×
×
☰ MENU

Parmigiani nel mondo

Marco Bocchi, console in Argentina con il cuore a Parma

Marco Bocchi, console in Argentina con il cuore a Parma

di Giuseppe Milano

21 Marzo 2025, 03:01

Ha appena festeggiato i due anni da console generale, tutti in missione a Rosario, una della città più importanti dell'Argentina, ma il cuore è sempre rimasto indissolubilmente parmigiano. Marco Bocchi, 37 anni, è il rappresentante dell'Italia in una delle sedi diplomatiche più prestigiose del Sudamerica e del mondo.

A lui fanno riferimento circa 170mila italo-argentini, legatissimi alle loro origini e, di conseguenza, a chi rappresenta il Paese nella loro nazione «d'adozione». E Marco Bocchi è come loro, con tanto di mappa storica di Parma che fa bella mostra nel suo ufficio ed una maglia gialloblu ben custodita nell'armadio. Un amore per le origini che in questi giorni si è rinverdito grazie al concerto che questa sera vedrà protagonista la pianista parmigiana Roberta Di Mario, artista che il console ha scelto per una grande serata al teatro El Círculo di Rosario in occasione del mese dedicato alle donne. Perché «sono e resterò sempre parmigiano, anche dalla parte opposta del mondo», dice scherzando e ricordandosi di come, piccolo piccolo, veniva portato dalla nonna «a giocare per interi pomeriggio ai giardinetti di piazzale Michelangelo», nel quartiere Pablo, «dalla sua casa in un palazzo di strada Buffolara. Poi i miei genitori si sono trasferiti a San Secondo», racconta, ma poi ancora a Parma «per frequentare il liceo classico Romagnosi, anni davvero meravigliosi, e infine l'università».

Il primo passo verso la carriera diplomatica «nella facoltà di giurisprudenza di Parma,anche se ancora pensavo di fare semplicemente l'avvocato. Una scelta universitaria, lo voglio sottolineare, non di comodo ma perché ritenevo, e ritengo, il nostro ateneo uno dei migliori d'Italia. Al quinto anno, mentre scrivevo la tesi, ho avuto poi l'opportunità di fare un tirocinio di cinque mesi presso la rappresentanza italiana alle Nazioni Unite a New York». Qui scocca davvero la scintilla verso la carriera diplomatica anche se Bocchi decide ugualmente di fare il praticantato per diventare avvocato a Roma e, nel frattempo, vince «una borsa di studio all'Università di Tor Vergata in diritto internazionale e diritto dell'Unione Europea». Da qui tanti viaggi studio in Europa, «da Heidelberg in Germania a Strasburgo in Francia, da Copenaghen in Danimarca a Friburgo in Svizzera, fino a Barcellona dove «sono stato nominato professore di diritto internazionale e diritti umani all'Università Pompeu Fabra. È l'ultimo impiego in campo universitario perché poi è arrivata la chiamata del Ministero degli Esteri». Alla Farnesina entra nel 2019, primo incarico presso la Direzione generale dell'Unione Europea.

Il 24 febbraio del 2022 la partenza per l'Argentina. «Una sfida per me molto impegnativa perché quello di Rosario è il terzo consolato più grande per numero di connazionali fuori dall'Europa. Adesso siamo a circa 175 mila iscritti, poco meno della città di Parma». Per tutti loro il console, dice Bocchi, citando Prospero Fedozzi, «è quello che in Italia sono, contemporaneamente il prefetto ed il questore, il notaio e l’ufficiale di stato civile, ma anche il capitano di porto e il provveditore agli studi». Un lavoro immane che «riusciamo a portare avanti, nonostante le forze limitate a nostra disposizione, grazie alle nuove tecnologie con cui riusciamo ad interagire costantemente con i nostri concittadini. Ormai gran parte dell'attività si può fare online (grazie anche ad una chat attiva h24 che abbiamo chiamato Rosita) ad esclusione del passaporto e della carta di identità elettronica». Per questi documenti obbligatorio l'appuntamento in consolato, «anche se il nostro territorio di competenza è di circa 500mila chilometri quadrati, quasi il doppio dell'Italia», ma pur di aver il documento tricolore «a cui tengono tantissimo, percorrono 1000, 1500 chilometri di strada». Ma il legame fra Italia e Argentina «è davvero indissolubile. Qui non ci sono solo i discendenti dei nostri emigranti ma tantissimi “italosimpatici”. Una definizione bellissima coniata a Rosario nel 2023 dal presidente della Dante Alighieri Andrea Riccardi. Qui tutto sa d'Italia. La lingua, ad esempio, è stata fortemente influenzata dalla nostra presenza. Birra, ad esempio, non si dice alla spagnola cerveza ma come in Italia e lavorare non è trabajar ma laburar. E poi in cucina, dopo l'asado, i piatti tipici sono a base di pasta, anche se con nomi diversi da quelli italiani. Qui vanno pazzi per i “sorrentinus”, creata da immigrati di origine campana a Mar de la Plata. C'è poi la “fugazzetta”, una sorta di pizza con cipolle e formaggio». Pietanza gustate tante volte con l'amico Nestor Sensini (ex calciatore del Parma) «che qui in Argentina chiamiamo con il primo nome Roberto. L'ho visto proprio domenica scorsa, è un grande amico ed è sempre molto affezionato alla nostra città. Di Rosario è anche Abel Balbo e nella squadra di quest'anno Valenti». Calcio passione comune di Italia e Argentina, ma anche «amore folle per la Vespa, con tanti raduni degli appassionati, e per la musica, anche se spesso ci si ferma sopratutto ai classici come “O sole mio”».

Ma la musica è stata scelta dal console Bocchi per rinsaldare ancora di più il legame con Parma grazie al concerto di Roberta Di Mario in programma questa sera a Rosario. «Roberta è una pianista di grandissimo livello, un'esponente di primo piano della musica italiana contemporanea che sa rivolgersi ad un pubblico più eterogeneo possibile grazie alla sua versatilità». Inoltre, aggiunge Bocchi, «il concerto rientra negli eventi che abbiamo organizzato per celebrare il mese della donna e Roberta è un'artista molto impegnata anche su queste tematiche. In ambito musicale abbiamo il dovere di promuovere il talento delle donne per un mondo privo di diseguaglianze. Roberta mi sembrava l'artista più appropriata per poter anche dare questo messaggio. In più si esibirà nel nostro teatro più importante, El Círculo, dove c'è tanto di Parma, dal sipario di Giuseppe Carmignani, che è l'esatta riproduzione di quello del teatro Regio di Parma, alla scelta fatta per sua inaugurazione, nel 1904, con in scena l'Otello di Verdi. Roberta insomma si sentirà come a casa».

Mentre Marco Bocchi a casa, nella sua Parma, ci torna... «purtroppo solo una volta all'anno. Non riesco di più ma quando vengo, dopo avere abbracciato i miei familiari, corro subito in macelleria per gustarmi un po' di caval pist. Non sa quanto mi manca qui in Argentina...»

Giuseppe Milano

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI