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Ingegnere aerospaziale

«Nel 2026 l'uomo tornerà sulla Luna: un atto filosofico»

«Nel 2026 l'uomo tornerà sulla Luna: un atto filosofico»

di Anna Pinazzi

15 Marzo 2025, 03:01

È sembrato quasi di toccare lo spazio con un dito. Vicino al Sole, poi a una cometa, poi a Marte. Vicino a un sogno collettivo, faccia a faccia con l'infinito.

Un viaggio ingegneristico, scientifico, profondamente umano quello che Tommaso Ghidini, uno dei massimi responsabili dell’Agenzia spaziale europea (Esa), direttore del Dipartimento di Ingegneria meccanica, ha creato ieri sera. Ha preso per mano una sala della Antica tenuta Santa Teresa gremita, al completo, portandola in un altrove che sta diventando sempre più familiare: «Ci stiamo spostando in una nuova dimensione della nostra vita - esordisce Ghidini -: la dimensione dello spazio». Questo significa che «progressivamente stiamo spostando la nostra base - spiega -, la nostra permanenza nello spazio: prima era la stazione spaziale che ruota attorno alla Terra, ora stiamo costruendo una nuova stazione attorno alla Luna».

Le imprese - i sogni - si moltiplicano durante l'evento organizzato dall'associazione Parma Palatina, rappresentata dal presidente Claudio Cavalli, che ha sottolineato la capacità di Ghidini di «spaziare» - non è un verbo scelto a caso - dalla scienza all'umano, dai numeri al profondo. Come ha fatto notare Gianfranco Cervellin, ex primario del pronto soccorso e relatore della serata, «Ghidini mostra l'uomo nonostante le sue turpitudini - dice -, la grandezza e la bellezza della sua mente. La capacità di realizzare le storie straordinarie». Tutto è nato quando «ho chiesto al direttore della Gazzetta di Parma di poter scrivere una recensione al libro di Ghidini», spiega Cervellin facendo riferimento al volume «Homo Caelestis - L'incredibile racconto di come saremo (Longanesi).

Più che un trattato scientifico, il libro sembra un romanzo il cui protagonista è, appunto, l'Homo Caelestis. Chi è? «È quello che potrebbe diventare l'Homo Sapiens». Sposandosi oltre la Terra. Facendo cosa? «Missioni spaziali sulla Luna sempre più lunghe, addirittura pensando a una permanenza stabile - spiega l'ingegnere fidentino -. Per poi spostarsi al balzo più impegnativo: Marte». Sullo schermo dietro Ghidini, intanto viene proiettata la storia, la nostra storia. Dal nulla, al Big Bang. Fino alla formazione della Terra, poi la vita, l'essere umano. Noi. Lo fa parlando di distanze per i più impossibili da immaginare, tecnologie, robot, satelliti. Le tappe, però, vengono scandite da emozioni, sogni, speranze. Scienza e sentimento collimano. La mimesi è perfetta. Così tutti possono capire come si sono accese le stelle: «Come un concerto rock». Oppure che ogni missione è il frutto di «cuore e passione». Parla di cifre Ghidini, ma allo stesso tempo racconta anche di «una benedizione». Lo fa con naturalezza spiegando di quando «il robottino si è ancorato, dopo qualche tentativo, alla superficie di una cometa che viaggiava a migliaia di chilometri orari - sospira -: deve essere stata la mano di Dio». Il viaggio è sempre collettivo, si procede insieme in questi infiniti chilometri di distanza. Ghidini porta con sé il pubblico - incantato - dalle loro seggiole, a Marte: «Voliamo», «atterriamo», «ci spostiamo». La prima persona plurale diventa un imperativo: «La missione - afferma l'ingegnere - è di tutti». La ricompensa? «La felicità - non ha dubbi -, ma non tanto nel traguardo, nella sfida stessa». Quello di Ghidini non è un viaggio fuori da noi, in realtà. Ma dentro di noi. Indaga la natura umana. Non a caso i capitoli del suo libro si intitolano: «Nascere, viaggiare, apprendere, sbagliare, amare, (non)morire, credere». Perchè ogni nuova missione è mossa dalla tecnica quanto dal sogno, dall'innamoramento verso un'idea: «Nel 2026 porteremo gli astronauti sulla Luna, per rimanerci - spiazza Ghidini -: Saremo, così, una specie multiplanetaria: questo, prima che un atto scientifico, è un atto filosofico». Gli studenti, fra qualche anno «potranno fare l'Erasmus sulla Luna»: non scherza l'ingegnere. E non ha dubbi su quanto potrà essere fondamentale l'intelligenza artificiale: «Durante questa missione un grande problema sarà la solitudine degli astronauti - dice - abbiamo quindi pensato di generare ologrammi in grado di riprodurre i loro familiari e interagire con loro verosimilmente».

Sogni che ci sembrano così lontani, da Ghidini resi concretissimi. Possibili. Vicini. Tanto che lo spazio pare di poterlo toccare con un dito. Lì, faccia a faccia con quell'ignoto che spesso spaventa. «Riappropriamoci del pensiero lento - chiosa l'ingegnere -: non smettiamo di credere». Ecco, non è poi così impossibile seguire le proprie stelle.

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