cristian Faelli), Gabriele Allodi (Cristiano Valenti), Davide Addona (Simone Vincenzi). A centrocampo da destra a sinistra Filippo del Monte (Federico Mazzieri), Marcello Farri (Claudio Oddi), Michele Moroni (Matteo Pigoni), Gianluca Delgrosso (Pietro Sutera). Tridente con Davide Cerri (Roberto Fabbi), Luca Gradali (Pasquale Iadaresta) Angelo Modafferi (Raffaele Mori). Hors catégorie Michele Pietranera.
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